Memoria

23 anni fa Gabriel Grüner giornalista altoatesino fu ucciso in Kosovo

La sua storia su Ossigeno-Cercavano la verità. Ossigeno propone una Corte internazionale per indagare sistematicamente sulla morte dei cronisti in zone di guerra

OSSIGENO 12 giugno 2022 – Stava documentando l’arrivo delle truppe di pace in Kosovo, quando, il 13 giugno 1999, il giornalista italiano di lingua tedesca Gabriel Grüner fu ucciso da un cecchino nei pressi di Dulje (Kosovo occidentale). Aveva 35 anni. Insieme a lui morì anche il collega tedesco Volker Krämer. Entrambi erano corrispondenti del settimanale “Stern”, che nel 1995 aveva già perso un altro giornalista, Jochen Piest, in Cecenia e poi, nel 2001, in Afghanistan il corrispondente Volker Handloik.

CHI ERA – La storia di Gabriel Grüner, poco ricordata in Italia, è ricostruita su Ossigeno “Cercavano la verità” (leggi), l’archivio online che raccoglie una ricca documentazione sui trenta giornalisti italiani uccisi da mafie, terrorismo e in zone di crisi.

Nato a Malles Venosta nel 1963, Grüner collaborava con lo “Stern” dal 1991. Ha seguito i conflitti e le vicende nei punti più caldi nel mondo. Fu inviato in Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Somalia, Afghanistan, Algeria, Sudan.

GIORNALISTI UCCISI IN ZONE DI GUERRA – Grüner è stato ricordato insieme agli altri giornalisti uccisi in zone di guerra lo scorso 9 giugno, a Roma, presso la Casa del Jazz dove Ossigeno ha tenuto il convegno “Guerra. Pace. Informazione”, dedicato al tema dei rischi degli operatori dell’informazione in zone di guerra e al caso Ucraina.

Fare giornalismo al fronte «è come saltare in un cerchio di fuoco», ha affermato il Presidente di Ossigeno, Alberto Spampinato che ha sottolineato quanto sia difficile individuare e punire i responsabili dell’uccisione di un cronista, come accaduto per Gabriel Grüner e tanti, troppi, altri reporter, anche perché i responsabili di queste morti non vengono sistematicamente indagati raccogliendo prove e testimonianze fin dal primo momento.

«Bisognerebbe istituire una Corte internazionale autonoma e indipendente che accerti la verità sulle circostanze in cui vengono uccisi i giornalisti. Dovremmo farlo per sfuggire a una prassi comprovata che fa prevalere una qualche forma di ragion di Stato per spiegare il caso con la fatalità e metterci una pietra sopra senza condannare nessuno. Questa proposta a nostro avviso merita di essere discussa e approfondita». GPA

Rivedi il convegno qui. Rileggi tutti gli interventi qui.

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