Dibattito/ Che fare contro le SLAPP – Interviene il direttore del Fatto Alimentare

Roberto La Pira commenta l’idea del  pronto soccorso legale per i giornalisti querelati e la proposta di depenalizzare la diffamazione a mezzo stampa

OSSIGENO 29 novembre 2025 – Il giornalista Roberto La Pira, direttore del “Fatto Alimentare”, ha commentato positivamente sul suo giornale la proposta di Ossigeno di creare un Pronto Soccorso legale per i giornalisti querelati (leggi la proposta di Ossigeno) e ha indicato i limiti che la depenalizzazione della diffamazione a mezzo stampa avrebbe se non fosse accompagnata da “una vera legge anti-SLAPP”. Ossigeno apprezza queste considerazioni, ne ripropone ampi stralci e apre una discussione, invitando a intervenire su queste questioni, che meritano una discussione pubblica e un aperto confronto di opinioni, per arricchire il dibattito pubblico sul modo migliore di riformare la legislazione sulla diffamazione n modo da impedire l’ampio abuso a scopo intimidatorio e punitivo che si fa delle azioni legali contro i giornalisti e contro chiunque diffonde opinioni e verità sgradite.

“L’idea di Ossigeno – scrive Il Fatto Alimentare – è quella di creare un pronto soccorso legale per i giornalisti non protetti dall’editore per affrontare le querele per diffamazione. Lo scopo è intervenire subito, nel momento più delicato, quando arriva una diffida, una querela, un avviso di conclusione indagini o una citazione civile. Evitare che il giornalista, spaventato e disorientato, finisca per affidarsi al primo legale e pagare migliaia di euro solo per “capire cosa fare”. Creare una rete di avvocati che condividano la finalità di difendere la libertà di stampa e siano disponibili a offrire una prima consulenza gratuita nelle fasi iniziali e ad applicare tariffe concordate e calmierate nelle fasi successive del processo.

Ossigeno immagina protocolli condivisi con Ordine dei Giornalisti, sindacati e altre istituzioni, per garantire che l’assistenza vada ai giornalisti che hanno agito correttamente dal punto di vista etico e deontologico, come già avviene per lo Sportello. Si tratta, ammettono tutti, di un rimedio parziale: non risolve il fenomeno delle querele temerarie alla radice, ma offre una boccata d’ossigeno concreta a chi rischia di affogare sotto il peso delle spese legali”.

“Depenalizzare il reato per trasformare la diffamazione da fattispecie penale a semplice illecito civile per permettere ai giornalisti di stipulare una polizza professionale che copra danni e in parte le spese legali – profìsegue Il Fatto Alimentare – è un’idea condivisibile ma che rischia di alimentare un equivoco. Perché anche se ogni giornalista fosse assicurato, le aziende potrebbero comunque avviare querele temerarie. La depenalizzazione non tocca minimamente lo strumento più potente per intimidire la stampa: una citazione civile milionaria, anni di udienze e la necessità di difendersi da accuse infondate. E c’è un elemento di cui si parla pochissimo: una lite temeraria, proprio perché è pensata non per contestare una diffamazione reale, ma per colpire il giornalista, può essere trascinata dalla controparte fino in Cassazione. A questo punto i costi esplodono. L’amara verità è che l’assicurazione professionale non copre questi costi”.

“Le polizze, quando esistono, hanno massimali limitati e non includono il contenzioso di legittimità. Il risultato è che un giornalista, pur avendo ragione, si ritrova davanti a spese legali stellari che nessuno rimborsa.

Nel sistema attuale, anche quando il giornalista vince, i giudici liquidano le spese secondo parametri molto più bassi delle parcelle reali. A fronte di costi di decine di migliaia di euro, il rimborso riconosciuto copre solo una parte. È successo anche a me più volte: vincere serve a poco se poi devi pagare le spese dei tuoi legali che il giudice non ha attribuito alla parte perdente.

Ecco perché la riforma non può limitarsi alla depenalizzazione: serve una vera legge anti-SLAPP. Una legge che punisca davvero le cause temerarie, preveda risarcimenti automatici a favore del giornalista se la causa è strumentale, faccia pagare alla parte abusiva tutte le spese legali reali, scoraggi l’uso della giustizia come arma per intimidire la stampa. Una norma che introduca un filtro preliminare per bloccare i procedimenti abusivi e preveda sanzioni concrete per chi usa la giustizia come arma. Finché questo non accadrà, l’assicurazione sarà solo un’illusione di protezione. Perché contro una lite temeraria portata fino in Cassazione, spesso con risorse illimitate e l’unico obiettivo di logorare il giornalista, non esiste polizza che tenga”.

LEGGI IN TESTO INTEGRALE DELL’ARTICOLO DI ROBERTO LA PIRA

LEGGI LA PROPOSTA DEL PRONTO SOCCORSO LEGALE PER I QUERELATI

 

 

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.