Colloquium. Le proposte di Ossigeno

Questo intervento è stato svolto dal presidente Alberto Spampinato il 6 novembre 2019 al Press Club di Bruxelles

Il 2 novembre la Giornata Internazionale dell’ONU per mettere fine all’Impunità per i reati contro i giornalisti ci ha offerto l’occasione per aggiornare la situazione e per esprimere, sulla base dei fatti, preoccupazioni gravi per le limitazioni del diritto di informazione che si manifestano da anni in modo incontrastato e di anno in anno si stanno diffondendo sempre più anche nei paesi più liberi e democratici.
Anche quest’anno, Ossigeno per l’Informazione ha celebrato questa importante Giornata a Roma, in forma solenne. Lo ha fatto il 25 ottobre al Senato, con un convegno che ha avuto il patrocinio dell’Unesco. Potete vedere il video integrale e leggere vari interventi sul nostro sito web www.ossigeno.info
Durante il convegno abbiamo reso noti i dati più recenti sul fenomeno:
Abbiamo riferito innanzitutto i dati dell’Unesco che, in sintesi, dicono:
. nell’ultimo anno, nel mondo, sono stati uccisi altri 99 giornalisti. Ciò porta il totale degli uccisi negli ultimi 12 anni a quota 1109
. l’impunità per questi reati è del 90 per cento
. il 70 per cento dei giornalisti uccisi sono cronisti locali che hanno riferito verità scomode sulla politica, sulla corruzione, sul crimine organizzato.
Ossigeno ha aggiunto a questi numeri i suoi dati sull’impunità in Italia per le minacce ai giornalisti. Questi dati, in estrema sintesi, dicono:
.1) dal 2011 al 2016 in Italia è raddoppiato il numero delle querele pretestuose, infondate, strumentali, spesso proprio intimidatorie. Sono raddoppiate anche le condanne definitive a pene detentive per questo reato. Questi dati sono ufficiali.
.2) Nello stesso periodo in Italia, secondo calcoli effettuati da Ossigeno sul suo campione di casi verificati, l’impunità è diminuita, di poco ma in modo progressivo, passando dal 96,8 % del periodo 2011-2018, al 92,8 % del 2019. Però nell’ultimo anno questo progressivo miglioramento ha subito una battuta d’arresto (visto che nel 2019 l’impunità era stata del 91,8).

Questo rallentamento dei risultati della lotta all’impunità è, per Ossigeno, motivo di grande preoccupazione. Questo rallentamento dice infatti che la continua attività di monitoraggio e di denuncia svolta da Ossigeno non produce più gli stessi effetti incisivi e i buoni risultati di prima. Dice che nel 2019 l’Italia non ha mantenuto il ritmo degli anni precedenti nella lotta all’impunità. Segnala che la tensione ideale si è allentata, che gli stimoli da noi prodotti sono meno efficaci, che è meno ampia la mobilitazione generale che negli anni scorsi ha sostenuto la richiesta di contromisure. Il perché lo analizzeremo meglio nei prossimi mesi. Probabilmente in mancanza di risultati concreti e visibili, l’assuefazione e il fatalismo crescono ed più facile continuare a rinviare ogni soluzione.

Cosa fare, dunque? E’ proprio di questo che vogliamo discutere insieme a voi in questo incontro che, non a caso, abbiamo organizzato in forma di colloquio e di scambio di opinioni, arricchendolo con la testimonianza corroborante di Paolo Borrometi, un coraggioso giornalista italiano che ha pubblicato in esclusiva clamorose notizie sull’attività di alcune organizzazioni mafiose in quella parte della Sicilia (la zona di Ragusa e Siracusa) in cui io e lui siamo nati, il luogo in cui 47 anni fa fu ucciso mio fratello, un altro giornalista che aveva rivelato in esclusiva verità scomode. Questa zona della Sicilia gode di una immeritata fama di luogo esente dalla presenza mafiosa. Una fama alimentata dal silenzio dei media. Per avere rotto questo silenzio, nel 2014 Paolo Borrometi ha subito un’aggressione e ripetute minacce di morte. Da allora vive sotto scorta, protetto 24 ore su 24 dalle forze dell’ordine. È uno dei 22 giornalisti italiani sotto scorta, ai quali nelle scorse settimane se ne sono aggiunti altri due. Fra poco gli daremo la parola, ma prima lasciatemi dire alcune cose su cui voglio sollecitare la vostra opinione.
La nostra opinione è chiara. Noi pensiamo che in Europa nella lotta contro l’impunità siamo ormai arrivati a un punto cruciale che richiede un cambio di passo da parte di tutti noi, ONG e istituzioni. Come scrive la Commissaria dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic nel messaggio che ha inviato il 25 ottobre al convegno di Ossigeno, è più che mai necessario passare dalle parole ai fatti. Nel senso che la semplice denuncia delle singole violazioni non basta più, non è efficace, non smuove le coscienze né vale a convincere i governi nazionali a prendere quelle misure di contrasto necessarie e indispensabili che sono elencate da alcuni anni nelle Raccomandazioni approvate dall’ONU, dal Consiglio d’Europa, dall’Unesco e da ultimo, a dicembre 2018 dall’OSCE con la Dichiarazione di Milano che il Rappresentante per la libertà dei media dell’OSCE, Harlem Désir ha opportuna-mente richiamato nel messaggio inviato nei giorni scorsi al convegno di Ossigeno a Roma.

Noi pensiamo che per ottenere misure concrete sia necessario
A) mettere ciascun governo nazionale davanti agli obblighi che ha assunto sottoscrivendo i Trattati internazionali
B) chiedere al Parlamento Europeo, e alla Commissione Europea per la sua competenza, di esercitare più ampiamente il ruolo di motore propulsore della democrazia e della libertà di informazione elaborando direttive sul modo concreto di risolvere i più evidenti problemi comuni ai paesi membri che ostacolano la lotta all’impunità. Innanzitutto proteggendo penalmente il diritto di informazione, rendendo sanzionabili le violazioni del diritto di informazione qual è definito dall’articolo 10 della Convenzione Europea Dei Diritti Dell’Uomo, configurando una circostanza aggravante specifica per tutti i reati commessi allo scopo di impedire l’esercizio di tale diritto, rendendo generalizzata (com’è già avvenuto per il reato di ingiuria) la depenalizzazione della diffamazione a mezzo stampa e, allo stesso tempo, configurandola come una violazione diversa e distinta dall’hate speech e dalla deliberata e consapevole pubblicazione di notizie false.

Per dare forza a queste richieste strategiche Ossigeno ritiene necessario condurre in ogni paese una campagna basata su argomenti convincenti in grado di superare la principale barriera politica e culturale che ovunque – com’è confermato dalla nostra esperienza e da autorevoli esperti – fa prevalere la minimizzazione e la negazione della gravità di questi problemi e il rinvio di ogni contromisura.

Gli argomenti più convincenti da mettere in campo contro lo scetticismo generale si possono ottenere con la rappresentazione oggettiva dei fatti, dei problemi, delle violazioni più gravi, delle intimidazioni, delle minacce e degli abusi impuniti nei confronti dei media e dei giornalisti, rappresentandoli in modo documentato e non negabile, in ogni singolo paese.

In altre parole: le armi di convinzione si devono produrre in loco, in ogni paese, conducendo un monitoraggio indipendente, attivo e approfondito delle violazioni, un monitoraggio con risultati pubblici verificabili, in grado di integrare efficacemente le notizie pubblicate dai media che su questo fenomeno sono frammentarie, insufficienti e spesso imprecise o incomplete.

Dopo gli omicidi di Daphne Caruana Galizia e Jan Kuciak il Parlamento Europeo e la Commissione Europea hanno cominciato a fare di più in questa direzione. Hanno stanziato fondi più ingenti per il monitoraggio e l’attività di monitoraggio, di sostegno al giornalismo investigativo, per la sensibilizzazione dei cittadini.

Ossigeno ha fiducia che questa maggiore attenzione possa produrre buoni risultati e spera di poter concorrere allo svolgimento di queste attività con il suo patrimonio di conoscenza, di competenza e di esperienza. Ossigeno fa parte dell’ECPMF, la cooperativa tedesca che farà questo monitoraggio per la Commissione Europea. Inoltre Ossigeno ha presentato un suo progetto per la formazione degli osservatori e per creare quelle reti di solidarietà indispensabili in attesa che la politica risolva i suoi problemi.

Il finanziamento di questi progetti offre una grande occasione. Sarebbe grave sprecarla. Sarebbe un grande spreco dimenticare le migliori pratiche (best practices) realizzate in questi anni in questo campo. Spero proprio che, invece, siano valorizzate al massimo, perché non c’è tempo da perdere e perciò non dobbiamo perdere tempo per scoprire da noi ciò che altri hanno scoperto prima di noi. Come agire? Cosa fare per unire gli sforzi in questa direzione? Su questo sollecito la vostra attenzione e il vostro contributo di idee e proposte.

Alberto Spampinato

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