Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

Bonus di Ossigeno a ex giornalista RAI assolto da accusa di calunnia dopo 10 anni

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Angelo Di Natale, querelato da un collega per il contenuto di un esposto-denuncia sulla gestione del notiziario giornalistico, ringrazia per aver ottenuto un contributo alle spese legali

L’Ufficio Assistenza Legale Gratuita di Ossigeno vedi che opera in collaborazione con Media Defence, ha concesso un contributo in denaro a parziale copertura delle spese legali al giornalista Angelo Di Natale, che ha raccontato la sua storia con questo testo scritto per Ossigeno
OSSIGENO 26 ottobre 2021 – di Angelo Di Natale – Conosco da molti anni l’attività di “Ossigeno per l’Informazione”, soprattutto del suo Osservatorio sui giornalisti minacciati e le notizie oscurate con la violenza, forse aiutato in questo dal fatto di conoscere da tempo il suo fondatore e presidente Alberto Spampinato, al quale devo riconoscere il merito di avere scoperto la pertinenza del mio caso con le finalità perseguite dall’Associazione e di aver deciso di assegnarmi un bonus in denaro a parziale copertura delle spese legali che ho dovuto sostenere per difendermi in giudizio.
Il mio caso in effetti è sensibilmente diverso rispetto ad una certa casistica corrente. Sono stato (e in caso di giudizio d’appello sarò ancora) imputato, per il momento assolto da un tribunale con sentenza di primo grado, non per avere scritto un articolo pubblicato da una testata giornalistica, ma per avere scritto – e sostenuto in ogni sede – un esposto a difesa dell’essenza della funzione giornalistica e dei suoi valori di libertà, indipendenza, servizio alla verità e al diritto dei cittadini ad essere informati. Soprattutto da parte di un editore ‘speciale’ come l’azienda concessionaria del Servizio pubblico finanziato proprio dai cittadini, tutti, ricchi e poveri in parti uguali, senza distinzione di reddito né progressività fiscale.
In particolare, il reato per il quale per dieci anni sono stato prima indagato e poi imputato, su denuncia di un collega,  è quello di calunnia, reato contro l’amministrazione della giustizia e ben più grave della diffamazione. Lo scritto incriminato è invece un esposto da me inoltrato anche alla magistratura, in seguito all’esito, a mio avviso contrario ai dati di realtà, di un’indagine aziendale, quando ho visto che quell’editore, la Rai, o almeno i dirigenti intervenuti per affrontare il problema da me posto, anziché operare nella verità e per la verità dei fatti, nonché per l’adempimento dei suoi doveri di servizio (doveri non rispetto a me, ma alla comunità degli utenti) si schierò contro di me: ben prima dell’esposto, avevo segnalato certe “anomalie” nell’espletamento del servizio pubblico, con spirito propositivo, in tutte le forme possibili, sempre all’interno di un trasparente dibattito in redazione.
Per oltre un anno ho tentato – con la sola, incontestabile, prova dei fatti – di far cessare quelle “anomalie”. I dirigenti intervenuti le hanno invece ignorate, pervenendo all’esito che ritengo sbagliato secondo cui quei fatti, per me evidenti e incontestabili, non fossero veri. Perciò ho dovuto inoltrare all’autorità giudiziaria un esposto destinato agli organi aziendali.
Ciò mi è costato ben altro che il processo per calunnia. Mi è costato altri due anni di procedimenti disciplinari e di emarginazione professionale, fino al licenziamento, che ho sempre ritenuto ingiusto; che ho percepito come ritorsivo e strumentale, formalmente imputato ad altra diversa causa: una mia presunta violazione del dovere di esclusiva che non ho mai compiuto.
E proprio il lungo dibattimento (26 udienze in sei anni, oltre ai quattro intercorsi tra l’avvio del procedimento penale e il rinvio a giudizio) ha dimostrato, oltre alla fondatezza dell’esposto incriminato (infatti sono stato assolto <<perché il fatto non costituisce reato>>) anche la vera “(in)giusta causa” del mio licenziamento.
Ringrazio di cuore “Ossigeno” anche per avere ricompreso nel suo repertorio un caso come questo.
ASP
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