Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

Violazioni verificate

Roma. Neofascisti aggrediscono cronista e fotografo

Accerchiati, picchiati, costretti a esibire i documenti e a cancellare foto. A Roma alla commemorazione pubblica di due camerati uccisi nel 1978

Il 7 gennaio 2019 il giornalista Federico Marconi, collaboratore de L’Espresso, e il fotoreporter Paolo Marchetti sono stati aggrediti a Roma, al cimitero del Verano, da militanti di Forza Nuova e di Avanguardia Nazionale. Erano riuniti, come ogni anno, davanti al mausoleo in memoria dei loro camerati caduti, per commemorare due attivisti del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, assassinati il 7 gennaio del 1978 a Roma, in via Acca Larentia, davanti alla sede del Movimento sociale italiano. 

Prima che le forze dell’Ordine presenti alla manifestazione intervenissero per fermare gli aggressori, Marconi e il fotoreporter sono stati accerchiati, minacciati, spintonati, costretti a cancellare le foto che avevano scattato e a esibire i loro documenti di identità. 

Alcuni militanti hanno accerchiato il fotoreporter e con modi bruschi si sono fatti consegnare la scheda di memoria della macchina fotografica. Poi gli hanno imposto di mostrare un documento di identità e hanno preso nota dei dati. A quel punto il fotografo ha protestato, gridando di essere un giornalista del settimanale L’Espresso.  

Intanto, secondo la ricostruzione dei fatti pubblicata dallo stesso giornalista su l’Espresso, altri militanti avevano individuato Federico Marconi come un volto estraneo e, mentre alcuni gridavano “L’Espresso è peggio delle guardie”, lo hanno bloccato, e con spintoni e calci, lo hanno costretto a seguirli in una zona più appartata e lo hanno schiaffeggiato. Uno dei presenti gli ha sottratto il telefono cellulare, dal quale ha cancellato le foto che conteneva, e il portafoglio per trovare un documento d’identità. Federico Marconi ha scritto che fra gli aggressori c’era il capo romano di Forza Nuova, Giuliano Castellino il quale, quando ha visto sul telefonino alcune immagini, gli ha gridato con rabbia: “Ti sparo in testa”. Un breve video della parte finale dell’aggressione è stato pubblicato sulla pagina di Avanguardia. (guarda)

L’aggressione è stata resa nota subito dopo sul sito del settimanale L’Espresso. Giovanni Tizian, che ha ricostruito l’accaduto subito dopi i fatti (leggi), ha scritto che probabilmente l’aggressione è nata per impedire che le foto documentassero la presenza di Castellino, che essendo un sorvegliato speciale della polizia non potrebbe partecipare a raduni e manifestazioni politiche. “E’ probabilmente questa la causa dell’aggressione. (Con le nostre foto, ndr) avremmo documentato la violazione della restrizione”, ha confermato Federico Marconi sulle pagine del settimanale. Secondo la ricostruzione, e come scrive anche sulle pagine de L’Espresso di domenica 13 gennaio il direttore Marco Damilano, le forze dell’Ordine sono “intervenute in un secondo momento”.

“Non è accettabile – ha poi commentato Federico Marconi in una dichiarazione a Ossigeno – che nel 2019 i giornalisti siano costretti a diventare loro stessi notizie per le aggressioni, le minacce e le intimidazioni subite mentre svolgono il lavoro che consiste nel raccontare ciò che accade nel mondo e che non si vuole venga raccontato. Purtroppo, diventano sempre più spesso oggetto di notizie nonostante non facciano altro che esercitare un diritto: il diritto di cronaca, tutelato dalla Costituzione. Un diritto che dovrebbe essere consapevolmente condiviso, ma che invece è sempre più spesso calpestato “.

Il giorno stesso, il giornalista ha denunciato i fatti alla Questura di Roma. A seguito dell’aggressione, la polizia ha denunciato il leader romano di Forza Nuova, Castellino, e quello di Avanguardia Nazionale, Vincenzo Nardulli, e la magistratura ha aperto un’inchiesta. La Procura di Roma ha iscritto Giuliano Castellino e Vincenzo Nardulli nel registro degli indagati. Nei loro confronti il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il sostituto procuratore Eugenio Albamonte contestano i reati di minacce, lesioni personali e violenza privata.

Il 9 gennaio 2019, Vincenzo Nardulli, leader romano di Avanguardia, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, ha scritto che non c’è stata alcuna violenza e le foto sono state cancellate a tutela della privacy poiché alla manifestazione erano presenti anche minori. Pertanto ha annunciato che avrebbe querelato per calunnia e per diffamazione il giornalista e il fotografo.

L’Espresso ha chiesto l’intervento del Ministro dell’Interno. Tutta la redazione si è stretta intorno ai due cronisti esprimendo solidarietà e denunciando pubblicamente i fatti. Solidarietà anche dalla Fnsi e dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti. Il segretario del sindacato nazionale, Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti, l’8 gennaio, hanno fatto visita alla redazione del settimanale e si sono detti “pronti a costituirsi parte civile” in un eventuale procedimento penale.

Solidarietà è arrivata anche dalla Federazione europea e da quella internazionale dei giornalisti; dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, da esponenti della politica, del mondo sindacale e dall’associazionismo. 

Sabato 12 gennaio 2019 al cinema Nuovo Sacher di Roma, L’Espresso ha promosso una manifestazione di protesta dal titolo “La parola antifascista – Noi ci siamo, incontriamoci”, alla quale hanno partecipato centinaia di cittadini, oltre a rappresentati della categoria. 

RDM

Leggi anche il commento di Ossigeno e le reazioni all’estero:

Un altro esempio della drammatica situazione dei media italiani

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