Memoria

44 anni fa Carlo Casalegno fu ucciso dalle BR che sfidava a viso aperto con i suoi editoriali

Sul sito “Ossigeno – Cercavano la verità” l’ultima giornata del vice direttore della “Stampa”, la sua storia, l’intervista al figlio Andrea, i processi ai terroristi 

OSSIGENO, 28 novembre 2021 –  Il 16 novembre 1977, quarantaquattro anni fa, a Torino, due killer delle Brigate Rosse colpirono a morte il giornalista Carlo Casalegno, torinese, 60 anni, editorialista e vice direttore del quotidiano “La Stampa”, apertamente schierato contro ogni indulgenza verso il ricorso alla violenza e alla lotta armata dei gruppi politico-terroristici. Morì il 29 novembre 1977, dopo tredici giorni di agonia. Fu il primo giornalista ucciso dalle Br.

“Da tempo lo tenevamo d’occhio. Quando partì la campagna contro i giornalisti, il fronte di massa propose di ‘azzopparlo’. Letti i suoi articoli sulla fine della Baader-Meinhof in Germania (riferimento alla morte in carcere di alcuni esponenti del gruppo terroristico così denominato, ndr) in direzione di colonna decidemmo di ucciderlo”. Così nel 1983, nel corso del processo, il brigatista pentito Patrizio Peci, parlò dell’uccisione del giornalista, come riferì l’Ansa

La storia personale di Carlo Casalegno e una ricca documentazione sulla sua attività professionale e sulle vicende che ne fecero un bersaglio dei terroristi sono raccolte sul sito “Ossigeno – Cercavano la verità” (leggi), dedicato ai trenta giornalisti italiani uccisi da mafie, terrorismo e nelle zone di guerra.

TESTIMONIANZE SU “CERCAVANO LA VERITÀ” – A quei tempi alla “Stampa” Arrigo Levi era l’unico dotato di una scorta e, da quando Carlo Casalegno era oggetto di minacce terroristiche, la metteva a sua disposizione. “Quel 16 novembre 1977 non andò così” – racconta a Ossigeno (leggi)il giornalista Alberto Sinigaglia, suo collega al quotidiano torinese, l’ultimo col quale Casalegno parlò. Quel giorno, Casalegno era in ritardo con il suo lavoro. Doveva ancora “chiudere” (ovvero completare) la bozza  della terza pagina e per farlo e rinunciò a farsi accompagnare sull’auto blindata di Arrigo Levi. Quando finì, tornò a casa senza scorta.

Sul sito “Cercavano la verità” si può leggere anche l’intervista di Maria Luisa Mastrogiovanni ad Andrea Casalegno, il figlio di Carlo (qui): “La sua linea – dice con riferimento alla dramamtica sfida del terrorismo emergente in quegli anni in Italia – era quella di applicare rigorosamente le leggi senza ricorrere assolutamente ad alcuna legge speciale. E questa era la linea che i terroristi temevano di più perché preferivano confrontarsi con uno Stato che violava le proprie leggi piuttosto che con uno Stato democratico rigoroso”.

Sulla pagina dedicata a Casalegno è presente anche una bibliografia dei suoi scritti e si possono sfogliare alcune fotografie  concesse a Ossigeno dall’archivio de “La Stampa”.

GPA

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