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Ostia. Folla in corteo con la cronista Federica Angeli

Dopo che era stata notata l’assenza dei commercianti e delle associazioni territoriali al processo contro il clan Spada

C’erano molte persone giovedì 14 giugno 2018 alle 18.30 a Ostia, in via Forgiarini, a Ostia, non solo i residenti del X Municipio di Roma che hanno indettola la manifestazione di solidarietà e vicinanza alla giornalista di Repubblica, Federica Angeli, ma anche cittadini di altre parti di Roma e giornalisti, chiamati a manifestare dalla FNSI. La manifestazione è stata indetta perché pochi giorni prima, a Palazzo di Giustizia, al processo contro il clan Spada, al quale Federica Angeli ha testimoniato sulle minacce e le violenze subite,  l’assenza dei commercianti, delle associazioni territoriali e delle vittime del clan era mancata e ciò era stato considerato come un segnale di isolamento nei confronti della cronista.

Da qui la decisione di organizzare un presidio sotto il balcone dell’abitazione di Federica Angeli, «dove la sua lotta ebbe inizio e dove iniziò anche la nostra lotta.

«Ostia riparte da Federica Angeli. Senza paura e #amanodisarmata – hanno scritto gli organizzatori – riprendiamo possesso delle nostre vie, delle nostre piazze, della nostra città, dimostrando agli Spada e a tutte le mafie che Federica Angeli siamo anche noi cittadini di Ostia», concludono gli organizzatori.

IL COMMENTO DI ATTILIO BOLZONI – Su Repubblica, Attilio Bolzoni, ha commentato la partecipazione popolare sottolineando che anche i giornalisti del quotidiano per cui lei lavora si stringono a lei in un abbraccio di solidarietà, essendo “un gruppo di giornalisti che ha un modo di pensare e di lavorare che è quello di Federica”.

“Lasciare solo un giornalista è come “spegnerlo”. Anche senza usare le armi lo si può uccidere, costringerlo alla mortificazione del silenzio, trasformarlo lui stesso in “notizia” e dileggiarlo (o infamarlo) e renderlo innocuo, inutile. Ecco perché Bolzoni – la manifestazione di ieri sera va molto oltre i romani di quel grande quartiere che è Ostia che si sono stretti intorno a Federica Angeli, è un segnale che lascia un seme, che fa crescere qualcosa di nuovo in un luogo tormentato, diviso, avvelenato. Una settimana fa non c’era nessuno al Palazzo di Giustizia non c’erano i commercianti, le associazioni territoriali, le altre vittime dei boss del litorale quando Federica era lì davanti agli Spada e davanti agli Spada è rimasta sola. Sono passati pochi giorni e Ostia una parte di Ostia ha capito che non poteva replicare il vuoto del Tribunale e ha scelto di schierarsi pubblicamente, ritrovandosi fra le “viette” del quartiere, dalla casa della giornalista sino al simbolo del piccolo-grande potere mafioso: piazza Gasparri. Ad Ostia come in qualunque altro rione di Roma o qualunque altra città d’Italia non servono le “rivoluzioni”, i cambiamenti si fanno a piccoli passi, faticosamente e a volte anche dolorosamente. E il corteo di ieri sera ci racconta che in una settimana è accaduto qualcosa di importante, perché c’era già ma non veniva fuori, qualcosa che diceva a quelle persone che era giusto stare lì, che non potevano non esserci. Prima o poi il sentimento di una comunità si  impone, si fa largo fra l’indifferenza o la paura. È vero, c’è anche la Ostia che non ha mai marciato “contro la mafia” ma “contro il commissariamento” del suo Municipio. C’è anche la Ostia che non vuole sentire nominare gli Spada o i Fasciani o i Triassi (o quel Balini padrone del porto con le sue misteriose entrature) perché ogni volta viene sporcata l’immagine di una città che vive anche di immagine, e che intorno alla sua immagine è pronta a negare tutto. Ma i fatti sono così forti e così evidenti che non si possono sotterrare, le cronache di Federica sono state in questi anni così puntuali che far finta di non tenerne conto significa scivolare nei territori della complicità. Quello che ci piace ricordare però è anche altro. Proprio perché fin dal principio noi giornalisti che scriviamo di mafie siamo stati al fianco di Federica Angeli e proprio perché soprattutto i più vecchi riusciamo a fiutare gli odori e gli umori di certe vicende, oggi vorremmo evitare che Federica diventi lei, solo lei il simbolo di una battaglia civile che appartiene a tutti noi, alla redazione del giornale per cui Federica scrive, un gruppo di giornalisti che ha un modo di pensare e di lavorare che è quello di Federica, le cronache che lei ha firmato sui “malacarne” di Ostia li abbiamo firmati anche noi. C’eravamo tutti noi, di Repubblica, alla manifestazione di ieri sera che è partita da casa Angeli e che si è fermata in piazza Gasparri. A Ostia i cittadini difendono Federica Angeli”.

ASP