Libertà di stampa

Basta Impunità! Ezechia Paolo Reale, attuare il diritto alla conoscenza

Partendo dalla semplice riflessione che se la conoscenza è potere, quel potere, in democrazia, spetta al popolo, afferma il Segretario Generale del Siracusa International Institute che ospita la tavola rotonda del 3 novembre

OSSIGENO 2 novembre 2021 – Ezechia Paolo Reale, Segretario Generale, di The Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights, ha inviato a Ossigeno per l’Informazione il seguente messaggio, per contribuire alla discussione pubblica che avrà luogo il 3 novembre a Siracusa vedi il programma, per rispondere alla domanda: che cosa fare per fermare l’impunità per i reati contro i  giornalisti? 

La risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa n. 2382 (2021) del 22/06/2021, “Media Freedom, Public Trust and the People’s Right to Know” (all. 1), segna, unitamente alla coeva e omonima Raccomandazione n. 2204 (2021) (all. 2), un passo significativo verso il riconoscimento di un diritto umano fondamentale di nuova generazione la cui emersione è cruciale, nel nuovo mondo tecnologico e globale, per la tutela della libertà e della democrazia, intesa questa come potere popolare diffuso del quale è titolare ciascun soggetto di una comunità.

Sono per noi oramai familiari, e quasi scontati, i diritti alla vita, alla libertà personale, al processo equo e le libertà di stampa, di opinione, di religione, di associazione; i divieti di discriminazione e di tortura.

Li troviamo nelle Carte Costituzionali, nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite, nella Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali ed in molti altri strumenti normativi internazionali e nazionali.

Il problema è che nascono e sono disegnati come garanzia di un mondo, così come era conosciuto nel secondo Novecento, epoca nella quale si affermano; con le frontiere nazionali e il potere statuale, da un lato, e con la tecnologia della macchina da scrivere e del telefono fisso, dall’altro.

In un mondo in cui i poteri pubblici tradizionali hanno sempre meno rilievo rispetto all’effettiva capacità di adottare autonomamente le decisioni rilevanti ed emergono nuovi e potenti influencer legali ed illegali, spesso occulti e comunque sempre distanti dal cittadino – multinazionali, organismi sovranazionali e internazionali, paesi stranieri, grandi gruppi finanziari, associazioni terroristiche, associazioni criminali transnazionali – le regole di tutela dei diritti fondamentali sono rimaste quelle sorte dopo la seconda guerra mondiale, inadatte a difenderci dalle nuove minacce.

Oggi il pericolo per la democrazia, almeno così come la intendiamo in quello che veniva un tempo chiamato il mondo occidentale, non è solo fisico ma prevalentemente immateriale. E non proviene solo dai poteri pubblici, ma anche da organizzazioni private.

Ad essere in pericolo è sempre lo stesso bene, la partecipazione democratica ai processi decisionali di interesse pubblico, ma non più attraverso la repressione del dissenso, il controllo fisico e violento dei cittadini, ma sottraendo loro, spesso con modalità “leggere”, tali da apparire legittime e ragionevoli, tutte le informazioni rilevanti in modo che essi non possano controllare e valutare la correttezza e la legittimità delle decisioni adottate dai governanti e a volte elaborate in sedi anche meno trasparenti di quelle propriamente istituzionali.

D’altronde il rapporto tra conoscenza e potere non è certo una novità o una scoperta recente.

Il disegno di una nuova forma di democrazia partecipata a fronte del mondo globalizzato e tecnologico avanzato è quello che il Diritto alla Conoscenza, per la cui affermazione da molti anni si batte anche il The Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights,  si propone di affrontare, partendo dalla semplice riflessione che se la conoscenza è potere, quel potere, in democrazia, spetta al popolo.

I versanti sui quali si articola l’attuazione del Diritto alla Conoscenza – definito come “a citizen’s civil and political right to be actively informed of all aspects regarding the administration of all public goods during the entire political process, in order to allow for the full and democratic participation in public debate regarding such goods and hold public goods administrators accountable according to the standards of human rights and the rule of law.”  – sono, fondamentalmente, quattro:

  1. Il dovere dei governanti, e più in generale i decisori, di porre a disposizione del dibattito pubblico le informazioni da loro possedute prima di adottare le proprie decisioni.
  2. La valorizzazione del ruolo delle Università, degli Istituti di Ricerca, delle Associazioni non generaliste, all’interno del dibattito pubblico in modo da poter acquisire quanti più pareri competenti e informati non solo sulla decisione da adottare, ma ancor prima sulla completezza e la correttezza delle informazioni utilizzate per giungere a tale decisione; 
  3. La “traduzione” e la trasmissione del contributo tecnico fornito al dibattito pubblico da chi possiede il sapere tecnico attraverso media autorevoli, affidabili, liberi e indipendenti;
  4. Il rafforzamento delle istituzioni scolastiche per consentire la crescita culturale e la partecipazione al dibattito pubblico di tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro condizioni economiche o sociali o da altri ostacoli che normalmente si frappongono alla loro partecipazione alla vita pubblica.

Sul versante rilevante ai fini della presente comunicazione, indirizzata ai partecipanti all’incontro “Giustizia e libertà di stampa: come fermare l’impunità per i reati contro i giornalisti” emerge, tra gli altri, un tema non rinviabile, quello della libertà morale dei giornalisti che va declinato anche in direzione della loro protezione da ogni pressione, comprese quelle esercitate con mezzi apparentemente legali quali le azioni giudiziarie, minaccia o violenze.

In questo è esplicito il paragrafo 9 della Risoluzione che testualmente recita:

“The media play a key role in agenda setting and providing timely, pluralist and reliable information. They must be free from any pressure, including direct verbal and physical attacks, but also from legal harassment in the form of strategic lawsuits against public participation (SLAPP). Assaults against journalists and intimidation of the media are major threats to the people’s right to know. It is therefore crucial that Council of Europe standards on media freedom, pluralism and editorial independence; the protection of journalists; funding benchmarks and guarantees; and the transparency of media ownership are fully implemented and adequately monitored”. 

L’importante riconoscimento assegnato dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa al Diritto alla Conoscenza – che fa seguito all’approvazione da parte della competente Commissione dell’Assemblea (“Culture, Science, Education and Media”) dell’accurato report del 07/06/2021, doc. 15308, (all. 3) predisposto dal relatore, il sen. Rampi – non costituisce un approdo ma una sfida per tutti i soggetti chiamati ad assumere un ruolo attivo nel complesso scenario che il presente, e ancor più il futuro, ci riservano.

In tale contesto si inseriscono perfettamente le Linee Guida per i Pubblici Ministeri nei Procedimenti per Reati contri i Giornalisti elaborate dall’UNESCO e dall’Associazione Internazionale dei Pubblici Ministeri, che saranno presentate ed illustrate nel corso dei lavori.

ASP

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