Editoriale

Che fare se l’aggressione di Bari a Mariagrazia Mazzola somiglia a quella di Ostia a Piervincenzi

All’uomo che colpì Piervincenzi venne contestata l’aggravante del metodo mafioso perché intendeva intimidire tutti i giornalisti che hanno l’ardire di porre domande

Le principali analogie fra l’aggressione di Bari a Maria Grazia Mazzola e quella di Ostia a Daniele Pievincenzi ed Edoardo Anselmi sono queste: la tipologia dell’aggressore, il motivo scatenante, le circostanze. Ma ce ne sono anche altre, forse più illuminanti e interessanti da analizzare e riguardano l’uso sproporzionato della violenza e l’indifferenza per la prevedibile reazione pubblica.

È infatti evidente che in entrambi i casi gli aggressori hanno reagito alle domande dei giornalisti non soltanto con una violenza gratuita, ma senza curarsi dell’inevitabile reazione di condanna dell’opinione pubblica, che c’è stata in entrambi i casi e ha determinato un vero e proprio effetto boomerang, conseguenze almeno apparentemente controproducenti.

Chiediamoci dunque perché  Roberto Spada e la signora Monica Laera, pur essendo in grado di prevedere queste conseguenze, hanno scelto di ribadire con la violenza un rifiuto invalicabile che avevano già opposto a parole, sfidando la reazione pubblica?

Probabilmente perché volevano dare una lezione ai giornalisti, non solo a quei tre impertinenti ma  a tutti i loro colleghi. Volevano mostrare che cosa accade a chi infrange il divieto implicito di rivolgere domande ai mafiosi e alle persone a loro collegate o collegabili per legami familiari o d’altro tipo. Volevano intimidire non soltanto quei tre rompiscatole che avevano trasgredito la regola, ma tutti i giornalisti.

Nel caso dell’aggressione di Ostia i magistrati della Dda hanno ragionato proprio in questo modo, contestando il reato di violenza privata aggravata dal metodo mafioso nei confronti del giornalista e il gip ha accolto la richiesta. Hanno agito nello stesso modo quando  hanno arrestato l’aggressore di Paolo Borrometi, il 25 novembre 2017. Due decisioni che hanno segnato una svolta in questo campo.

Dovremmo prestare tutti più attenzione a questi aspetti della questione, per chiedere coerenza di comportamenti e anche per renderci conto che a volte si riesce a compiere qualche passo avanti nel contrasto a chi usa la forza dell’intimidazione per mettere a tacere i giornalisti. E si scopre che si poteva fare iniziando ad applicare in modo tempestivo e giusto alcune norme presenti da molto tempo nei nostri codici.

ASP

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