Rapporto UE su stato di diritto. Un altro brutto voto all’Italia. Pochi passi avanti
La Commissione Europea rivolge al Governo nuove raccomandazioni su libertà di stampa, conflitti d’interessi, finanziamenti ai partiti, creazione di un organo indipendente
OSSIGENO – 15 luglio 2025 – Anche quest’anno l’Italia ha preso un brutto voto in materia di rispetto e tutela dei diritti umani fondamentali. Nel 2024, si legge nel Rapporto sullo stato di diritto 2025 della Commissione Europea pubblicato il 9 luglio 2025, l’Italia in molti campi ha fatto pochi progressi e in altri “non ha fatto alcun passo avanti”. Non ha fatto alcun passo avanti per riformare le leggi sulla diffamazione a mezzo stampa, per proteggere meglio il segreto professionale dei giornalisti e le loro fonti fiduciarie, per creare una commissione nazionale per i diritti umani indipendente dal governo (prevista da molti anni), per introdurre regole trasparenti sul finanziamento dei partiti. Su queste questioni, la Commissione aveva rivolto specifiche “raccomandazioni” al Governo italiano nel Rapporto pubblicato un anno fa e ora le rinnova affinché colmi le lacune riscontrate su queste e altre materie in cui evidenzia il mancato o insufficiente rispetto degli obblighi che l’Italia ha assunto con l’adesione all’ Unione Europea.
Il Rapporto è stato compilato consultando il Governo, le istituzioni pubbliche e le associazioni che difendono i diritti umani e la libertà di stampa e di espressione, fra cui Ossigeno per l’Informazione e l’Ordine nazionale dei Giornalisti. Il testo integrale si può leggere in italiano a questo link.
La Commissione UE raccomanda all’Italia di colmare tutte le lacune riscontrate e di agire attivamente per: completare la digitalizzazione delle cause penali, varare norme più complete sulla regolazione dei confitti di interessi, creare un registro nazionale dei lobbisti e un registro unico nazionale sui finanziamenti ai partiti e alle campagne elettorali, per completare le norme necessarie per assicurare un finanziamento adeguato alla RAI e ad altri media del servizio pubblico.
Di seguito alcuni brani del Rapporto, che trattano anche altre esigenze di rispetto dei diritti umani.
“Le norme sull’accesso alle informazioni giudiziarie continuano a destare preoccupazione tra i giornalisti”, si afferma, riferendo le critiche alle norme della riforma Cartabia e all’emendamento Costa che hanno ridotto l’accesso alle informazioni giudiziarie.
Sul documento firmato da Tribunale, Procura e l’Ordine dei giornalisti di Milano per ridurre l’impato di quelle norme, il rapporto afferma: “Pur ritenendo il documento un esempio di buona pratica, i portatori di interessi hanno sottolineato che solo una riforma delle norme pertinenti potrebbe rispondere alle loro preoccupazioni in merito a quelle che considerano restrizioni ingiustificate all’accesso dei giornalisti alle informazioni giudiziarie”.
“Sebbene esistano norme e iniziative volte a tutelarli, i giornalisti continuano a dover affrontare sfide nell’esercizio della professione”, si afferma citando i dati sulle minacce ai giornalisti.
“Alcuni portatori di interessi ritengono sempre più allarmante il ricorso ad azioni legali contro i giornalisti, comprese cause per diffamazione e altre azioni legali da parte di politici e membri del Governo, identificate come azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica (SLAPP)1. Secondo alcune segnalazioni, nel 2025 in diversi paesi europei, tra cui l’Italia, sarebbe stato utilizzato lo spyware prodotto dall’azienda Paragon. Le segnalazioni hanno destato inquietudine tra i portatori di interessi, i quali hanno sottolineato come l’uso di spyware contro un giornalista fosse un fatto senza precedenti in Italia e costituisse una violazione del segreto professionale e della pertinente legislazione nazionale”.
Rispetto alla proposta di legge per riformare le norme sulla diffamazione all’esame del Senato, il Rapporto riferisce che fra le associazioni che difendono la libertà di stampa “continuano a destare preoccupazione alcuni elementi ritenuti una minaccia per la libertà di stampa, quali l’aumento delle sanzioni penali pecuniarie, la possibilità dell’interdizione temporanea dalla professione di giornalista e l’introduzione dell’obbligo di rettifica automatica. Da questo punto di vista non si sono registrati ulteriori progressi per quanto riguarda la raccomandazione formulata nella relazione sullo Stato di diritto 2024”.
“I poteri esecutivo e legislativo – si legge nel Rapporto – dovrebbero evitare critiche tali da minare l’indipendenza della magistratura e la fiducia dei cittadini verso di essa”. Nel 2025, si rende noto, 273 magistrati erano sotto la protezione della polizia a casa di minacce e rischi connessi alla loro attività.
La durata eccessiva dei processi“rimane un problema” nonostante si siano registrati lievi miglioramenti. Per queste lungaggini, si ricorda, nel 2023 l’Italia ha dovuto pagare 88 milioni di euro di risarcimento a cittadini che hanno fatto causa.
“Manca ancora all’Italia una normativa complessiva sul conflitto d’interessi per i titolari di cariche pubbliche, compresi i parlamentari”. ASP


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