Thirty meaningful acts of intimidation

There have been more than two thousand journalists threatened in Italy between 2006 and 2014. Their names and their stories are published on the Ossigeno website. Because it is impossible to illustrate them all, here are presented thirty cases deemed the most serious and meaningful. A further 75 equally significant cases can be found on the Ossigeno method page where they are classified by kind of intimidation. For each case a link is provided to the relative articles in the archives of the Ossigeno news service. It is obvious that many cases worthy of attention remain out of this collection, and as such we invite you to scroll through the list of threatened journalists and read their individual stories.

The episodes that are here briefly summarized are widely representative of the various types of intimidation. They include episodes of defamation and lawsuits that the Observatory has deemed specious for obvious reasons: some because they were presented with unfounded evidence, some even before that the journalist in question had even published anything, some without even having applied for the rectification of the disputed news, others because rejected by the judge for their blatant baselessness. Other episodes speak of death threats, of journalists living under police protection, who risk their lives for having told properly and scrupulously true facts of general interest. Other journalists, bloggers, authors of articles have suffered threats and acts of intimidation for expressing opinions that someone considers intolerable. Editors of small local newspapers, who have published exclusive reports, who have unveiled sensational scandals of which no one spoke, events which prompted the government and the judiciary to take striking steps: these brave journalists must defend themselves in court against instrumental charges. There are sentences for defamation that determine the cessation of historic publications. Among the reported cases are those of reporters who have suffered damages, personal threats and retaliation. There are stories of those who resist and continue to do their work, but also of those forced to scale back their activities, to protect themselves and their families.

These cases describe the hardships of journalists motivated by genuine public spirit and civic passion, telling of how difficult it is to reconcile professional duties of autonomy and independence with extremely poor compensations, with precarious work relations. They talk about journalists who have had the courage to denounce the Camorra, which threatened them, they managed to get their conviction to court, but they cannot find work. They talk about journalists who have excelled in professional value and courage, which have received prestigious awards and great appreciation, but despite this they do not find employment in the newspaper offices, and so to make ends meet have to do other jobs.

Il giornalista Sigfrido Ranucci, che lavora per il programma d’inchiesta Rai Report – probabilmente la trasmissione più bersagliata da querele e richieste di risarcimento –, nel febbraio del 2014 è stato denunciato dal sindaco di Verona Flavio Tosi per diffamazione, prima ancora che il servizio del cronista andasse in onda. Diffamazione. Tosi contro Report, querelato Ranucci

Il giornalista calabrese Michele Inserra è stato querelato tredici volte dallo stesso magistrato. Le citazioni in giudizio promosse dai magistrati nei confronti dei giornalisti che pubblicano informazioni di carattere giudiziario sono frequenti e non sempre fondate: talvolta si tratta di iniziative strumentali concepite per frenare le critiche alla magistratura. Tredici querele di un magistrato, record di Michele Inserra

Alberto Nerazzini, di Report, nel 2013 ha subito un furto nella sua abitazione vicino Bologna. Ignoti hanno rubato registrazioni video e documenti raccolti per un’inchiesta su vicende di mafia. Rubati computer e filmati a Nerazzini, giornalista di Report

Riccardo Tripepi a Reggio Calabria, Alessandro Iacuelli e Rosaria Capacchione ad Avellino hanno subito furti analoghi. Calabria. Rubato il computer del giornalista Riccardo Tripepi Strano furto a casa di un giornalista, rubati hard disk e cassette Rosaria Capacchione. “Temetti volessero proprio uccidermi” 

Marilù Mastrogiovanni, direttrice del giornale online Il Tacco d’Italia, di Casarano, comune di ventimila abitanti in provincia di Lecce, ha subito numerose intimidazioni in seguito alla pubblicazione di articoli e inchieste esclusive sulle collusioni di imprenditori collegabili alla Sacra Corona Unita e su discutibili comportamenti di amministratori locali.La redazione ha subito avvertimenti e intrusioni, il furto dei computer e del materiale d’archivio. Ha inoltre ricevuto decine di querele pretestuose e di richieste di risarcimento danni che si sono state ritenute infondate e archiviate dai giudici. Gravi minacce sono arrivate alla giornalista e ai suoi familiari a ottobre 2012, quando ha ricostruito con una approfondita inchiesta i rapporti societari esistenti fra imprese locali operanti nel lucroso settore della gestione dei rifiuti e società del settore sparse in mezza Italia. Fra l’altro, Mastrogiovanni ha scoperto che un’azienda cancellata nel 2011 dal registro delle imprese iscritte alla Camera di commercio di Lecce e perciò esclusa dal giro degli appalti, la Ge.co Ambiente, era riapparsa a Bologna sotto altro nome e faceva affari con i maggiori consorzi del settore. A ottobre del 2014 il Tacco d’Italia ha subito un attacco informatico che ha bloccato il notiziario per oltre un mese. Mafia. Puglia. Grave intimidazione a Marilù Mastrogiovanni in Salento Mafia e rifiuti in Puglia. Perché hanno minacciato Marilù Mastrogiovanni Questa querela è strumentale e intimidatoria, scrive il giudice

In Calabria nel 2014 otto giornalisti sono stati condannati per divulgazione di notizie riguardanti un’inchiesta giudiziaria sulla ‘ndrangheta nella quale inizialmente erano stati coinvolti tre magistrati a pene detentive convertite in multe comprese tra 1500 e 3000 euro. I contenuti erano conosciuti dalle parti in causa, ma l’inchiesta non era stata formalmente chiusa: perciò è stato possibile invocare il divieto di pubblicazione. Otto giornalisti condannati per divulgazione notizie giudiziarie 

Dopo che la testata online umbra Tuttoggi.info aveva rivelato in esclusiva che la Banca Popolare di Spoleto stava andando incontro a un dissesto finanziario (successivamente l’istituto di credito è stato commissariato dalla Banca d’Italia) il direttore Carlo Ceraso fu aggredito e minacciato. Il sito pubblicò in seguito estratti di intercettazioni non più coperte da segreto, relative alla stessa vicenda: la magistratura ne ha disposto il sequestro preventivo, che è stato prima annullato dal Tribunale del Riesame e poi riconfermato dalla Cassazione. Umbria. Sequestro preventivo per tre articoli Tuttoggi.info

I giornalisti Ester Castano ed Ersilio Mattioni hanno segnalato in esclusiva sul settimanale locale l’Altomilanese alcuni episodi rivelatori dell’attività di gruppi criminali che agivano con modalità mafiosa a Sedriano, piccolo centro nei pressi di Milano. Per questo hanno ricevuto minacce, ritorsioni e intimidazioni. Ester Castano è stata querelata per diffamazione (accusa dalla quale è stata prosciolta) dal sindaco, poi arrestato con l’accusa di corruzione: sono emerse anche le relazioni con personaggi collegati alla criminalità organizzata. Castano, come molti altri giornalisti coraggiosi, non riesce attualmente a vivere di giornalismo, nonostante per il suo impegno abbia ricevuto diversi riconoscimenti (Pippo Fava, Mario Francese, Premiolino, Biagio Agnes). Diffamazione. Prosciolta Ester Castano, querelata da sindaco Sedriano Diffamazione. Cosa insegna proscioglimento di Ester Castano

Giuseppe Oddo e Marina Di Michele, del periodico siracusano La Civetta, nel 2011 hanno rivelato in esclusiva uno scandalo clamoroso e alcuni fatti che altri giornali fingevano di non conoscere. Le loro inchieste hanno indotto il governo a rimuovere tre magistrati con provvedimento d’urgenza. Da tre anni devono difendersi in Tribunale dall’accusa pretestuosa di aver agito per interesse personale. Siracusa. Denunciati e intimiditi due giornalisti della Civetta Il caso Civetta. L’inchiesta. L’isolamento. La solidarietà Siracusa. Esplode il caso Civetta. Ministro chiede al CSM: trasferite il procuratore Scandalo Siracusa. Franco Oddo (Civetta): Così abbiamo scoperchiato il pentolone

Il quotidiano Metropolis di Castellammare di Stabia ha subito varie intimidazioni. Alcune persone collegate a un clan criminale, ritenendosi danneggiate dalla diffusione di una notizia, hanno preteso il ritiro dalle edicole delle copie del giornale e imposto agli edicolanti di non venderlo. Altri episodi analoghi si sono verificati nella stessa zona. Inoltre Giovanni Taranto, direttore di Metropolis TV, è stato minacciato di morte per avere ospitato in un talkshow magistrati impegnati nella lotta alla mafia. Camorra. Minacce di morte a direttore Metropolis Tv per programma sgradito A Scafati impedita la vendita del quotidiano Metropolis Castellammare: Blitz a Metropolis e in edicole per notizia boss pentito

Diversi giornalisti (fra cui Lirio Abbate, Roberto Saviano, Rosaria Capacchione, Giovanni Tizian e altri ancora) vivono sotto scorta, protetti dalle forze dell’ordine per le minacce di esponenti della criminalità organizzata. Molti esempi coraggiosi non raggiungono le pagine dei giornali: una delle storie più significative è quella di Arnaldo Capezzuto, cronista di Napoli, che ha raccontato le responsabilità di un giovane boss della camorra nell’assassinio di una ragazza. Minacciato, ha denunciato chi ha cercato di intimidirlo, ottenendo la loro condanna in tribunale. La sua vicenda però è stata riferita soltanto dalla stampa locale. Camorra: Minacciarono Capezzuto di morte, condannati anche in appello Napoli. Perchè il “caso Capezzuto” non suscita la dovuta attenzione 

Nel marzo 2014 un noto albergatore ha querelato per diffamazione il giornalista Claudio Pappaianni che ne aveva reso noto il coinvolgimento in un’inchiesta giudiziaria sugli investimenti immobiliari di un boss della camorra. L’albergatore ha pure intimato minacciosamente alla giornalista Veronica Bencivenga, della tv locale PiùEnne, che lo stava intervistando, di non parlare della faccenda. La giornalista ha invece diffuso la registrazione dell’intimidazione. L’editore ha poi rimosso dal sito i contenuti della registrazione. Napoli. “Boss cerimonie” querela giornalista l’Espresso Caso Pappaianni. PiùEnne rimuove intervista a Polese Querela a Pappaianni rivela allergia al giornalismo. Commento

Nell’aprile del 2014 il mensile La Voce delle voci, dopo quarant’anni, ha cessato le pubblicazioni, in conseguenza di una condanna per diffamazione pronunciata dal Tribunale civile. Alla condanna ha fatto seguito il pignoramento della testata e dei beni personali dei giornalisti e degli editori. La vicenda dimostra il carattere punitivo della legislazione italiana. Querele. La Voce delle Voci rischia chiusura dopo condanna La testata La Voce delle Voci pignorata per diffamazione. Allarme

A novembre del 2013 la Procura della Repubblica di Cosenza ha notificato a Piero Citrigno, editore del quotidiano l’Ora della Calabria, un avviso di garanzia per il reato di violenza privata nei confronti del giornalista Alessandro Bozzo, suo dipendente, che si era suicidato nel marzo precedente. Secondo i magistrati, l’editore avrebbe costretto il giornalista a rinunciare ai benefici del contratto di lavoro per conservare l’occupazione. Citrigno si trovava già agli arresti domiciliari per scontare una condanna per usura. Calabria. Giornalista suicida. Indagato editore Citrigno Calabria. Quel sorriso di Alessandro Bozzo lo ricordo così 

Il 19 febbraio 2014 le rotative del quotidiano l’Ora della Calabria si sono fermate, ufficialmente per un guasto. Il direttore del giornale, Luciano Regolo, sostiene invece che si è trattato di un ordine dell’editore per impedire la pubblicazione di un articolo che raccontava i guai giudiziari del figlio di un noto politico locale. La magistratura indaga sul caso, ma l’accaduto ha contribuito a far precipitare il quotidiano in una grave crisi che ha determinato la sospensione delle pubblicazioni. Direttore denuncia: Chi ha fermato le rotative a Cosenza

Nel luglio del 2013 ad Ardea, a 40 chilometri da Roma, il giornalista Luigi Centore ha segnalato in esclusiva sul suo blog le minacce rivolte agli amministratori comunali da un gruppo criminale locale. Pochi giorni dopo, ignoti hanno dato alle fiamme la sua auto e quelle di due familiari. Ossigeno ha sollevato la questione al massimo livello, ma i media hanno dedicato poca attenzione alla vicenda. Ardea. Incendiata auto giornalista Centore del Faro Ardea. Incendiate due auto fratello giornalista Centore A mezz’ora da Roma un quartiere senza legge e due auto 

Nel giugno del 2013, a Ostia la giornalista Federica Angeli, del quotidiano La Repubblica, ha subito gravi minacce mentre conduceva un’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose. Pochi giorni dopo la cronista ha assistito a un grave fatto di sangue e ne ha reso testimonianza agli investigatori. Per proteggerla le è stata assegnata la scorta, ma il suo giornale non ha informato dell’accaduto i lettori. Il 30 maggio 2014, d’intesa con la giornalista, Ossigeno ha segnalato il caso ai media e all’opinione pubblica. La Repubblica non ne ha dato notizia, ma soltanto in un breve comunicato del comitato di redazione. Mafia. Perché la cronista Federica Angeli è sotto scorta a Roma Un’altra giornalista sotto scorta. Perché. Che fare per lei 

Il giornalista della Gazzetta di Modena Giovanni Tizian vive sotto scorta da quando, a fine 2011, la magistratura ha intercettato una conversazione telefonica fra un indagato per mafia, Nicola Femia, poi arrestato per i reati rivelati dalle inchieste del cronista, e un imprenditore, dove discutevano su come interrompere la pubblicazione delle inchieste di Tizian, ipotizzando di “sparargli in bocca”. Nel 2014, durante il processo a suo carico, Femia ha ripetutamente chiesto minacciosamente ai giudici di proscioglierlo e di condannare invece il giornalista. I giudici stanno valutando se incriminarlo per minacce. Nuove minacce a Giovanni Tizian durante il processo a Femia Processo Bologna. L’imputato attacca ancora il giornalista Tizian Che fare se l’imputato dice: punite il giornalista. Commento 

Nel dicembre del 2012 il giornalista Giuseppe Baldessarro e il suo giornale, il Quotidiano della Calabria, hanno subito forti pressioni e minacce di querela da parte del legale di un noto sacerdote di Reggio Calabria imputato per favoreggiamento nei confronti di un boss della ‘ndrangheta. Il sacerdote pretendeva che il giornale non parlasse più di lui. Calabria. Parroco imputato a giornale: non parlate di me 

Nel maggio del 2014 il libro-inchiesta Good Bye Telecom – che ricostruisce in modo critico le vicende finanziarie dell’azienda telefonica – è stato ritirato dal commercio su richiesta di Marco Tronchetti Provera, che in cambio ha rinunciato a chiedere 10 milioni di euro di danni ad autore ed editore. Ossigeno ha segnalato il caso per evidenziare l’enormità delle conseguenze che le norme sulla diffamazione a mezzo stampa conferiscono a una semplice richiesta di parte. Il libro proibito. 10 milioni per continuare a venderlo 

Nel 2012 un altro libro-inchiesta, Il Casalese, ha rischiato di essere ritirato e mandato al macero. In esso si narra la carriera politica di Nicola Cosentino, già sottosegretario di Stato, successivamente arrestato con l’accusa di “estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità camorristica”. Suo fratello chiese alla casa editrice e allo stampatore un risarcimento di un milione e duecentomila euro di danni, oltre al sequestro e alla distruzione del volume. Il Tribunale Civile ha rigettato la richiesta per un vizio formale. Il Casalese. Chiesto sequestro libro su Cosentino e 1,2 milioni di danni Gli autori de Il Casalese vincono il primo round e vanno in tribunale

Michele Albanese del Quotidiano della Calabria vive sotto scorta dal luglio del 2014. Cronista giudiziario, ha raccontato le vicende giudiziarie delle più importanti ‘ndrine. A disporre la protezione è stato il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Reggio Calabria, dopo l’intercettazione di una conversazione fra persone legate alla ‘ndrangheta che progettavano di ucciderlo. Calabria. Sotto scorta il cronista che rivelò l’“inchino”

Anche Paolo Borrometi vive sotto scorta. Il corrispondente da Modica dell’agenzia Agi (e direttore della testata locale online La Spia) ha subito la notte tra il 24 e il 25 agosto 2014 l’incendio della porta della sua casa. Giorni prima sul muro davanti la sua abitazione era comparsa la scritta: “Borrometi sei morto”. Nell’aprile precedente era stato vittima di un violento pestaggio da parte di due uomini incappucciati. Sui vari episodi le indagini sono in corso e non si esclude che le violenze abbiano origine da ambienti mafiosi. Il giornalista ha pubblicato inchieste nelle quali si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa. Modica (Rg). Sotto scorta anche il giornalista Paolo Borrometi 

Fabio Fioravanzi, giornalista di Antenna3 e TeleAltoVeneto, è stato vittima di una serie di intimidazioni: telefonate anonime, bossoli lasciati di fronte la sua abitazione. Veneto. Fabio Fioravanzi denuncia altre minacce di morte 

L’auto di Guido Scarpino, del quotidiano Il Garantista, è stata data alla fiamme la notte del 16 giugno 2014, a Paola (Cosenza). I carabinieri hanno trovato tracce di liquido infiammabile sulla carcassa della vettura. Nella regione casi analoghi sono avvenuti in diverse occasioni. Calabria. A Paola incendiata l’auto di un cronista

La stessa cosa è accaduta in Sardegna, a Nuoro, al cronista di nera e giudiziaria dell’Unione Sarda Luca Urgu. In questo caso gli inquirenti hanno trovato tracce di un innesco. Nuoro: incendiata auto giornalista dell’Unione Sarda

A due cronisti del quotidiano napoletano Il Roma, Giuseppe Bianco e Domenico Rubio, che già in passato avevano ricevuto buste contenenti proiettili, è stato recapitato nel maggio scorso un testo in cui vengono minacciati di morte. La lettera, giunta qualche giorno dopo anche al comandante dei Carabinieri di Arzano, sembra provenire da ambienti della criminalità organizzata collusi con esponenti della pubblica amministrazione. I due giornalisti si erano occupati delle infiltrazioni mafiose nel territorio: il consiglio comunale di Arzano era stato sciolto nel 2008. “Vi spariamo”. Minacce a due giornalisti ad Arzano (Napoli) 

Enrico Bellavia (la Repubblica) è stato minacciato due volte con lettere anonime dopo aver raccontato le rivelazioni del pentito Francesco Di Carlo sui retroscena della trattativa Stato-mafia. Secondo il cronista le minacce arrivano da ambienti degli apparati deviati dello Stato legati a Cosa Nostra. Palermo. Mafia. Lettera intimidatoria al cronista di Repubblica Enrico Bellavia Mafia. Nuove minacce a Bellavia, giornalista di Repubblica

Infiltrazioni mafiose anche in Toscana: le hanno raccontate, fra gli altri, i giornalisti Pierpaolo Santi e Francesco Sinatti, intimiditi in vari modi: pedinamenti, danneggiamenti, telefonate con minacce di morte, colpi di pistola contro il cane di uno dei due. Carrara. Giornalisti dicono: “ci pedinano e minacciano”

Giacomo Di Girolamo è stato citato due volte in giudizio dal sindaco di Marsala Giulia Adamo: il giornalista avrebbe leso l’immagine della città con i suoi articoli e le sue inchieste. Per ciascuna querela chiede 150mila euro di risarcimento danni. Di Girolamo ha ricevuto anche una lettera minatoria anonima nella quale viene definito “cane senza padrone”. Marsala.it: il direttore ancora querelato dal sindaco Adamo Troppe critiche. Comune Marsala chiede 50 mila euro a giornalista