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Il diritto all’oblio fa chiudere un giornale online

In Abruzzo il notiziario PrimaDaNoi.it ha speso troppo per difendersi dalle richieste di cancellare alcune notizie di cronaca e a settembre 2018 ha sospeso le pubblicazioni 

Il 26 settembre 2018, il giorno del tredicesimo anniversario della fondazione, invece di festeggiare il compleanno, il quotidiano online PrimaDaNoi.it ha annunciato la fine delle pubblicazioni, a causa di una grave crisi di liquidità che impediva di pagare gli stipendi ai dipendenti. Ad annunciare la decisione ai lettori è stato il direttore Alessandro Biancardi con un’amara lettera di addio (leggi).

Fra le cause delle difficoltà economiche ci sono le spese legali che il giornale ha dovuto sostenere per difendere il diritto di pubblicare e mantenere leggibili alcune notizie di cronaca. Infatti PrimaDaNoi.it è stato tra i primi notiziari in Italia ad essere condannato per mancato rispetto del cosiddetto “diritto all’oblio” e ha dovuto dedicare alle spese legali cospicue risorse finanziare per resistere in giudizio.

In particolare Ossigeno ha seguito con attenzione il primo processo iniziato nel 2010 che rimane una pietra miliare.

I fatti sono chiari. Nel 2008  in un ristorante di Ortona (Chieti) due persone si accoltellano. Il giornale web di Chieti ne scrive. Scrive il vero e in modo corretto, come riconoscono anche i giudici. Ma due anni dopo il gestore del locale diffida la testata a rimuovere e de-indicizzare l’articolo in quanto richiama negativamente l’attenzione sul suo locale. Nel 2013 il Tribunale di Ortona accoglie il suo ricorso e infligge al direttore una multa di diecimila euro e per recuperare la somma, autorizza il sequestro dello scooter del giornalista, che non è proprietario di altri beni. Il giornale protesta, ricorre in Cassazione e tre anni e mezzo dopo, il 24 giugno 2016, i giudici della prima sezione civile confermano la pronuncia di primo grado, affermando che  la permanenza in rete dell’articolo nuoce all’immagine del gestore del ristorante. Il diritto di cronaca e l’interesse pubblico sono stati già soddisfatti, dicono i giudici, dal tempo durante il quale il testo è rimasto in rete. Eppure il processo per quell’accoltellamento ha avuto inizio soltanto a maggio 2016: dunque la vicenda è ancora attualissima. Commentando la sentenza, Ossigeno ricorda che in Italia il diritto all’oblio non è regolato da alcuna norma ed è sorprendente vedere riconosciuto il diritto di pretendere la cancellazione di una notizia di cronaca a soli due anni dai fatti narrati.

Quella sentenza ha avuto eco anche anche all’estero, provocando commenti ironici, tra gli altri, quello del Guardian che ha titolato: “Ecco come i tribunali italiani hanno utilizzato il diritto all’oblio per mettere una data di scadenza alle notizie” (leggi).

“Con quella sentenza – commenta ora il direttore Alessandro Biancardi parlandone con Ossigeno – la Cassazione ha aperto il vaso di Pandora. Da allora le richieste di rimozione ci sono piovute addosso, anche per articoli pubblicati appena due mesi prima, spesso in riferimento a vicende di chiaro interesse pubblico come vicende giudiziarie ancora in corso. E insieme alle richieste sono cresciute le nostre difficoltà, anche sul piano finanziario”.

Per resistere in giudizio il giornale ha dovuto sostenere sempre più spese legali. Spese che alla fine hanno creato il dissesto.

“Credo che PrimaDaNoi.it abbia pagato un prezzo troppo alto per aver mantenuto una linea editoriale libera da condizionamenti. Purtroppo in questo paese, più sei libero e più sei penalizzato. Si può dire che il nostro giornale ha preferito morire che perdere la sua libertà”.

IF

1 commento
  1. Giuzeppe Ricciutelli
    Giuzeppe Ricciutelli dice:

    Non mi stupisco più di niente. Conosco bene la fine che fanno gli onesti. Radio Adriatica fu la prima a dover chiudere. Nessuna Verità è accettata. Solo il pluff.

    Rispondi

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