Editoriale

Che fare se con 4014 minacciati non cambia nulla

Documentando ciò che è accaduto a ognuno di loro Ossigeno ha dimostrato altrettante volte che il problema esiste ma ancora non se ne traggono le conseguenze

Questa settimana l’elenco dei nomi dei giornalisti minacciati in Italia dal 2006 a oggi, compilato da Ossigeno, ha raggiunto e superato quota quattromila. Questo elenco, vogliamo ricordarlo, non comprende i nomi di tutti coloro che hanno subito minacce in questo periodo. No, comprende soltanto una parte degli episodi che si sono verificati e di cui Ossigeno è venuto a conoscenza, Comprende, per essere precisi, i nomi di quei giornalisti, blogger, fotocronisti, video operatori, opinionisti che sono incorsi in queste disavventure e che, in base alle scrupolose verifiche di Ossigeno, pur avendo agito rispettando le regole deontologiche, hanno indiscutibilmente subito minacce, intimidazioni o abusi ingiustificabili. C’è da ricordare anche che in questi anni gli elenchi di Ossigeno sono stati verificati due volte dalla Commissione Parlamentare Antimafia. Dunque, si tratta di dati che hanno superato varie verifiche di attendibilità.

Ossigeno ha cominciato a compilare questo elenco nel 2006. A quell’epoca in Italia erano già stati uccisi 11 giornalisti e altri 11 giornalisti italiani erano stati uccisi all’estero. La mafia aveva compiuto le sue stragi terroristiche e si sapeva come trattava quei ficcanaso dei giornalisti. Erano noti numerosi episodi di minacce rivolte ai giornalisti anche da ambienti estranei alla criminalità organizzata.

Eppure, con tutto questo, nessuno voleva credere che ci fossero in Italia giornalisti minacciati a causa del loro lavoro, a causa di un lavoro di cronaca svolto correttamente sul piano etico e professionale, e che addirittura i giornalisti minacciati fossero numerosi. Meno che mai si osava credere che in questo paese si facesse un uso pretestuoso intensivo delle querele e delle cause per diffamazione, usate come un’arma impropria per mettere a tacere giornali e giornalisti sgraditi che pubblicavano notizie non gradite. Non si osava crederlo, eppure c’erano stati episodi clamorosi che lo facevano vedere.

Come era possibile aiutare i giornalisti che lavoravano in quella situazione e che non si rassegnavano a risolvere quel problema semplicemente girando la testa dall’altra parte di fronte a qualsiasi notizia suscettibile di suscitare reazioni giudiziarie o violente? Come convincere le istituzioni ad affrontare un problema che, a detta di molti, anche all’interno del mondo politico, “non esisteva”?

A questa domanda, il collettivo di Ossigeno rispose così: soltanto usando come arma di convinzione l’evidenza dei fatti si può sconfiggere uno scetticismo (per non dire un negazionismo) così radicato e diffuso. Bisognava dunque dimostrare che quel problema esisteva e in forma acuta.

La piccola equipe di Ossigeno imboccò dunque quella strada e così ha dimostrato che il problema esiste. Lo ha dimostrato ogni volta che ha pubblicato la storia di un giornalista minacciato in modo ingiustificabile. Quindi lo ha dimostrato centinaia di volte l’anno, lo ha dimostrato 4014 volte dal 2006 a oggi.

Non si può dire che ciò non abbia cambiato la percezione del fenomeno. Lo ha fatto, eccome, almeno fra gli esperti e gli addetti ai lavori. Non ancora, bisogna ammettere, fra i cittadini. Anche perché ancora oggi i media non avvertono la necessità di fare sapere a lettori, radioascoltatori e telespettatori che cosa succede di male, giorno dopo giorno, ai giornalisti che pubblicano notizie sgradite ai potenti, che osano cercare verità scomode.

Comunque, sia pure con queste gravi limitazioni, ormai nessuno osa dire che il problema non esista. Lo hanno ammesso da qualche anno perfino il Parlamento e vari esponenti di governo.

Però… però non si fa ancora il passo successivo: non si prendono le contromisure dovute e possibili. Non si assistono adeguatamente le vittime di queste barbarie. Eppure ormai la diagnosi è certa. Alcuni possibili rimedi sono stati proposti, ma non vengono somministrati neppure a titolo sperimentale. Si agisce come se bastasse scrivere una ricetta per curare una malattia. Invece di passare alle cure ci si attarda a dimostrare ancora ciò che è già stato ampiamente dimostrato. E intanto il fiume continua a scorrere, a macinare vittime, a ostacolare il diritto dei cittadini all’informazione, a fare funzionare la giustizia all’incontrario, a indebolire la democrazia di questo paese…

Che cosa può fare Ossigeno di fronte a tutto ciò? Come sbloccare questa situazione? Ci piacerebbe che i nostri affezionati lettori ci aiutassero a rispondere a questa domanda. 

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