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Violazioni verificate

“Extravergine finto”. Azienda chiede 20 milioni € danni a giornalisti

Ma il Tribunale di Spoleto ha detto no e ha condannato la società Pietro Coricelli S.P.A. a rimborsare 60 mila € di spese legali agli accusati

OSSIGENO 20 gennaio 2023 –  Il giudice Francesco Falfari del Tribunale civile di Spoleto, il 5 gennaio 2023 ha rigettato la richiesta di un’azienda produttrice di olio d’oliva di avere un risarcimento di venti milioni di euro dai giornalisti Enrico CINOTTI e  Caterina PASOLINI e dai loro editori (Editorialenovanta S.R.L. e GEDI – Gruppo Editoriale S.p.a) per danni causati all’immagine dell’azienda. A conclusione della causa civile iniziata nel 2020, il giudice ha inoltre stabilito che la società Pietro Coricelli S.P.A. deve a rimborsare agli accusati le spese legali sostenute per difendersi in giudizio, per oltre sessantamila euro (58.144,00 euro più il 15%) . 

Cinotti ed Editorialenovanta sono stati difesi dagli avvocati Caterina Malavenda e Antonio Coaccioli; invece Caterina Pasolini e GEDI sono stati assistiti dagli avvocati Maurizio Martinetti e Valeria Vacchini.

GLI ARTICOLI – All’origine della causa, c’erano due articoli. Il primo, di Caterina Pasolini intitolato “Finto extravergine un olio su due. L’ultimo scivolone del made in Italy”, pubblicato sul quotidiano “La Repubblica” il 21 maggio 2015, anticipava quello più approfondito di Enrico Cinotti pubblicato nella rivista “Test” nel numero di giugno 2015.

LA SENTENZA – “In entrambi gli articoli, in estrema sintesi, – si legge nella sentenza – si dava atto di aver effettuato su venti prodotti oleari (oli extravergine di oliva) dei più conosciuti marchi, dei presunti test per la verifica organolettica delle qualità necessarie per qualificare i medesimi come “olio extravergine di oliva”. Tali indagini erano consistite nella prova di assaggio (denominata “panel test”) effettuata presso il laboratorio dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Roma e che, dalla medesima, era emerso che nove degli oli esaminati non presentavano le necessarie caratteristiche organolettiche, ivi inclusi quelli a nome Pietro Coricelli s.p.a. e Cirio (del cui marchio la Coricelli era licenziataria). I giornalisti hanno rispettato tutte le regole, ha concluso il giudice, e perciò la richiesta di danni deve essere respinta.

 ASP

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