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Lampedusa. Che fare? Parla la Commissaria per i Diritti Umani

Dunja Mijatovic (Consiglio Europa) ha visitato l’Isola a fine giugno  quando la situazione era meno grave – L’intervista a LiberEtà

OSSIGENO – 16 settembre 2023 – (dal mensile LiberEtà, settembre 2023) – di Antonio Fico – Migranti, richiedenti asilo, donne vittime di violenza, aborto, coppie omogenitoriali, libertà d’informazione. Sono gli argomenti che la commissaria del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha affrontato nella sua conversazione con LiberEtà. L’abbiamo incontrata a Roma alla Casa del Jazz in occasione di un convegno organizzato dall’associazione Ossigeno per l’informazione, che da anni documenta le intimidazioni e le minacce ai giornalisti e monitora lo stato dell’informazione nel nostro paese.

Insieme al suo presidente, Alberto Spampinato, la Commissaria ha reso omaggio al memoriale che ricorda i trenta giornalisti italiani che hanno perso la vita per mano delle mafie o nei teatri di guerra e la grande lapide in onore delle oltre novecento vittime innocenti delle mafie. In cinque giorni, la commissaria ha visitato Lampedusa, Palermo, e poi Roma dove ha dialogato ‘con le organizzazioni impegnate nella difesa delle donne vittime di violenza e per la parità di genere e infine ha incontrato il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, e i vertici delle forze dell’ordine.

Commissaria Mijatovic che situazione ha trovato a Lampedusa?

«Ho potuto constatare sul campo gli sforzi delle autorità locali, delle organizzazioni internazionali e della società civile per trovare soluzioni a una situazione difficile come quella che attraversa l’isola. Ma al necessario sostegno alle autorità locali e agli abitanti di Lampedusa, che continuano a prestare generosa assistenza a chi sbarca sull’isola, va affiancata una pianificazione a lungo termine per garantire un’accoglienza dignitosa ai rifugiati e ai richiedenti asilo. L’Italia deve cambiare rotta, deve fare di più per porre fine alla tragedia che si sta consumando nel Mediterraneo, con la perdita di migliaia di vite in mare».

Il nostro paese continua a praticare i respingimenti. Cosa ha detto al ministro Piantedosi in merito?

«Senza giri di parole, ho fatto presente al ministro che il governo deve smetterla di mettere in pericolo la vita e la sicurezza di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, facilitando la loro intercettazione e il loro ritorno in Libia, dove subiscono diffuse e gravi violazioni dei diritti umani. Qualsiasi attività di cooperazione con paesi terzi, inclusa la Tunisia, deve essere subordinata alla salvaguardia piena ed efficace dei diritti umani. In assenza di tutele, queste attività portano soltanto a maggiori sofferenze umane».

Che cosa pensa delle leggi introdotte dall’esecutivo che limitano i salvataggi messi in opera da navi appartenenti a organizzazioni non governative?

«Ho invitato le autorità italiane a fermare queste politiche e porre fine alle pratiche che ostacolano le attività di ricerca e salvataggio in mare da parte delle Ong. Considero fondamentale che queste organizzazioni possano continuare a svolgere il lavoro di salvare vite in mare. La loro criminalizzazione va contro gli obblighi dell’Italia verso il diritto internazionale».

A Roma, lei ha visitato la Casa internazionale delle donne. Cosa c’è ancora da fare per tutelare le donne vittime di violenza?

«Nel vostro paese esiste ancora un’evidente frattura tra le garanzie legali e la realtà della violenza di genere. C’è profonda preoccupazione per la grave carenza di strutture di accoglienza per le vittime, in particolare in alcune regioni. Sono necessari finanziamenti sufficienti e affidabili per garantire la disponibilità di questi servizi ma anche per rafforzare il coordinamento e il monitoraggio delle azioni di prevenzione. Ma molto va ancora fatto per le diffuse disuguaglianze che le donne italiane vivono sulla loro pelle. Per questo ho esortato le autorità ad affrontare la indubbia posizione di svantaggio delle donne nel mondo del lavoro, anche migliorando la disponibilità di asili nido e di altre strutture per l’infanzia che facilitino il reinserimento delle donne nel mercato del lavoro dopo il parto».

Nelle sue conversazioni ha anche toccato il tema dell’aborto?

«Il rifiuto da parte degli operatori sanitari di praticare l’interruzione di gravidanza per motivi di coscienza pone un’ipoteca seria sull’esigibilità di un diritto. Il governo italiano deve garantire che l’accesso a questi servizi non sia pregiudicato».

Cosa pensa della decisione imposta ai Comuni dal governo di interrompere il riconoscimento e le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie ornogenitoriali?

«Al ministro Piantedosi ho ricordato che in tutte le misure riguardanti i minori l’interesse superiore di questi e  deve essere una considerazione preminente. La scelta del governo non va in questa direzione. Ho chiesto e auspico un ripensamento dell’esecutivo».

Nell’incontro con Ossigeno per l’informazione, lei ha sottolineato l’importanza di un monitoraggio indipendente della libertà di informazione in Italia, ma anche di un intervento normativo che depenalizzi il reato di diffamazione. Perché?

«L’attività di Ossigeno costituisce uno strumento prezioso per documentare gli attacchi contro i giornalisti che dovrebbe essere utilizzato in tutta Europa. Insieme al presidente, Alberto Spampinato, abbiamo convenuto che due dei problemi più significativi siano le cause vessatorie e le querele intimidatorie intentate contro i giornalisti perché si tratta di abusi del diritto utilizzati per ostacolare la libertà dei media nel paese». ASP

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