La causa del pm Ferrara al giornalista Lorenzo Tondo chiusa senza condanna
Il giudice: in astratto lesa la reputazione del magistrato ma non gli spetta risarcimento non avendo documentato il danno
OSSIGENO 14 giugno 2025 – Il Tribunale civile di Caltanissetta, con la sentenza emessa il 30 maggio 2025, ha rigettato la domanda di risarcimento danni da diffamazione chiesti dal magistrato Calogero Ferrara al giornalista Lorenzo Tondo, corrispondente dall’Italia del quotidiano londinese The Guardian. Il giudice ha compensando integralmente le spese di lite, nel senso che ognuno paga le proprie.
In relazione agli articoli contestati, pubblicati tra il 2016 e il 2019, Lorenzo Tondo è stato difeso dagli avvocati Andrea Di Pietro ed Emilia Faraglia su incarico del quotidiano The Guardian. Invece è stato difeso dallo Sportello Legale di Ossigeno per l’Informazione in relazione alla pubblicazione di un post sul suo profilo personale Facebook.
Calogero Ferrara, già pubblico ministero nel discusso “processo Mered”, ha promosso la causa affermando che queste pubblicazioni hanno leso la sua reputazione professionale e chiedendo una riparazione del danno subito.
Il giudice Calogero Cammarata ha emesso una sentenza a doppio binario. Da un lato, ha riconosciuto il diritto di critica del giornalista, salvo l’astratta lesività solo di alcune isolate espressioni utilizzate da Lorenzo Tondo, ritenute tali da travalicare i limiti del diritto di cronaca e di critica. Dall’altro canto, il giudice ha sottolineato nella sentenza, che Calogero Ferrara non ha allegato alla causa le prove di un concreto danno da lui subito, facendo così mancare l’elemento imprescindibile per accogliere domande di risarcimento in sede civile.
La decisione sancisce che il magistrato non può avere un ristoro dei danni eventualmente subiti perché non li ha specificati, né documentati.
OSSIGENO “E’ una sentenza salomonica nel senso migliore del termine – ha commentato il presidente di Ossigeno, Alberto Spampinato – perché rinuncia a far pendere la bilancia da una parte o dall’altra giudicando non del tutto corretto l’operato sia dell’accusato che dell’accusatore. Il giudice che ha emesso questa sentenza ha fatto un grande sforzo che non va sottovalutato. Ha infatti controbilanciato pienamente i due interessi contrapposti, quello del giornalista di informare i lettori sull’operato della giustizia e quello del magistrato di difendere la propria reputazione rivolgendosi alla giustizia, giungendo alla conclusione che ciascuno dei due ha esercitato legittimamente il proprio diritto, ma con qualche eccesso e senza che che ciò meriti una punizione. L’unica effettiva conseguenza della sentenza è che ciascuno deve pagare le proprie spese legali. Con la legislazione vigente è forse il massimo che si può sperare dalla giustizia”.
ASP
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