Editoriale

Perché vogliono togliere la scorta a Sandro Ruotolo

Il piano del Viminale per ridurre il costo della protezione per 585 soggetti ad alto rischio, tra i quali 21 giornalisti

Probabilmente le autorità italiane torneranno sulla decisione di revocare, dal 15 febbraio prossimo, la scorta armata concessa nel 2015 al giornalista Sandro Ruotolo, per proteggerlo dalle ritorsioni del clan camorristico dei Casalesi, il cui capo aveva progettato di ucciderlo. La decisione annunciata venerdì 1° febbraio, è stata sospesa il 5 febbraio, con l’impegno di esaminare nuovamente la persistenza di un rischio di alto livello. 

Sandro Ruotolo è uno dei volti più conosciuti e apprezzati della tv pubblica, per la quale ha lavorato a lungo a fianco di Michele Santoro in programmi ad alto indice di ascolto occupandosi, in particolare, di mafia e camorra con inchieste e programmi di approfondimento. Nell’ultimo anno, ha continuato la stessa attività collaborando con la web tv Fanpage, che ha sede a Napoli.

La sua popolarità spiega perché si è sollevata un’ondata di proteste sui social appena ha iniziato a girare la voce che potesse restare senza scorta. La sua notorietà ha indotto numerosi esponenti pubblici, parlamentari a protestare. Lo stesso vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha preso le distanze dalla decisione di revoca. 

Sandro Ruotolo ha rotto il silenzio dopo tre giorni. Ha confermato i suoi timori in una dichiarazione rilasciata il 4 febbraio a Ossigeno e ripresa da tutti i media. Le sue parole non sono rimaste senza eco.

Il giorno dopo, i responsabili dell’Ufficio Centrale Scorte hanno detto che il suo caso sarà riesaminato. Al momento l’unica cosa certa è che la protezione non finirà il 15  febbraio, come era stato annunciato.

Sandro Ruotolo è uno dei 21 giornalisti italiani attualmente inseriti nel sistema di protezione dei soggetti ad alto rischio a causa di minacce alla sicurezza personale provenienti da mafie, terrorismo, o altri fronti. Negli anni questo sistema di protezione (che Ossigeno esplorerà in dettaglio nelle prossime settimane in un Rapporto basato sulla Facts Finding Mission in Italia che ha guidato per il Centro Europeo per la libertà di stampa di Lipsia ECPMF ) ha dimostrato una notevole efficacia e una buona efficienza. La protezione dei giornalisti è inserita in un sistema più ampio di difesa con scorte armate delle personalità pubbliche ritenute ad alto rischio a causa di minacce ricevute o di piani di attacco contro di loro scoperti dagli investigatori. Attualmente le personalità protette con queste scorte sono in tutto 585 (compresi i 21 giornalisti).

Questo sistema impiega circa duemila agenti appartenenti ai vari corpi delle forze dell’ordine e utilizza automezzi blindati. E’ oggettivamente un sistema molto costoso. Periodicamente, nasce il problema di ridurre questi costi. L’ultima volta è avvenuto a novembre del 2018, quando l’organo del Ministero dell’Interno preposto a questo servizio ha deciso di verificare se ognuno dei 585 protetti è tuttora esposto a un alto rischio e quindi necessita ancora della scorta. La revoca della scorta a Guido Ruotolo sarebbe stata decisa in seguito a una verifica di questo tipo. Adesso il caso sarà nuovamente esaminato.

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