Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

Il calvario delle querele. Storia di un giornalista processato e assolto dopo 6 anni

Carlo Ruocco denunciò una pratica urbanistica poco chiara e un imprenditore reagì – Le spese di difesa sono rimaste a carico suo

OSSIGENO 11 settembre 2025 – Per sei anni il giornalista Carlo Ruocco è stato imputato di diffamazione a mezzo stampa. Ha affrontato disagi e spese per partecipare al processo penale, per difendersi dalle accusa di  un imprenditore. Alla fine è stato assolto, perché “il fatto non costituisce reato”, cioè perché ha semplicemente fatto ciò che è dovere e diritto dei giornalisti e di ogni persona: diffondere informazioni vere, di interesse pubblico. Ossigeno esprime solidarietà a questo giornalista coraggioso e segnala la sua vicenda giudiziaria come un esempio didascalico di querela pretestuosa, di SLAPP (lite promossa per limitare la partecipazione al dibattito pubblico), di abuso del diritto di difendere la reputazione: Un esempio delle azioni legali contro le quali da molti anni il Parlamento si è impegnato ad approvare norme dissuasive molto più efficaci di quelle tuttora vigenti.

CHI E’ – Carlo Ruocco è un giornalista storico del Secolo XIX ed è il segretario del Comitato cittadino “Sarzana che botta!” che da molti anni si batte per la difesa dell’ambiente e del territorio in provincia di La Spezia. Carlo Ruocco fu querelato per diffamazione  nel 2019 dall’imprenditore Giuseppe Miranda (rappresentante dell’impresa Laurina srl) e fu rinviato a giudizio nel 2022 per aver  scritto che il Comune di Sarzana aveva concesso a quell’imprenditore un permesso edilizio “aum aum” (intendeva dire di nascosto) in deroga al Piano Regolatore edilizio consentendogli una “appropriazione indebita del suolo pubblico” Il giornalista aveva usato quelle espressioni nel testo di una petizione rivolta al Comune, sottoscritta da 500 cittadini e pubblicata sul notiziario online  del Comitato cittadino sarzanachebotta.org di cui è direttore responsabile. L’articolo e la petizione criticavano la gestione poco trasparente di una convenzione urbanistica relativa alla ristrutturazione edilizia di un’area del centro cittadino di Piazza Martiri che era stata sede dell’ Hotel Laurina . Riguardava anche la piazza  prospiciente. Una vicenda di pubblico interesse che, tra il 2019 e il 2020, è stata oggetto di infuocati dibattiti in città e al consiglio comunale perché prevedeva l’uso privato di un’area di proprietà del Comune.

Avevo riportato sul blog – dice Carlo Ruocco – le critiche del Comitato, che erano state portate alla valutazione dell’amministrazione comunale con una mozione sottoscritta da quasi seicento cittadini sarzanesi”.

IL PROCESSO – Il pm Maurizio Caporuscio aveva proposto l’archiviazione della querela ma Miranda si era opposto e il gip Mario De Bellis, aveva optato per l’imputazione coatta di Carlo Ruocco. In giudizio, gli avvocati Sergi e Forcieri hanno illustrato a più riprese che gli articoli di Ruocco erano il racconto fedele dei fatti e il legittimo esercizio del diritto di critica. Avevano spiegato che l’espressione “aum aum” deriva dal dialetto napoletano e significa “di nascosto”. Quest’ultima affermazione era stata usata in consiglio comunale nel 2023, quando, come è suffragato da un filmato,  la sindaca Cristina Ponzanelli  aveva detto: «Il Laurina ha vissuto recentemente tempi turbolenti tra progetti prima presentati alla cittadinanza e poi modificati di nascosto». Ciò che era stato nascosto era il cambio in corsa del progetto di ristrutturazione dell’edificio del vecchio albergo, che ancora nel 2014 prevedeva la creazione di una galleria di collegamento tra Piazza San Giorgio e Piazza Martiri, progetto poi sostituito, nel 2016, da quello realizzato, su decisione della giunta comunale allora capeggiata da Alessio Cavarra, che non si era riunita nella sede comunale ma presso il Circolo Arci di Nave.

OSSIGENO per l’Informazione esprime solidarietà a Carlo Ruocco e indica questa vicenda come una delle più evidenti esemplificazioni dell’effetto intimidatorio e punitivo che possono avere in Italia le querele per diffamazione a mezzo stampa per effetto di una legislazione arretrata che il Parlamento promette da anni di modificare, senza mantenere la promessa. La legislazione italiana, come mostra questo processo, come hanno mostrato molti altri raccontati in questi anni da Ossigeno non è in linea con gli orientamenti della legislazione europea, perché non dà il giusto risalto alle manifestazioni della libertà di espressione e del diritto di critica sulle questioni, che essendo di evidente interesse pubblico, sono legittime.

UN ESEMPIO DI SLAPP – La sentenza emessa il 28 maggio 2025 dal Tribunale di La Spezia dalla giudice Luisa Carta riconosce che il querelato non è colpevole. Riconoscerlo è un fatto, è importante ma non copre la sofferenza per difendersi per 5 ani da accuse infondate né le spese che l’accusato ha dovuto sopportare. Ad esempio, per difendersi Carlo Ruocco si è fatto assistere dagli avvocati Maurizio Sergi e Andrea Forcieri e per questo ha sostenuto spese rimaste a suo carico. Questo processo penale fornisce un chiaro esempio di causa infondata, pretestuosa, strumentale. E’ una di quelle cause che in Italia da decenni affliggono giornalisti e opinionisti limitando la libertà di stampa e di espressione e ancora non sono percepite per quel che sono: un problema sistematico che oltre a danneggiare singole persone, in gran parte giornalisti, produce un danno sociali. Alcuni lo stanno scoprono solo adesso poiché la nuova legislazione europea in via di recepimento in Italia chiamandole SLAPP, dando un nome nuovo e coinvolgente a un problema storico, ha suscitato qualche curiosità.

Le SLAPP in realtà sono nient’altro che le cause legali promosse su denuncia di una persona che con essa si propone di mettere in difficoltà qualcuno che legittimamente segnala suoi comportamenti poco chiari o scorretti su vicende di pubblico interesse. Chi intenta queste cause fa un uso scorretto della giustizia, fa un uso intimidatorio e punitivo della facoltà di querelare, cioè di accusare qualcuno di un reato chiedendo alla magistratura di punirlo. Un aspetto caratteristico delle SLAPP è che di solito, con la legge vigente, chi promuove queste cause ottiene lo scopo punitivo che si prefigge anche se non vince la causa. Come è avvenuto nel caso di Carlo Ruocco, giornalista querelato,  tenuto sotto processo per cinque anni sostenendo spese che la sentenza non gli ha fatte recuperare. Da anni si attende invano una legge che punisca chi presenta querele e cause e pretestuose. Il recepimento legislativo della direttiva anti-SLAPP adottata nel 2024 dall’Unione Europea offre l’occasione per colmare la lacuna. ASP

Leggi anche l’articolo di Città della Spezia

 

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