Editoriale

L’estate è alle porte e i problemi da risolvere aumentano

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La Commissione annacqua il salvifico Media Freedom Act e i progetti anti-querele dormono in parlamento – L’allarme dell’UNESCO

OSSIGENO 17 giugno 2023 – Nonostante le abbondanti piogge il generale estate avanza a grandi passi e fra qualche settimana imporrà l’annuale pausa ai lavori politici e parlamentari rinviando all’autunno i molti problemi irrisolti che riguardano il giornalismo e la libertà di informazione. A quelli sul tappeto se n’è intanto aggiunto un altro, un disegno di legge che, nonostante i proclami solenni, minaccia di restringere ulteriormente la possibilità di pubblicare il contenuto delle intercettazioni giudiziarie. Il panorama non è confortante.

Come ha fatto notare la Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ) insieme ad altre organizzazioni vedi la Commissione europea ha deciso di annacquare il Media Freedom Act, la direttiva che prometteva di limitare l’enorme abuso delle cause promosse con l’intento di limitare la pubblicazione di informazioni utili ai cittadini con l’effetto di ridurre la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica (le SPAPPS note in Italia come cause temerarie. A meno di ripensamenti, non avrà in Italia neppure gli effetti limitati, quasi inesistenti, che prometteva.

Segnano il passo i progetti di legge in materia di diffamazione all’esame del parlamento italiano per cercare di impedire l’enorme abuso del diritto di querela a scopo intimidatorio e censorio. Contengono norme punitive e contraddittorie e non propongono numerose norme ritenute essenziali sia da Ossigeno vedi quali sia da altre organizzazioni competenti, norme che potrebbero impedire il sistematico uso scorretto del sistema giudiziario a fini diversi da quelli di giustizia. Possiamo consolarci soltanto pensando che su questo l’Italia non è sola: è in cattiva compagnia con tanti altri paesi che tollerano questo enorme abuso che pesa come un bavaglio sull’attività giornalistica, come ha fatto osservare un recente rapporto dell’UNESCO leggilo.

Queste e altre norme permettono una sorta di censura preventiva, impediscono la libera circolazione di notizie idee opinioni sgradite ai potenti, ai prepotenti, ai criminali. Imbavagliano soprattutto i giornalisti e i giornali (ma non solo loro), impoveriscono il dibattito pubblico, limitano la partecipazione dei cittadini.

Non è un piccolo danno in un paese in cui circa la metà degli elettori ha smesso di votare, in cui il sistema di informazione pubblica radiotelevisiva è sempre più sfacciatamente sotto il controllo politico, in forza di leggi che nessuno chiede di cambiare per adeguarle agli standard internazionali del pluralismo e dell’autonomia dalla politica e della maggioranza. In altri paesi queste occupazioni politiche del sistema di informazione pubblico hanno almeno un nome preciso, significativo: media capture che letteralmente significa impadronirsi dei mezzi di informazione. Certo, anche in Europa ci sono paesi che fanno peggio di noi. E’ una magra consolazione. Il cattivo esempio degli altri non ci incoraggiare certo a rassegnarci, ad allinearci al livello più basso. Bisognerebbe parlare di più di queste cose, invece di lasciar correre, come avviene quando l’UNESCO scrive su alcuni giornali italiani vedi “se va bene così nel giornalismo c’è qualcosa che non va” e nessuno ne parla. ASP

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