Querele. Freelance scaricato dal giornale. Lo Sportello Ossigeno lo aiuta

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Il caso del giornalista Giuseppe Spallino- Il Giornale di Sicilia ha pubblicato i suoi articoli ma non paga le sue spese di difesa legale

OSSIGENO 24 settembre 2025 – Lo Sportello di Assistenza Legale di Ossigeno, che opera in collaborazione con Media Defence a sostegno di giornalisti, blogger e altri colpiti da querele temerarie, SLAPP e altre ritorsioni, che si trovano a difendersi da soli vedi ha concesso al giornalista freelance Giuseppe Spallino un contributo in denaro a copertura delle spese legali sostenute per difendersi da una querela per diffamazione che appare infondata, per la quale il giornale che ha publicato gli articoli contestati ha deciso di non pagare le spese legali. 

In questo testo, scritto per Ossigeno, il giornalista ricostruisce la vicenda e racconta particolari che mostrano quanto sia precario il rapporto di lavoro di alcuni collaboratori dei giornali e come ciò venga in luce quando sono colpiti da azioni legali e scoprono che devono difendersi da soli, a proprie spese, senza il sostegno dell’editore che ha pubblicato i loro articoli.  

Leggi gli altri casi trattati dallo Sportello 

Leggi la proposta di Ossigeno per ampliare questo servizio

di GIUSEPPE SPALLINO – Ossigeno mi sta ancora una volta a fianco in una vicenda in cui mi sono trovato solo e mi ha invitato a raccontare perché è meritevole di attenzione. In effetti fa vedere, con un esempio concreto, che cosa può capitare in Italia ai giornalisti freelance, a quelli che collaborano con un giornale senza esserne dipendenti. Forse le cose non vanno così per tutti, ma a me è capitato di essere querelato pretestuosamente per un articolo pubblicato dal giornale con cui collaboro e di trovarmi a sostenere in proprio le spese di assistenza legale, senza l’aiuto del giornale.

Sembra una storia kafkiana, per i vari aspetti paradossali che mi ha mostrato. Il primo è stato il capo d’imputazione, per come è formulato. Si legge testualmente che l’accusato, cioè io, “quale corrispondente locale del Giornale di Sicilia, pubblicava un articolo nel quale riferiva dell’operazione antimafia denominata Black Cat per il reato di associazione mafiosa e ricettazione, nel corso del quale (articolo, ndr) faceva riferimento a uno degli imputati, al quale attribuiva le condotte oggetto del capo di imputazione senza precisare che era stato assolto a conclusione del giudizio di primo grado”.

Nel capo d’imputazione c’è scritto proprio questo. Il fatto paradossale è che, proprio all’inizio di quell’articolo, io preciso che gli imputati a cui faccio riferimento sono stati “assolti dal Tribunale”!

Ma veniamo al secondo paradosso. Quando mi è arrivata la querela e l’invito a nominare un difensore, ho chiamato l’avvocato del Giornale di Sicilia, il giornale che ha pubblicato l’articolo che mi viene contestato. Gli ho detto che avrei dovuto nominare un difensore e avevo pensato a lui. Lui mi ha avvertito che, non essendo stato querelato insieme  me anche il direttore responsabile, come avviene spesso, i costi della mia difesa sarebbero stati a mio carico e non del giornale.

Non volevo crederci. Ho scritto al segretario di redazione per chiedergli conferma di quanto mi aveva detto l’avvocato. Mi ha confermato che questa è la linea che segue la testata in questi casi.

E così mi sono trovato solo, scaricato dal mio giornale, dal giornale che ha approvato e pubblicato l’articolo per il quale ora sono querelato, dal giornale che ha pubblicato altri miei articoli per i quali ho rischiato di essere aggredito.

Non posso dimenticarlo. Accadde nell’estate 2017. Il Giornale di Sicilia pubblicò un mio servizio in tre puntate. Riferii le intercettazioni telefoniche dei componenti di una banda locale dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti. 

Al giornale mi fecero i complimenti. Invece i due capi della banda non gradirono. Cercarono di aggredirmi. Mi inseguirono fino alla caserma dei carabinieri. Non si volevano dare per vinti. 

Da allora i carabinieri mi proteggono con una vigilanza generica radio-collegata, per decisione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Palermo. 

Fu un caso eclatante. Mi diedero solidarietà l’Ordine nazionale dei giornalisti, le associazioni di categoria e Ossigeno per l’informazione. Che cos’è la solidarietà? Posso dire che è qualcosa che un cronista in quella spiacevole situazione apprezza molto, rimane grato a chi prende posizione e a chi gli tende una mano. Io sapevo che pubblicando quelle informazioni rischiavo qualcosa. Sapevo che la retribuzione per quegli articoli sarebbe stata di pochi euro. Ma l’avevo fatto, perché amo il mio lavoro e so che per fare conoscere la verità bisogna affrontare qualche rischio. 

Io so bene che il mio giornale non naviga nell’oro. Ma mi aspettavo che almeno si costituisse parte civile nei processi ai miei aggressori. Non l’ha fatto. Io mi costituii parte civile a mie spese, assistito da un mio avvocato di fiducia.

Credo che sia utile sapere come vanno effettivamente queste cose per noi corrispondenti, freelance e cronisti locali.

Conosco da anni e apprezzo l’attività di “Ossigeno per l’Informazione”, il suo Osservatorio sui giornalisti minacciati e il fondatore e presidente Alberto Spampinato. Ossigeno mi ha concesso un bonus in denaro anche nel processo d’appello, a parziale copertura delle spese legali che sto sostenendo per difendermi in un giudizio che mi vedrà ancora una volta, mio malgrado, sul banco degli imputati con l’accusa di diffamazione a mezzo stampa. ASP

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