Agostino Zanotti ricorda Guido Puletti, il giornalista ucciso 32 anni fa in Bosnia
Il 29 maggio 1993 stava portando aiuti umanitari da Brescia – Il racconto di uno dei sopravvissuti alla strage in cui morirono altri 2 volontari
OSSIGENO 29 maggio 2025 – Trentadue anni fa Guido Puletti, 40 anni, giornalista italo-argentino e attivista, fu ucciso in Bosnia, vicino Gornij Vakuf, mentre partecipava a una missione umanitaria. Il convoglio era partito da Brescia per consegnare aiuti umanitari alla popolazione. Fu preso d’assalto dalle milizie irregolari bosniache.
A bordo, quel 29 maggio 1993, con Guido Puletti c’erano altri quattro volontari italiani: Sergio Lana e Fabio Moreni furono uccisi insieme a Guido Puletti. Invece Christian Penocchio e Agostino Zanotti riuscirono a fuggire e si salvarono. Furono i testimoni dell’eccidio. Anche grazie a loro è stato individuato e condannato il mandante Hanefija Prijic (detto “Paraga”), un ufficiale dell’esercito bosniaco. Non si conoscono, invece, gli esecutori dell’attentato.
Ossigeno ha ricostruito le tappe del processo per accertare le responsabilità e ha pubblicato testimonianze e documenti sulla storia di Guido Puletti. Si possono consultare nell’archivio “Cercavano la verità” (www.giornalistiuccisi.it), dove da oggi è disponibile anche il racconto di Agostino Zanotti, fondatore di “Ambasciata della Democrazia Locale” a Zavidovic (in Bosnia-Erzegovina).
CHI ERA – Nato in Argentina, Guido Puletti studia critica letteraria e si impegna fin da giovane nell’attività politica e sindacale nel suo paese natale. Nel 1977 viene sequestrato e torturato da agenti del regime di Videla. Liberato, si trasferisce in Italia e vive a Brescia, dove inizia l’attività giornalistica. Tra gli Anni Settanta e gli inizi degli anni Novanta scrive articoli sulle questioni di politica ed economia internazionale, sui conflitti in America latina, in Africa del Nord e nei paesi dell’Est europeo.
IL RICORDO DI ZANOTTI – Guido Puletti era un uomo di pace, aveva sane convinzioni politiche, era un anti-colonialista. Aveva un’intelligenza viva e un umorismo sottile, racconta a Ossigeno Agostino Zanotti. “Lo contraddistingueva l’umilità. Nonostante fosse un grande intellettuale, conoscesse diverse lingue e la sua scrittura giornalistica fosse dotata di grande spessore – sottolinea – non ostentava mai la sua competenza. Era anche un bravo giocare di calcio: ricordo che nel secondo viaggio fatto insieme ci fermammo in un piccolo villaggio, dove c’erano bambini che giocavano a pallone e Guido andò a giocare con loro”.
Nel dicembre del 1992 Agostino Zanotti partecipò con Guido Puletti alla Marcia dei 500 organizzata dai Beati Costruttori di Pace a Sarajevo, dopo la quale fu costituito a Brescia il Coordinamento bresciano per le iniziative pro ex Jugoslavia, che si occupava di portare aiuti ai campi profughi e di organizzare l’accoglienza delle famiglie in Italia.
“Quella guerra era così vicina a noi da non lasciarci indifferenti. Non bastava – dice Agostino Zanotti – semplicemente indignarsi per la guerra e le atrocità subite da bambini, donne, uomini. Bisognava avere il coraggio di darsi da fare. In Guido, in particolare, c’era un forte desiderio di raccontare le vicende intime dell’umanità, non tanto le logiche dei politici e dei generali. Lui piuttosto voleva conoscere i fatti da vicino, perché non amava i racconti di seconda mano. Per questo si unì alle missioni del 1993. Amava sporcarsi gli scarponi. Non stava dietro la sua scrivania”.
L’EREDITA’ – Il punto di vista di Guido Puletti è estremamente attuale, conclude Agostino Zanotti. “Guido era convinto che dovesse essere combattuto qualsiasi governo non democratico, che bisognasse affermare i diritti umani nel mondo. Ancora oggi il ricordo di Guido ci invita a una lotta comune contro i soprusi e le ingiustizie: è un messaggio molto forte dal quale farci ispirare e guidare, ai nostri tempi”.
E’ possibile leggere l’intervista integrale a Agostino Zanotti su Ossigeno-Cercavano la verità a questo link.
GPA
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