Libertà di stampa

Mafia e informazione. On. Rosi Bindi, i boss non sopportano i cronisti

Questo brano è tratto dalla relazione conclusiva dell’on. Rosi Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, presentata il 22 febbraio 2018 a Palazzo Madama

Le mafie non sopportano il lavoro dei cronisti che scavano sui loro affari e fanno conoscere all’opinione pubblica le loro trame criminali. Una informazione con la schiena dritta, libera dai condizionamenti e capace di esercitare con correttezza e obiettività un’indispensabile funzione di critica e racconto della realtà è un’alleata fondamentale nella battaglia contro i poteri mafiosi.

La commissione ha sviluppato un intenso e proficuo confronto con gli operatori dell’informazione nell’ambito dell’inchiesta sulla condizione dei giornalisti intimiditi e minacciati dalle mafie di cui la relazione finale ricorda analisi e le conclusioni.

In Italia negli ultimi nove anni sono stati puniti in vario modo più di duemila giornalisti: avvertimenti, pestaggi, licenziamenti, trasferimenti, querele temerarie. Ogni due giorni vengono minacciati tre cronisti, stima per difetto visto che tiene conto solo degli episodi effettivamente denunciati. Attualmente sono oltre 30 i giornalisti sottoposti a misure di protezione da parte del Ministero dell’Interno. Non esistono zone franche e il vecchio paradigma di una violenza mafiosa concentrata nelle regioni meridionali è ormai superato.

La relazione analizza anche l’opera di fiancheggiamento di mezzi di informazione (televisioni, radio, giornali, siti internet) collegati in vario modo ai clan mafiosi che esercitano campagne mirate di delegittimazione nei confronti di esponenti del mondo politico e giudiziario e dei giornalisti impegnati nella denuncia delle illegalità nel territorio.

La relazione avanza anche proposte per rafforzare le forme di tutela penale dei giornalisti minacciati; punire la reiterata pubblicazione di notizie false finalizzata alla denigrazione o delegittimazione di singoli o di istituzioni; garantire l’indipendenza dei giornalisti sia superando la logica dei freelance, i più esposti alle pressioni mafiose, con una maggiore stabilizzazione dei rapporti di lavoro sia assicurando la trasparenza della proprietà delle testate giornalistiche.

ASP ONY

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