In Belgio il fenomeno dei giornalisti minacciati o uccisi a causa delle loro rivelazioni e dei loro reportages per fortuna non è diffuso come in Italia. Ad una domanda in tal senso i giornalisti contattati hanno risposto negando che il fenomeno esista. Ma nel corso di questa indagine condotta per conto di Ossigeno per l’Informazione sono emersi alcuni “casi simbolo” da cui emerge che tecniche mafiose di intimidazione e minaccia sono state usate anche in Belgio nei confronti di giornalisti o operatori del settore che hanno rivelato traffici e connivenze della malavita e delle cosche. In un caso emblematico, quello della “mafia degli ormoni”, si è giunti fino a premere il grilletto: la rappresaglia non ha colpito un giornalista, ma un veterinario che aveva documentato i fatti e non aveva voluto piegarsi alle minacce dei criminali. L’episodio è esposto nelle pagine successive. In un altro caso, Patsy Soerensen, una insegnante fiamminga, successivamente eletta al Parlamento Europea, che aveva cercato di denunciare la tratta degli esseri umani e aveva ospitato presso il suo domicilio alcune giovani straniere avviate alla prostituzione nel quartiere a luci rosse di Anversa, è stata costretta a vivere a lungo, insieme ai suoi familiari, sotto la protezione della polizia a causa di minacce della malavita. Le ragazze da lei salvate hanno poi testimoniato contro gli sfruttatori, che sono stati arrestati. Patsy Soerensen ha ora aperto ad Anversa un centro di accoglienza dove ospiti di tutto il mondo vengono informati sulle attività “antimafia” del centro. Molti giornalisti indipendenti denunciano vicende di intimidazioni per mano della mafia.Nelle grandi testate le vicende di coinvolgimento della mafia (come, ad esempio, il caso dell’assassinio del vicepresidente del partito socialista André Cools) diventano notizie e titoli quasi esclusivamente soltanto dopo che essi sono emersi a livello politico o giudiziario con il loro significato scandaloso.

Il panorama dell’editoria in Belgio
Anche in conseguenza delle limitate dimensioni del mercato dell’informazione, in Belgio la proprietà editoriale dei giornali risulta alquanto concentrata, con una forte presenza di “incroci” fra i media. Questa è l’opinione di Peggy Valcke, docente all’Università di Lovanio e all’Università di Bruxelles. Alcuni gruppi editoriali sono attivi nelle regioni neerlandofone (nel nord del paese) e francofone (nel sud) e sono proprietari sia di testate della stampa quotidiana che di quella periodica che di emittenti radio-tv e notiziari web. Valcke sottolinea l’importanza del pluralismo dei media e la varietà di contenuti della stampa in Belgio sia al fine di soddisfare la società multilinguistica e multiculturale del Paese, sia per venire incontro alle necessità della comunità internazionale che risiede in Belgio, in particolare nella capitale, Bruxelles, e della popolazione immigrata, che risiede in modo diffuso in tutto il territorio del paese. Il controllo della concentrazione dei media è affidato, nelle Fiandre, al Regolatore Fiammingo dei Media, e in Vallonia al Consiglio superiore dell’Audiovisivo. I loro poteri sono piuttosto limitati, anche a causa della limitazione territoriale delle loro competenze. Il dibattito sul pluralismo dei media è riemerso recentemente in occasione dell’acquisizione del canale TV SBS/ProSiebenSat, VT4 e VijfTV da parte della holding “De Vijver” di proprietà di Corelio (l’editrice proprietaria dei quotidiani fiamminghi Het Nieuwsblad e De Standaard che sono anche attivi nel settore delle tv regionali), Sanoma (editore dei periodici come Story e Humo) e di Wouter Vendenhaute-Erik Watte (della casa di produzione Woestijnvis).

I giornalisti in Belgio
Nel 2013, l’università di Gand e l’Università Libera di Bruxelles (ULB) hanno svolto una inchiesta per identificare il profilo del “giornalista del Belgio”. Hanno contato 4.913 giornalisti belgi tra Fiandre e Vallonia. Dai 1640 giornalisti che hanno risposto ai questionari, emerge che, in Vallonia, il 37% dei giornalisti lavora per quotidiani e il 31% per settimanali o mensili. Due su cinque hanno detto di lavorare nell’audiovisivo. Il 6% lavora saltuariamente per un’agenzia fotografica, il 2% per la stampa online e il 2% per una società di produzione. Nelle Fiandre, invece, il 31% lavora per un giornale, il 29 per periodici mentre il 19% lavora per la TV e l’11% per la radio, il 2% per l’online e il 5% per un’agenzia di stampa o fotografica. Dall’indagine è emerso anche che il 98% dei giornalisti che hanno risposto è iscritto a un sindacato professionale, l’Associazione dei Giornalisti Professionisti (AGJPB), che si divide in AJP per i francofoni e VVJ per i neerlandofoni. Numerosi sono i giornalisti iscritti all’Associazione dei Giornalisti della Stampa Periodica. In generale in Belgio i giornalisti godono di un’ampia libertà di espressione. Ciò non li protegge dall’incriminazione per il reato di diffamazione. C’è un elevato livello di tolleranza riguardo alle accuse di offesa alla reputazione provenienti da alcune categorie di persone tra cui i politici. Spesso i politici denunciano comportamenti scorretti dei giornalisti, che sono tenuti a provare la fondatezza delle accuse che muovono. Ai giornalisti belgi si aggiunge oltre un migliaio di giornalisti di altri paesi che lavorano a Bruxelles per inviare notizie sull’Europa e le sue istituzioni ai loro giornali. Anche loro, ovviamente, sono soggetti al regime fiscale e legale del Belgio in quanto residenti nel paese. È invece difficile quantificare l’esercito dei freelance attivi in Belgio e provenienti da vari paesi d’Europa o del mondo per trovare un’occupazione nel campo della comunicazione europea. Spesso essi non sono regolarmente residenti in Belgio ed è quindi difficile identificarli.

La diffamazione in Belgio
Il reato di diffamazione è regolato dalla legislazione federale (Codice Penale articoli 443-444). L’Art. 443 indica che chi accusa una persona di un fatto negativo non deve offenderne l’onore e, se l’accusa che muove non è provata legalmente, il giornalista è passibile del reato di calunnia o di diffamazione, quando la legge lo prevede. L’art. 444 determina la pena (carcere o multa) e si applica quando le accuse vengono rivolte in luogo pubblico o in presenza di testimoni in un luogo non pubblico ma accessibile a molte persone. L’articolo parla anche di reato commesso per iscritto, con uno stampato o attraverso immagini o simboli esposti in pubblico o venduti. Nel caso delle accuse per iscritto rientrano anche quelle non rese pubbliche ma inviate a vari individui (ad esempio tramite lettera circolare). Nelle Fiandre le questioni riguardanti il comportamento della stampa sono regolate dal Consiglio dei Giornalisti (Raad voor de Journalistiek) di cui fanno parte giornalisti ed editori. I membri sono nominati dalla categoria senza interferenza da parte del governo. Il Consiglio è finanziato al 50% da ciascuna categoria. Il consiglio non riceve finanziamenti pubblici diretti. Invece il sindacato dei giornalisti riceve un sussidio governativo, una parte del quale deve essere usata per finanziare il Consiglio. La creazione del Consiglio per la stampa in Vallonia risale al 2009, quando la comunità francofona creò le condizioni per il riconoscimento delle competenze del Consiglio della stampa e adottò una serie di norme sulla deontologia professionale. Questo Consiglio gode di un finanziamento statale.