Libertà di stampa

Gianluca Amadori, il Veneto non è più una regione tranquilla

Sui clamorosi sviluppi delle indagini sugli spari contro la casa padovana di Ario Gervasutti (vedi qui), Ossigeno ha chiesto un commento a Gianluca Amadori, giornalista professionista, già presidente dell’Ordine dei giornalisti del Veneto e oggi consigliere nazionale 

OSSIGENO 21 settembre 2023 – di Gianluca Amadori – In Veneto a preoccupare i giornalisti non sono soltanto le querele bavaglio e le spropositate richieste di risarcimento danni, finalizzate a limitare l’informazione. In quella che un tempo era ritenuta una regione tranquilla, sono sempre più numerosi gli episodi relativi a minacce ed aggressioni, anche di stampo mafioso, ai danni di cronisti nell’esercizio dell’attività professionale.

L’episodio più clamoroso è venuto alla luce quest’estate: la procura antimafia di Venezia accusa un imprenditore vicentino ed ex senatore della Lega, Alberto Filippi, di essere il mandante dei cinque colpi di pistola esplosi, il16 luglio del 2018, a Padova, contro l’abitazione di Ario Gervasutti, attuale capo redattore del Gazzettino ed ex direttore del Giornale di Vicenza. Secondo i magistrati veneziani, il grave episodio di intimidazione, messo in atto da un esponente della ‘ndrangheta, avrebbe costituito la “vendetta” per una serie di servizi giornalistici sgraditi, pubblicati dal Giornale di Vicenza. La procura si appresta a chiudere le indagini e spetterà al processo fare piena luce.

L’inquietante vicenda dell’estate 2018, senza precedenti, aveva suscitato sconcerto e preoccupazione, e ancor di più l’esito dell’inchiesta giudiziaria. Ma non è, purtroppo, un episodio isolato: in precedenza, a chiusura di una lunga indagine sulle infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale, sono emerse intercettazioni dalle quali risulta che Luciano Donadio, il boss dei casalesi di Eraclea che manteneva legami con il clan Schiavone, nel 2008 aveva progettato di far sparare alla cronista di nera del Gazzettino, Monica Andolfatto, oggi segretaria del Sindacato dei giornalisti del Veneto, per “punirla” di una serie di articoli che nel 2008 erano stati dedicati all’organizzazione criminale. Progetto fortunatamente non portato a compimento.

Il fenomeno mafioso in Veneto, alla cui denuncia si dedica da anni un altro giornalista del Gazzettino, Maurizio Dianese, presidente del Cidv di Dolo, il Centro di documentazione e inchiesta sulla criminalità organizzata (di cui è direttore il giornalista Gianni Belloni), sono soltanto la punta dell’iceberg di una situazione per nulla tranquillizzante. (Del caso Dianese si era occupato anche Ossigeno)

Negli ultimi anni sono diventate sempre più frequenti le aggressioni nei confronti di giornalisti: è accaduto, ad esempio, durante l’epidemia di Covid. L’ultimo, in ordine di tempo, verificatosi lo scorso agosto, ha riguardato una troupe di Telenuovo , impegnata a raccogliere interviste in Prato della Valle a Padova. In primavera, vittima di violenze era stato un fotoreporter del gruppo Gedi, aggredito da un tifoso, all’esterno dello stadio. E, alcuni mesi prima, nel mirino erano finiti un giornalista e il fotografo del Gazzettino, impegnati a seguire una manifestazione a Mestre.

“Il clima di minaccia e violenza in cui si trovano ad operare gli operatori dell’informazione è sempre più preoccupante – denuncia il consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, il padovano Maurizio Paglialunga, già presidente dell’Ordine dei giornalisti del Veneto – Ma i giornalisti veneti non si lasciano intimidire e continuano a svolgere al meglio il loro lavoro, ovvero ad informare in maniera completa e puntuale i cittadini”.

Gianluca Amadori

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