Due ambientaliste prosciolte dalle accuse del colosso del legno che voleva 600 mila €
Le attiviste del Comitato ABC si sono battute contro la realizzazione di un progetto di espansione industriale della Kronospan a Ponterosso, in provincia di Pordenone
OSSIGENO 30 APRILE – La Corte d’Appello di Trieste ha respinto la richiesta della multinazionale austriaca del legno Kronospan, industria che ha uno stabilimento a San Vito al Tagliamento (PN), di avere 600mila euro di risarcimento danni da diffamazione da due ambientaliste, Eleonora Frattolin e Lucia Mariuz, portavoce del Comitato ABC (Ambiente Bene per le Comunità), per aver criticato un progetto di espansione industriale evidenziando i danni che avrebbe potuto causare all’ambiente e alla salute pubblica. Kronospan è stata ora condannata a pagare le spese di giudizio valutate in circa 20mila euro, più gli oneri da versare alla Cassa previdenza avvocati, ma ha deciso di ricorrere in Cassazione contro la sentenza.
Per i giudici d’appello le ambientaliste citate in giudizio hanno esercitato legittimamente il diritto di critica, senza superare i limiti a esso imposti:la verità (anche putativa), l’interesse pubblico e la continenza del linguaggio. Erano già state assolte in primo grado nel 2023.
La causa era stata promossa nel 2022. L’amministratore delegato di Kronospan, Massimo Cenedella, aveva denunciato Eleonora Frattolin e Lucia Mariuz per la campagna, a suo dire diffamatoria se non calunniosa, condotta contro l’ampliamento dello stabilimento, che è situato nella zona industriale Ponterosso, progettato per produrre pannelli in legno truciolare. I movimenti ambientalisti locali avevano evidenziato gli effetti inquinanti dell’espansione industriale e le possibili ricadute negative sulla salute pubblica.
L’ANTEFATTO – Il progetto di espansione industriale avviato da anni da Kronospan a San Vito al Tagliamento, prevede una nuova attività di riciclo del materiale post consumo, tramite la raccolta, selezione, pulizia e macinazione di scarti di legname classificati non pericolosi, da destinare alla produzione di pannelli truciolari. Questo progetto ha provocato allarme fra gli abitanti della zona, che si sono battuti contro di esso costituendo il Comitato ABC. Il Comitato ha dato battaglia al colosso del legno con campagne di informazione condotte con post sui social, comunicati stampa e distribuzione di volantini. Queste vivaci proteste hanno indotto Massimo Cenedella, il rappresentante legale di Kronospan Italia, a citare in giudizio le due portavoce del Comitato ABC. L’azienda è stata assistita dall’avvocato Maurizio Miculan di Udine, lo stesso legale che si è occupato delle cause del gruppo industriale Danieli contro gli attivisti che hanno bloccato il progetto di una grande acciaieria in riva al mare, a Marano Lagunare.
L’ACCUSA – Eleonora Frattolin e Lucia Mariuz hanno dovuto difendersi dall’accusa, rivelatasi infondata, di aver diffuso notizie “false e volutamente allarmistiche, annunciando conseguenze catastrofiche certe sulla salute dei cittadini, sull’ambiente e sulla concorrenza”. Le portavoci di ABC erano accusate anche di aver fatto allusioni circa possibili favoritismi nei confronti dell’azienda e dei funzionari pubblici che avevano contribuito ad autorizzare il progetto. Le due attiviste, difese dall’avvocato Luca Ponti di Udine, hanno affermato di aver esercitato un legittimo diritto di critica ambientale e che le accuse di eventuale corruzione o collusione riguardavano funzionari regionali del Friuli Venezia Giulia e non l’azienda Kronospan.
LA SENTENZA – Eleonora Frattolin e Lucia Mariuz hanno visto riconosciute le loro ragioni, dapprima dal tribunale di Pordenone e poi dalla Seconda sezione civile della Corte d’Appello di Trieste, presieduta dalla giudice Marina Capparelli, che l’11 dicembre 2024 ha rigettato il ricorso della multinazionale del legno. Secondo i giudici d’appello le critiche non hanno esondato oltre i limiti posti dalla Cassazione all’esercizio di un diritto “che non si concreta nella mera narrazione di fatti, ma si esprime in un giudizio avente carattere necessariamente soggettivo rispetto ai fatti stessi”, purché “corrisponda a verità, sia pure non assoluta, ma ragionevolmente putativa per le fonti da cui proviene (…) L’operato del Comitato e delle sue portavoce deve essere valutato nel contesto nel quale esso si collocava all’epoca e alla luce degli scopi perseguiti dal Comitato stesso”, si legge nella sentenza. Le attiviste “Da un lato si sono fatte portavoce della percezione di pericolo da parte della popolazione interessata, dall’altro non può richiedersi in questo contesto una assoluta obiettività, poiché lo scopo dichiaratamente perseguito dall’azione del Comitato era quello di preservare la salute pubblica, ritenuta minacciata dalla nuova opera, anche alla luce dell’inquinamento di fondo già presente nell’area (…) In tale ottica – concludono i giudici -, si giustificano anche toni enfatizzati ed accesi, nonché il riferimento alla preminente posizione economica della società rispetto a quella dei singoli”.
LE ATTIVISTE – “Non abbiamo diffamato nessuno, abbiamo soltanto esercitato un diritto legittimo di critica e di espressione del pensiero nei confronti di progetti industriali percepiti come rischiosi per l’ambiente e la salute – hanno dichiarato a Ossigeno Eleonora Frattolin e Lucia Mariuz – I toni accesi erano giustificati dalla necessità di evidenziare le preoccupazioni della popolazione locale e non configuravano una denigrazione gratuita dell’azienda. Questa sentenza è importante anche perché ultimamente in Friuli Venezia Giulia ci sono state diverse azioni legali onerose e intimidatorie da parte di multinazionali contro gruppi ambientalisti. Molti gruppi piccoli hanno paura a prendere posizione contro le aziende, mentre nessuno dovrebbe temere di subire ritorsioni per aver difeso il diritto alla salute e alla tutela dell’ambiente – continuano le due attiviste -. Adesso apprendiamo che Kronospan intende ricorrere in Cassazione, un chiaro accanimento per scoraggiare e intimidire chiunque si opponga a progetti industriali impattanti. È la dimostrazione di come le grandi aziende tentano di schiacciare il dissenso con la forza delle loro risorse economiche, piuttosto che confrontarsi apertamente sulle reali criticità dei loro progetti. Ma noi non ci faremo intimidire – concludono Frattolin e Mariuz -, continueremo a difendere il nostro territorio e il diritto di ogni cittadino a esprimere liberamente le proprie preoccupazioni senza temere ritorsioni”. LT
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