Cassazione, non è diffamatorio criticare chi è nominato con la lottizzazione RAI

Prosciolti due giornalisti di TvZoom che avevano indicato Milo Infante come uno dei beneficiati con questo metodo di spartizione politica degli incarichi

OSSIGENO 13 novembre 2025 – In Italia è consentito ai giornalisti criticare la lottizzazione politica della RAI. Fare il nome di persone che vengono nominate a incarichi di prestigio con questo metodo “non costituisce reato”. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, il 12 novembre 2024,  annullando in modo definitivo la sentenza della Corte d’Appello di Milano che, confermando quella di primo grado, con cui erano stati condannati il direttore del quotidiano on line “TvZoom”, Andrea Amato, in qualità di responsabile della testata (per omesso controllo) e la giornalista Tiziana Leone, autrice dell’articolo dal titolo “La pietosa compravendita delle nomine della Rai dimostra che la politica e viale Mazzini sono una cosa sola”, pubblicato l’11 novembre 2019.  Erano stati condannati per diffamazione a mezzo stampa pluriaggravata dall’attribuzione di un fatto determinato. Adesso sono stati prosciolti.

Secondo il querelante e la Corte di primo grado, l’articolo di Tiziana Leone aveva offeso la reputazione del giornalista Milo Infante, vice direttore dell’informazione di Rai1, attribuendo una connotazione marcatamente politica al suo incarico, svalutandone la portata e il prestigio personale, gettando discredito sulla sua professionalità e sulla sua regolare presenza in ufficio.«Comunque nessuno li ha mai visti al quinto piano. Non hanno nemmeno un ufficio», aveva scritto Tiziana Leone a proposito dei nominati.

La Suprema Corte ha respinto la tesi del querelante, è ha ritenuto che quell’articolo aveva formulato una legittima critica politica. «La lettura complessiva dell’articolo e delle finalità ad esso sottese fanno ben comprendere, anche ad un lettore medio – si legge nella sentenza della Cassazione – , che il senso di tali considerazioni era effettuare una critica di carattere squisitamente politico, volta a porre in rilievo che all’interno della RAI erano stati creati posti apicali o semi-apicali, anche non necessari, per soddisfare le molteplici e diversificate aspettative dei partiti politici, aspettative tanto numerose da causare ritardi nelle nomine. Collocate in tale contesto, tali affermazioni, allora, non si traducono in un attacco alla professionalità della persona offesa, poiché esse sono osservazioni funzionali alla tesi sostenuta nella generale prospettiva della critica politica alle modalità di individuazione dei giornalisti preposti alla direzione del servizio pubblico di informazione della Rai (…) ossia sulla c.d. lottizzazione delle nomine presso la Rai, argomento, questo, di costante e grande rilevanza nel dibattito pubblico da molti anni». Di qui l’assoluzione con formula piena dei due giornalisti «perché il fatto non costituisce  reato”. ASP

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