Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

Violazioni verificate

Fanpage svela giro di tangenti. Giornalisti indagati per induzione alla corruzione

Il sequestro dei filmati degli incontri con politici e funzionari, registrati da un uomo-esca con una telecamera nascosta, non ha impedito la pubblicazione

Due avvisi di garanzia per induzione alla corruzione ai giornalisti, con l’ordine di consegnare alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli tutti i filmati da loro registrati nel corso di cinque mesi. Con questa decisione della Dda, il 14 febbraio 2018, si è appreso che il giornale online Fanpage di Napoli aveva realizzato una clamorosa inchiesta – svolta sul campo – per documentare un vasto giro di tangenti sull’assegnazione degli appalti per smaltire i rifiuti della Campania in altre regioni. Un’inchiesta che ha spinto la magistratura a notificare avvisi di garanzia imprenditori e politici, alcuni dei quali hanno rassegnato le dimissioni.

I filmati si riferiscono a decine di incontri per un totale di 900 ore di registrazione. La prima puntata dell’inchiesta giornalistica, denominata “Bloody Money”, pubblicata due giorni dopo il sequestro dei filmati, ha mostrato che questi affari illeciti interessano politici e imprenditori che non si fanno scrupolo di fare affari con esponenti della camorra.

A dicembre 2017, la redazione di Fanpage, che ha sede a Napoli, aveva informato la Procura della Repubblica che stava realizzando quell’inchiesta utilizzando come esca un ex camorrista che in passato aveva effettivamente lucrato sullo smaltimento illecito dei rifiuti. Il direttore di Fanpage aveva anche fornito spontaneamente una serie di registrazioni. Di questa circostanza dà atto lo stesso decreto di esibizione e richiesta di consegna dei file, che specifica: “si ritiene necessario” acquisire “ulteriori” file, oltre a quelli consegnati l’8 gennaio 2018.

L’ordine di esibizione e consegna dei filmati si è materializzato del tutto inatteso la mattina del 14 febbraio 2018, con un decreto perentorio presentato dagli agenti della polizia giudiziaria nella sede della redazione, in via Orsini. Contestualmente, sono stati notificati al direttore della testata, il giornalista Francesco Piccinini, all’autore dell’inchiesta,  Sacha Biazzo e a Nunzio Perrella, l’uomo che ha fatto da esca, avvisi di garanzia per induzione alla corruzione. Lo stesso giorno hanno ricevuto avvisi di garanzia per lo stesso reato altre nove persone, fra cui  un candidato alla Camera dei Deputati per le elezioni del prossimo 4 marzo, Luciano Passariello, consigliere alla Regione Campania per Fratelli d’Italia.

I giornalisti, dichiarando di avere agito con la massima correttezza e nell’interesse pubblico, mettendo in scena una finta corruzione, hanno espresso la loro preoccupazione per gli avvisi di garanzia emessi nei loro confronti. La Procura ha fatto sapere che è un atto dovuto.

L’Ordine dei Giornalisti, la Federazione Nazionale della Stampa, il Sindacato unitario dei Giornalisti della Campania e numerosi associazioni, fra cui Ossigeno per l’Informazione, si sono schierati dalla parte dei giornalisti di Fanpage, affermando che hanno agito correttamente esercitando il diritto di cronaca. Il segretario del sindacato campano dei giornalisti, Claudio Silvestri (leggi) ha detto: “Saremo con i giornalisti di Fanpage in tutte le sedi, il diritto di cronaca non può essere calpestato da nessuno, neanche dalla magistratura. I nostri colleghi hanno fatto solo il loro dovere”. Il 22 febbraio il presidente della FNSI, in segno di solidarietà, si è recato in visita alla redazione di Fanpage.

“Tra tutte le polemiche e le critiche alla nostra inchiesta, ciò che mi spiace più di tutto – ha detto a Ossigeno Piccinini – non è tanto l’iscrizione nel registro degli indagati, ma sono gli argomenti utilizzati da alcuni miei colleghi”

L’inchiesta giornalistica di Fanpage, denominata “Bloody Money, si articola in sette puntate. E’ stata realizzata con la collaborazione attiva di un “pentito”, il collaboratore di giustizia Nunzio Perrella, un ex boss della camorra che ha scontato 21 anni di carcere e per Fanpage fa da esca, da agente provocatore. Perrella, anche lui indagato per induzione alla corruzione, ha fatto sapere di essere tornato nel giro dello smaltimento illecito dei rifiuti e si è proposto come facilitatore di accordi fra imprenditori spregiudicati del settore, gli amministratori e funzionari pubblici che distribuiscono gli appalti e gli incarichi senza gara.

Subito alcuni amministratori pubblici, uomini politici, e imprenditori hanno chiesto di incontrare Perrella e hanno discusso con lui di tangenti da ripartire. Perrella ha finto di stare al gioco. I giornalisti di Fanpage hanno registrato tutti gli incontri con una telecamera nascosta addosso a Perrella. Un lavoro che ha impegnato per mesi l’intera redazione, che ha lavorato in tutta segretezza, ma ha informato gli  inquirenti delle notizie di reato che man mano scopriva.

L’inchiesta giornalistica, che mostra sequenze scioccanti ora al vaglio della magistratura, ha avuto la massima risonanza, sia perché coinvolge personaggi politici molto noti, sia perché è stata pubblicata durante la campagna per le elezioni politiche del 4 marzo 2018.

L’inchiesta giornalistica ha portato ad uno sbocco l’inchiesta che la magistratura stava svolgendo sugli amministratori e sui funzionari della società SMA, partecipata dalla Regione Campania, che si occupa di riqualificazione ambientale e prevenzione. Dalle indagini giudiziarie  sarebbe emerso un giro di tangenti e appalti irregolari gestiti tra politici, imprenditori e criminalità organizzata.

La pubblicazione delle prime due puntate dell’inchiesta giornalistica di Fanpage hanno suscitato reazioni risentite dai manager e personaggi politici chiamati in causa, che hanno protestato la loro innocenza accusando la redazione di Fanpage di avere ordito una trappola inammissibile. Alcuni hanno rassegnato subito le dimissioni. Il 17 febbraio si è dimesso il consigliere delegato della Sma Campania, Lorenzo Di Domenico (leggi).  Il 18 febbraio si è dimesso l’assessore del Comune di Salerno, Roberto De Luca e il 20 febbraio, dopo la diffusione della terza puntata dell’inchiesta, si è dimesso il presidente della Sma, Biagio Iacolare. (leggi)

Anche Matteo Renzi, segretario del Pd (partito di De Luca) e Luigi Di Maio, capo politico M5S, hanno preso posizione, polemizzando fra loro. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, padre dell’assessore di Salerno che si è dimesso, ha definito l’inchiesta di Fanpage “un’operazione camorristica” all’attacco di chi è impegnato a risolvere il problema dei rifiuti nella sua regione.

RDM

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