Libertà di stampa

Luciana Alpi, una vita di dolore e di lotta per la verità

Il saluto di Ossigeno alla mamma di Ilaria, la giornalista uccisa a Mogadiscio nel 1994 insieme a Milan Hrovatin. Una donna forte e determinata

Luciana Riccardi, la straordinaria mamma di Ilaria Alpi, ha chiuso gli occhi per sempre martedì 12 giugno 2018 senza avere ottenuto giustizia e verità per la morte di sua figlia, senza conoscere la verità su una morte che dopo 24 anni resta ancora un mistero da chiarire.

Da quel terribile 20 marzo 1994, il giorno in cui Ilaria fu uccisa insieme al cameraman Milan Hrovatin, e fino all’ultimo istante, Luciana ha continuato a battersi instancabilmente affinché la Procura di Roma non archiviasse il fascicolo di quelle indagini avvolte da misteri, intricati interessi e da depistaggi che più di una volta hanno imposto di ripartire da zero. Luciana ha lottato insieme al marito Giorgio, finché è stato in vita, poi ha continuato da sola.

Più volte ha manifestato sfiducia nella macchina della giustizia. Lo ha fatto anche pubblicamente. Ma ogni volta ha superato lo  scoramento e ha ripreso a lottare, a spronare gli altri.

“Non ho più nessuna speranza, ma devo andare avanti per mia figlia: lei ha perso la vita e io sono ancora qui”, aveva confessato pubblicamente, nel maggio del 2017 al convegno “Informazione. Diritto violabile?, organizzato in Senato da Ossigeno per l’Informazione.

Per me era la “signora Luciana”. L’ho conosciuta proprio durante l’organizzazione di quel convegno. Ero andata a casa sua per invitarla e convincerla a partecipare all’incontro. Ricordo l’emozione che provai. Mi avevano detto: è una donna forte. Avevano ragione. Quella che ho conosciuto io quel giorno, quella che poi ho incontrato in altre occasioni era una signora affabile, raffinata ma decisa e combattiva. Era anche una mamma provata dall’immenso dolore per la tragica perdita dell’unica figlia, ma impegnata a trovare la forza per assolvere il dovere di cercare la verità sui retroscena e sui responsabili di quella sanguinosa esecuzione e di ottenere giustizia.

La sua battaglia esemplare era trascinante ed era diventata la battaglia di tantissimi altri. Non soli dei giornalisti colleghi di Ilaria, ma anche di molte persone estranee al mondo dell’informazione, che nel corso degli anni le hanno fatto arrivare il loro sostegno.

E adesso molti compiangono insieme a noi la sua morte; tanti si impegnano come noi a continuare la sua strenua battaglia per fare luce sulla morte di Ilaria e Miran Hrovatin. Cara Luciana, la sua lotta non è stata vana.

L’ultima volta che ho parlato con lei è stato un mese fa. Era provata dalle patologie con cui conviveva da anni. I suoi giorni erano scanditi dai numerosi controlli medici a cui doveva sottoporsi. Si è quasi scusata di non essere in piena forma per partecipare alle nostre iniziative. Ma, come altre volte, ha manifestato il suo sostegno e la sua vicinanza per la battaglia civile di Ossigeno.

La signora Luciana ci mancherà. Ci mancheranno la sua grinta, la sua determinazione.  Non dimenticheremo il suo esempio. Il suo ricordo si aggiunge ai motivi che danno senso al nostro lavoro e alla nostra battaglia quotidiana per la verità, per fare sì che le violenze contro i giornalisti non rimangano impunite.

RDM