minacciati in Italia dal 2006 al 28 febbraio 2023
Questo brano è tratto dalla ricerca “L’antitesi mafia-informazione”, realizzata nel 2014 da Ossigeno per incarico della Commissione Parlamentare Antimafia
Sono oltre duemilatrecento i giornalisti minacciati in Italia fra il gennaio 2006 e il maggio 2015. I loro nomi e le loro storie sono pubblicati sul sito web di Ossigeno. Non potendoli illustrare tutti, si è scelto di presentare qui trenta casi fra i più gravi e significativi. Altri 75 casi altrettanto significativi sono contenuti nella pagina sul metodo di Ossigeno dove sono catalogati per tipologia di intimidazione. Per ciascun caso si forniscono i link all’archivio delle notizie del notiziario Ossigeno. È ovvio che moltissimi casi meritevoli di attenzione rimangono fuori da questa carrellata e perciò si invita a scorrere l’elenco completo dei minacciati e a leggere le singole storie..
Gli episodi qui sommariamente riassunti sono ampiamente rappresentativi dai vari tipi di intimidazione. Comprendono episodi di diffamazione e querele che l’Osservatorio ritiene pretestuose per evidenti ragioni: alcune perché presentate senza fondamento, alcune addirittura prima ancora che il giornalista denunciato abbia pubblicato qualcosa, alcune senza neppure aver chiesto la rettifica della notizia contestata, alcune perché rigettate dal giudice per la loro palese infondatezza. Altri episodi parlano di minacce di morte, di giornalisti che vivono sotto scorta, che rischiano la vita per aver narrato correttamente e con scrupolo fatti veri e di interesse generale. Altri giornalisti, blogger, autori di articoli hanno subito minacce e intimidazioni per aver espresso le opinioni che qualcuno giudica intollerabili. Redattori di piccole testate locali, con inchieste pubblicate in esclusiva, hanno svelato scandali clamorosi dei quali nessuno parlava, fatti che dopo quegli articoli hanno spinto il governo e la magistratura ad adottare provvedimenti eclatanti: questi valorosi giornalisti devono difendersi in tribunale da accuse strumentali. Ci sono condanne per diffamazione che determinano la cessazione delle pubblicazioni di testate storiche. Fra i casi segnalati ci sono quelli di cronisti che hanno subito danneggiamenti, minacce e ritorsioni personali. Ci sono storie di chi resiste e continua a fare il proprio lavoro, ma anche di chi è costretto a ridimensionare la propria attività, per proteggere sé stesso e i propri familiari.
Questi casi descrivono le traversie di giornalisti animati da senso civico e genuina passione civile, dicono quanto sia difficile conciliare i doveri professionali di autonomia e indipendenza con compensi estremamente miseri, con rapporti di lavoro precario. Parlano di giornalisti che hanno avuto il coraggio di denunciare i camorristi che li hanno minacciati, sono riusciti a ottenere la loro condanna in tribunale, ma non riescono a trovare lavoro. Parlano di giornalisti che hanno primeggiato per valore professionale e per coraggio, che hanno ricevuto prestigiosi premi e grandi apprezzamenti, ma nonostante questo non trovano impiego nelle redazioni dei giornali, e perciò per sbarcare il lunario devono fare altri mestieri.
Trenta casi da manuale
Sigfrido Ranucci
Il giornalista Sigfrido Ranucci, che lavora per il programma d’inchiesta Rai Report – probabilmente la trasmissione più bersagliata da querele e richieste di risarcimento –, nel febbraio del 2014 è stato denunciato dal sindaco di Verona Flavio Tosi per diffamazione, prima ancora che il servizio del cronista andasse in onda.
Michele Inserra
Il giornalista calabrese Michele Inserra è stato querelato tredici volte dallo stesso magistrato. Le citazioni in giudizio promosse dai magistrati nei confronti dei giornalisti che pubblicano informazioni di carattere giudiziario sono frequenti e non sempre fondate: talvolta si tratta di iniziative strumentali concepite per frenare le critiche alla magistratura.
Alberto Nerazzini
Alberto Nerazzini, di Report, nel 2013 ha subito un furto nella sua abitazione vicino Bologna. Ignoti hanno rubato registrazioni video e documenti raccolti per un’inchiesta su vicende di mafia.
Rubati computer e filmati a Nerazzini, giornalista di Report
Riccardo Tripepi, Alessandro Iacuelli e Rosaria Capacchione
Riccardo Tripepi a Reggio Calabria, Alessandro Iacuelli e Rosaria Capacchione ad Avellino hanno subito furti analoghi. Calabria.
Rubato il computer del giornalista Riccardo Tripepi
Strano furto a casa di un giornalista, rubati hard disk e cassette
Marilù Mastrogiovanni
Marilù Mastrogiovanni, direttrice del giornale online Il Tacco d’Italia, di Casarano, comune di ventimila abitanti in provincia di Lecce, ha subito numerose intimidazioni in seguito alla pubblicazione di articoli e inchieste esclusive sulle collusioni di imprenditori collegabili alla Sacra Corona Unita e su discutibili comportamenti di amministratori locali.La redazione ha subito avvertimenti e intrusioni, il furto dei computer e del materiale d’archivio. Ha inoltre ricevuto decine di querele pretestuose e di richieste di risarcimento danni che si sono state ritenute infondate e archiviate dai giudici. Gravi minacce sono arrivate alla giornalista e ai suoi familiari a ottobre 2012, quando ha ricostruito con una approfondita inchiesta i rapporti societari esistenti fra imprese locali operanti nel lucroso settore della gestione dei rifiuti e società del settore sparse in mezza Italia. Fra l’altro, Mastrogiovanni ha scoperto che un’azienda cancellata nel 2011 dal registro delle imprese iscritte alla Camera di commercio di Lecce e perciò esclusa dal giro degli appalti, la Ge.co Ambiente, era riapparsa a Bologna sotto altro nome e faceva affari con i maggiori consorzi del settore. A ottobre del 2014 il Tacco d’Italia ha subito un attacco informatico che ha bloccato il notiziario per oltre un mese. Mafia. Puglia.
Grave intimidazione a Marilù Mastrogiovanni in Salento
Mafia e rifiuti in Puglia. Perché hanno minacciato Marilù Mastrogiovanni
Questa querela è strumentale e intimidatoria, scrive il giudice
Otto giornalisti
In Calabria nel 2014 otto giornalisti sono stati condannati per divulgazione di notizie riguardanti un’inchiesta giudiziaria sulla ‘ndrangheta nella quale inizialmente erano stati coinvolti tre magistrati a pene detentive convertite in multe comprese tra 1500 e 3000 euro. I contenuti erano conosciuti dalle parti in causa, ma l’inchiesta non era stata formalmente chiusa: perciò è stato possibile invocare il divieto di pubblicazione.
Otto giornalisti condannati per divulgazione notizie giudiziarie
Carlo Ceraso
Dopo che la testata online umbra Tuttoggi.info aveva rivelato in esclusiva che la Banca Popolare di Spoleto stava andando incontro a un dissesto finanziario (successivamente l’istituto di credito è stato commissariato dalla Banca d’Italia) il direttore Carlo Ceraso fu aggredito e minacciato. Il sito pubblicò in seguito estratti di intercettazioni non più coperte da segreto, relative alla stessa vicenda: la magistratura ne ha disposto il sequestro preventivo, che è stato prima annullato dal Tribunale del Riesame e poi riconfermato dalla Cassazione. Umbria.
Ester Castano ed Ersilio Mattioni
I giornalisti Ester Castano ed Ersilio Mattioni hanno segnalato in esclusiva sul settimanale locale l’Altomilanese alcuni episodi rivelatori dell’attività di gruppi criminali che agivano con modalità mafiosa a Sedriano, piccolo centro nei pressi di Milano. Per questo hanno ricevuto minacce, ritorsioni e intimidazioni. Ester Castano è stata querelata per diffamazione (accusa dalla quale è stata prosciolta) dal sindaco, poi arrestato con l’accusa di corruzione: sono emerse anche le relazioni con personaggi collegati alla criminalità organizzata. Castano, come molti altri giornalisti coraggiosi, non riesce attualmente a vivere di giornalismo, nonostante per il suo impegno abbia ricevuto diversi riconoscimenti (Pippo Fava, Mario Francese, Premiolino, Biagio Agnes).
Diffamazione. Prosciolta Ester Castano, querelata da sindaco Sedriano
Giuseppe Oddo e Marina Di Michele
Giuseppe Oddo e Marina Di Michele, del periodico siracusano La Civetta, nel 2011 hanno rivelato in esclusiva uno scandalo clamoroso e alcuni fatti che altri giornali fingevano di non conoscere. Le loro inchieste hanno indotto il governo a rimuovere tre magistrati con provvedimento d’urgenza. Da tre anni devono difendersi in Tribunale dall’accusa pretestuosa di aver agito per interesse personale. Siracusa.
Denunciati e intimiditi due giornalisti della Civetta
Il caso Civetta. L’inchiesta. L’isolamento. La solidarietà
Siracusa. Esplode il caso Civetta. Ministro chiede al CSM: trasferite il procuratore
Scandalo Siracusa. Franco Oddo (Civetta): Così abbiamo scoperchiato il pentolone
Metropolis
Il quotidiano Metropolis di Castellammare di Stabia ha subito varie intimidazioni. Alcune persone collegate a un clan criminale, ritenendosi danneggiate dalla diffusione di una notizia, hanno preteso il ritiro dalle edicole delle copie del giornale e imposto agli edicolanti di non venderlo. Altri episodi analoghi si sono verificati nella stessa zona. Inoltre Giovanni Taranto, direttore di Metropolis TV, è stato minacciato di morte per avere ospitato in un talkshow magistrati impegnati nella lotta alla mafia. Camorra.
Minacce di morte a direttore Metropolis Tv per programma sgradito
A Scafati impedita la vendita del quotidiano Metropolis
Castellammare: Blitz a Metropolis e in edicole per notizia boss pentito
Arnaldo Capezzuto
Diversi giornalisti (fra cui Lirio Abbate, Roberto Saviano, Rosaria Capacchione, Giovanni Tizian e altri ancora) vivono sotto scorta, protetti dalle forze dell’ordine per le minacce di esponenti della criminalità organizzata. Molti esempi coraggiosi non raggiungono le pagine dei giornali: una delle storie più significative è quella di Arnaldo Capezzuto, cronista di Napoli, che ha raccontato le responsabilità di un giovane boss della camorra nell’assassinio di una ragazza. Minacciato, ha denunciato chi ha cercato di intimidirlo, ottenendo la loro condanna in tribunale. La sua vicenda però è stata riferita soltanto dalla stampa locale.
Camorra: Minacciarono Capezzuto di morte, condannati anche in appello
Napoli. Perchè il “caso Capezzuto” non suscita la dovuta attenzione
Claudio Pappaianni
Nel marzo 2014 un noto albergatore ha querelato per diffamazione il giornalista Claudio Pappaianni che ne aveva reso noto il coinvolgimento in un’inchiesta giudiziaria sugli investimenti immobiliari di un boss della camorra. L’albergatore ha pure intimato minacciosamente alla giornalista Veronica Bencivenga, della tv locale PiùEnne, che lo stava intervistando, di non parlare della faccenda. La giornalista ha invece diffuso la registrazione dell’intimidazione. L’editore ha poi rimosso dal sito i contenuti della registrazione. Napoli.
“Boss cerimonie” querela giornalista l’Espresso
Caso Pappaianni. PiùEnne rimuove intervista a Polese
Querela a Pappaianni rivela allergia al giornalismo. Commento
La Voce delle voci
Nell’aprile del 2014 il mensile La Voce delle voci, dopo quarant’anni, ha cessato le pubblicazioni, in conseguenza di una condanna per diffamazione pronunciata dal Tribunale civile. Alla condanna ha fatto seguito il pignoramento della testata e dei beni personali dei giornalisti e degli editori. La vicenda dimostra il carattere punitivo della legislazione italiana. Querele.
La Voce delle Voci rischia chiusura dopo condanna
La testata La Voce delle Voci pignorata per diffamazione. Allarme
Alessandro Bozzo
A novembre del 2013 la Procura della Repubblica di Cosenza ha notificato a Piero Citrigno, editore del quotidiano l’Ora della Calabria, un avviso di garanzia per il reato di violenza privata nei confronti del giornalista Alessandro Bozzo, suo dipendente, che si era suicidato nel marzo precedente. Secondo i magistrati, l’editore avrebbe costretto il giornalista a rinunciare ai benefici del contratto di lavoro per conservare l’occupazione. Citrigno si trovava già agli arresti domiciliari per scontare una condanna per usura.
L’Ora della Calabria
Il 19 febbraio 2014 le rotative del quotidiano l’Ora della Calabria si sono fermate, ufficialmente per un guasto. Il direttore del giornale, Luciano Regolo, sostiene invece che si è trattato di un ordine dell’editore per impedire la pubblicazione di un articolo che raccontava i guai giudiziari del figlio di un noto politico locale. La magistratura indaga sul caso, ma l’accaduto ha contribuito a far precipitare il quotidiano in una grave crisi che ha determinato la sospensione delle pubblicazioni.
Luigi Centore
Nel luglio del 2013 ad Ardea, a 40 chilometri da Roma, il giornalista Luigi Centore ha segnalato in esclusiva sul suo blog le minacce rivolte agli amministratori comunali da un gruppo criminale locale. Pochi giorni dopo, ignoti hanno dato alle fiamme la sua auto e quelle di due familiari. Ossigeno ha sollevato la questione al massimo livello, ma i media hanno dedicato poca attenzione alla vicenda.
Ardea. Incendiata auto giornalista Centore del Faro
Federica Angeli
Nel giugno del 2013, a Ostia la giornalista Federica Angeli, del quotidiano La Repubblica, ha subito gravi minacce mentre conduceva un’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose. Pochi giorni dopo la cronista ha assistito a un grave fatto di sangue e ne ha reso testimonianza agli investigatori. Per proteggerla le è stata assegnata la scorta, ma il suo giornale non ha informato dell’accaduto i lettori. Il 30 maggio 2014, d’intesa con la giornalista, Ossigeno ha segnalato il caso ai media e all’opinione pubblica. La Repubblica non ne ha dato notizia, ma soltanto in un breve comunicato del comitato di redazione.
Mafia. Perché la cronista Federica Angeli è sotto scorta a Roma
Giovanni Tizian
Il giornalista della Gazzetta di Modena Giovanni Tizian vive sotto scorta da quando, a fine 2011, la magistratura ha intercettato una conversazione telefonica fra un indagato per mafia, Nicola Femia, poi arrestato per i reati rivelati dalle inchieste del cronista, e un imprenditore, dove discutevano su come interrompere la pubblicazione delle inchieste di Tizian, ipotizzando di “sparargli in bocca”. Nel 2014, durante il processo a suo carico, Femia ha ripetutamente chiesto minacciosamente ai giudici di proscioglierlo e di condannare invece il giornalista. I giudici stanno valutando se incriminarlo per minacce.
Nuove minacce a Giovanni Tizian durante il processo a Femia
Processo Bologna. L’imputato attacca ancora il giornalista Tizian
Che fare se l’imputato dice: punite il giornalista. Commento
Giuseppe Baldessarro
Nel dicembre del 2012 il giornalista Giuseppe Baldessarro e il suo giornale, il Quotidiano della Calabria, hanno subito forti pressioni e minacce di querela da parte del legale di un noto sacerdote di Reggio Calabria imputato per favoreggiamento nei confronti di un boss della ‘ndrangheta. Il sacerdote pretendeva che il giornale non parlasse più di lui.
Good Bye Telecom
Nel maggio del 2014 il libro-inchiesta Good Bye Telecom – che ricostruisce in modo critico le vicende finanziarie dell’azienda telefonica – è stato ritirato dal commercio su richiesta di Marco Tronchetti Provera, che in cambio ha rinunciato a chiedere 10 milioni di euro di danni ad autore ed editore. Ossigeno ha segnalato il caso per evidenziare l’enormità delle conseguenze che le norme sulla diffamazione a mezzo stampa conferiscono a una semplice richiesta di parte.
Il Casalese
Nel 2012 un altro libro-inchiesta, Il Casalese, ha rischiato di essere ritirato e mandato al macero. In esso si narra la carriera politica di Nicola Cosentino, già sottosegretario di Stato, successivamente arrestato con l’accusa di “estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità camorristica”. Suo fratello chiese alla casa editrice e allo stampatore un risarcimento di un milione e duecentomila euro di danni, oltre al sequestro e alla distruzione del volume. Il Tribunale Civile ha rigettato la richiesta per un vizio formale.
Il Casalese. Chiesto sequestro libro su Cosentino e 1,2 milioni di danni
Gli autori de Il Casalese vincono il primo round e vanno in tribunale
Michele Albanese
Michele Albanese del Quotidiano della Calabria vive sotto scorta dal luglio del 2014. Cronista giudiziario, ha raccontato le vicende giudiziarie delle più importanti ‘ndrine. A disporre la protezione è stato il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Reggio Calabria, dopo l’intercettazione di una conversazione fra persone legate alla ‘ndrangheta che progettavano di ucciderlo.
Paolo Borrometi
Anche Paolo Borrometi vive sotto scorta. Il corrispondente da Modica dell’agenzia Agi (e direttore della testata locale online La Spia) ha subito la notte tra il 24 e il 25 agosto 2014 l’incendio della porta della sua casa. Giorni prima sul muro davanti la sua abitazione era comparsa la scritta: “Borrometi sei morto”. Nell’aprile precedente era stato vittima di un violento pestaggio da parte di due uomini incappucciati. Sui vari episodi le indagini sono in corso e non si esclude che le violenze abbiano origine da ambienti mafiosi. Il giornalista ha pubblicato inchieste nelle quali si parla di attività mafiose in alcuni comuni della provincia di Ragusa. Modica (Rg).
Fabio Fioravanzi
Fabio Fioravanzi, giornalista di Antenna3 e TeleAltoVeneto, è stato vittima di una serie di intimidazioni: telefonate anonime, bossoli lasciati di fronte la sua abitazione.
Guido Scarpino
L’auto di Guido Scarpino, del quotidiano Il Garantista, è stata data alla fiamme la notte del 16 giugno 2014, a Paola (Cosenza). I carabinieri hanno trovato tracce di liquido infiammabile sulla carcassa della vettura. Nella regione casi analoghi sono avvenuti in diverse occasioni.
Luca Urgu
La stessa cosa è accaduta in Sardegna, a Nuoro, al cronista di nera e giudiziaria dell’Unione Sarda Luca Urgu. In questo caso gli inquirenti hanno trovato tracce di un innesco.
Giuseppe Bianco e Domenico Rubio
A due cronisti del quotidiano napoletano Il Roma, Giuseppe Bianco e Domenico Rubio, che già in passato avevano ricevuto buste contenenti proiettili, è stato recapitato nel maggio scorso un testo in cui vengono minacciati di morte. La lettera, giunta qualche giorno dopo anche al comandante dei Carabinieri di Arzano, sembra provenire da ambienti della criminalità organizzata collusi con esponenti della pubblica amministrazione. I due giornalisti si erano occupati delle infiltrazioni mafiose nel territorio: il consiglio comunale di Arzano era stato sciolto nel 2008.
Enrico Bellavia
Enrico Bellavia (la Repubblica) è stato minacciato due volte con lettere anonime dopo aver raccontato le rivelazioni del pentito Francesco Di Carlo sui retroscena della trattativa Stato-mafia. Secondo il cronista le minacce arrivano da ambienti degli apparati deviati dello Stato legati a Cosa Nostra.
Palermo. Mafia. Lettera intimidatoria al cronista di Repubblica Enrico Bellavia
Pierpaolo Santi e Francesco Sinatti
Infiltrazioni mafiose anche in Toscana: le hanno raccontate, fra gli altri, i giornalisti Pierpaolo Santi e Francesco Sinatti, intimiditi in vari modi: pedinamenti, danneggiamenti, telefonate con minacce di morte, colpi di pistola contro il cane di uno dei due.
Giacomo Di Girolamo
Giacomo Di Girolamo è stato citato due volte in giudizio dal sindaco di Marsala Giulia Adamo: il giornalista avrebbe leso l’immagine della città con i suoi articoli e le sue inchieste. Per ciascuna querela chiede 150mila euro di risarcimento danni. Di Girolamo ha ricevuto anche una lettera minatoria anonima nella quale viene definito “cane senza padrone”.
Marsala.it: il direttore ancora querelato dal sindaco Adamo
Troppe critiche. Comune Marsala chiede 50 mila euro a giornalista