Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

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Assistenza Legale

Dice: Ho visto entrare le mafie. Querelata dal Comune, sarà assistita da Ossigeno

La giornalista freelance Sara Manisera è accusata di diffamazione per un discorso sulle infiltrazioni dei clan al Nord, in cui ha parlato del territorio di Abbiategrasso

OSSIGENO 7 ottobre 2022 – A settembre 2022 gli amministratori del Comune di Abbiategrasso, che fa parte della Città Metropolitana di Milano, con una delibera della Giunta, hanno incaricato un avvocato di presentare una denuncia-querela per diffamazione aggravata contro la giornalista freelance Sara Manisera, perché ha accostato il nome del comune a vicende di mafia, in un discorso da lei pronunciato l’ 8 giugno 2022, a Cutro, in provincia di Crotone, durante un incontro pubblico in occasione del Premio Nazionale Giovani ‘Diego Tajani’.

La giornalista si è detta sconcertata dalla querela. Ha chiarito pubblicamente che con le sue parole non intendeva formulare nessuna accusa contro gli amministratori di Abbiategrasso e ha aggiunto  che ha usato la parola ‘comune’ per  indicare il territorio comunale. Per difendersi dalle accuse, che ritiene immotivate, ha chiesto l’assistenza di Ossigeno per l’informazione.

ASSISTENZA LEGALE – L’Ufficio di Assistenza legale gratuita di Ossigeno ha accolto la richiesta, perché la giornalista freelance merita di essere aiutata e questo caso legale è di importanza strategica per fare capire come in Italia, a causa di leggi punitive e anacronistiche, un giornalista di comprovato impegno sociale può essere facilmente accusato di diffamazione e costretto a chiarire le sue parole in tribunale con l’assistenza di un avvocato, senza che si sia neppure tentato di chiarire i fatti.

LA FRASE contestata dal Comune è questa: “Ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, ho visto le mafie entrare nel comune, negli appalti pubblici, e soprattutto dentro il cemento, perché alle mafie una cosa che piace tanto è il cemento, i centri commerciali”.

QUANDO l’ha pronunciata, Sara Manisera aveva appena ricevuto il Premio Diego Tajani proprio per il suo impegno civile. Alla cerimonia erano presenti, in quanto anch’essi premiati, il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, lo scrittore Antonio Nicaso e l’esperto di mafie Isaia Sales. Tutti premiati per il loro impegno civile.

IL CONTESTO – L’8 giugno Sara Manisera ha fatto un ampio discorso. Ha parlato della sua esperienza, rivolgendosi agli studenti presenti, invitandoli a tutelare l’ambiente, a difendere il loro territorio, sottolineando due punti: le mafie non sono solo in Calabria, sono arrivate ovunque, anche al nord, e investono e riciclano parte dei loro proventi illeciti nella speculazione edilizia, cospargendo il territorio di cemento. Perciò, aveva aggiunto, per difendersi dalle infiltrazioni mafiose la prima cosa da fare è proprio difendere l’ambiente. Aveva parlato del territorio di Abbiategrasso perché è lontano dalla Calabria, è alle porte di Milano.

IL PARERE DI OSSIGENO – Per trovare in quella frase un significato diffamatorio bisogna estrapolarla dal contesto, isolarla dal resto e interpretarla nel modo più malizioso possibile. Ma questo non si può fare in un paese in cui c’è la libertà di parola, cioè di esprimersi liberamente anche nella forma e in cui tutti hanno il diritto di esprimere liberamente idee e opinioni e di argomentarle con esemplificazioni generali. Quale senso attribuire a una singola frase di un discorso lo insegnano i linguisti, prima ancora che i giuristi. Insegnano che molte frasi e perfino molte parole cambiano significato a seconda del contesto in cui sono usate. Questa ambiguità è uno dei pregi della lingua italiana. Nessuno dovrebbe sentirsi offeso al punto da rivolgersi a un giudice se prima non ha chiesto all’offensore di chiarire pubblicamente il senso di un’affermazione. Perché in una società democratica la dialettica, il fair play devono improntare i rapporti tra cittadini e istituzioni. Il Comune di Abbiategrasso avrebbe potuto chiarire facilmente il senso di quelle parole, prima di mettere in moto la macchina della giustizia e spendere in avvocati i soldi dei cittadini. Così probabilmente non ci sarebbe stata nessuna offesa e nessuna causa. perché Sara Manisera avrebbe dato il significato autentico di quella frase, avrebbe detto che  non si riferiva all’amministrazione comunale, ma genericamente al territorio di Abbiategrasso e alla sua storia, non immune da passate presenze di organizzazioni di stampo mafioso.

LA GIORNALISTA – “Io sono una giornalista  – ha dichiarato Sara Manisera –  e ho il diritto di informare e di criticare. Ovviamente sono sempre disponibile a confrontarmi pubblicamente su ciò che penso e dico sulla lotta alla mafia, che è un tema di interesse pubblico, non è soltanto un insieme di casi giudiziari. Le parole che ho detto a Cutrò, l’ho detto e lo ribadisco, si riferiscono al territorio comunale di Abbiategrasso e sono affermazioni fondate. Molti elementi (sentenze penali, ricerche universitarie, rapporti dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata CROSS dell’Università di Milano) hanno mostrato la presenza di clan e di singoli esponenti di organizzazioni di stampo mafioso sul territorio abbiatense da decenni. La pervasività delle mafie nel tessuto economico, sociale, culturale e politico avviene su più fronti. E il territorio di Abbiategrasso non ne è rimasto escluso. Ricordarlo non significa dire che gli amministratori comunali siano o siano sempre stati complici di queste illegalità, anzi. Semmai significa che anch’essi devono prestare molta attenzione alle modalità di infiltrazione delle mafie nel territorio comunale, nelle attività economiche, commerciali e edilizie. Vorrei che anche loro ne parlassero, invece di denunciare (fra l’altro spendendo soldi pubblici) chi ne parla. ADP ASP

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