Memoria

Fabio Polenghi fu ucciso 14 anni fa a Bangkok. Oggi andrebbe a Gaza, dice la sorella

Arianna Polenghi lo ricorda con un appello a fermare a strage di civili e cronisti nella striscia – La storia del fotoreporter su Ossigeno-Cercavano la verità

OSSIGENO 18 maggio 2024 – Se non fosse stato ucciso 14 anni fa a Bangkok, il fotoreporter milanese Fabio Polenghi in questi giorni starebbe certamente cercando di documentare quanto avviene a Gaza, con il suo equipaggiamento di fotografo freelance. Lo dice a Ossigeno sua sorella Arianna. Invece Fabio è stato ucciso in Thailandia il 19 maggio 2010, è stato una delle vittime del sanguinoso blitz dell’esercito contro la protesta del movimento antigovernativo delle “Camicie rosse”.

A Bangkok, migliaia di manifestanti, seguaci dell’ex premier Thaksin Shinawatra, con proteste di piazza chiedevano da due mesi elezioni anticipate al governo di Abhisit Vejjajiva. Fabio era in piazza insieme a loro per documentare quei fatti su cui era appuntata l’attenzione internazionale, quando l’esercito intervenne con le armi per disperdere i manifestanti.

Fabio cadde colpito al cuore. Il proiettile era uno di quelli in dotazione all’esercito thailandese. E’ stato accertato dai giudici del tribunale thailandese che anni dopo si occuparono del caso. Quella sentenza, del maggio 2013, non stabilì chi aveva sparato né chi aveva dato l’ordine di farlo. Non vi furono altri processi per accertare quelle responsabilità. Non ci furono nonostante lo straordinario impegno profuso dai famigliari per ottenere una piena verità.

La morte di Fabio è rimasta dunque senza giustizia, come altre fra le trenta che Ossigeno per l’informazione continua a documentare sul portale “Cercavano la verità” (www.giornalistiuccisi.it).

IL RICORDO E L’APPELLO – Oggi lo la sorella Arianna ricorda Fabio con poche parole, pensando ai tanti giornalisti palestinesi uccisi nel conflitto in corso tra Israele e Hamas. “Penso che oggi Fabio avrebbe voluto essere lì, a Gaza, a testimoniare questa strage inutile – dice parlando con Ossigeno -.  Penso che il modo migliore per ricordare mio fratello sia fare appello all’Occidente affinché smetta di appoggiare la strage di civili e di giornalisti che Israele sta portando avanti indisturbato, e dire grazie al Sudafrica che nel suo piccolo sta cercando di fare qualcosa. E indignarsi davanti a chi parla ma non conclude niente: mi sarei aspettata l’intervento dei Caschi blu a proteggere civili e giornalisti”. Leggi l’articolo completo su giornalistiuccisi.it

CHI ERA – Ucciso a 48 anni, Polenghi aveva cominciato come fotografo di moda per poi lavorare come fotoreporter in numerosi Paesi, dal Kosovo al Brasile e nelle favelas di Rio di Janeiro, dal Sud Africa alla Cambogia, dal Kenia a Cuba e all’India. Purtroppo il ricordo della sua figura non ha lasciato molte tracce in Italia, come non ha avuto esito la richiesta dei familiari di ottenere dallo Stato l’indennizzo previsto per le vittime del terrorismo, della mafia e dei reati intenzionali violenti. LB

 

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