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Violazioni verificate

Querele. Amurri vince appello con ex ministro

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La giornalista del “Fatto” era stata insultata da Calogero Mannino per un articolo in cui riferiva una sua conversazione

La Corte di Appello di Roma ha condannato l’ex ministro Calogero Mannino al risarcimento dei danni in favore di Sandra Amurri, giornalista del Fatto Quotidiano, liquidati in 30 mila euro, oltreché alla rifusione delle spese del doppio grado di giudizio. La giornalista è stata difesa, in appello, dagli avvocati Martino Umberto Chiocci e Alessandra Flamminii Minuto.

L’ex ministro aveva usato parole ingiuriose nei confronti della giornalista dopo la pubblicazione, avvenuta nel marzo del 2012, di un suo articolo nel quale raccontava il contenuto di una conversazione tra lo stesso Mannino e l’onorevole Giuseppe Gargani, da lei ascoltata casualmente all’esterno di una nota pasticceria del centro di Roma; nel corso della conversazione Mannino invitava Gargani a contattare De Mita perché “dobbiamo dare tutti la stessa versione” altrimenti “questa volta ci fottono”; nel dicembre 2011, quando Amurri ascoltò quella conversazione tra i due politici, non era noto che Calogero Mannino fosse indagato per minaccia a Corpo politico dello Stato (successivamente fu assolto da quell’accusa, in primo e secondo grado, per “non aver commesso il fatto”); né era noto che De Mita sarebbe stato sentito dai magistrati; la Amurri pubblicò quindi l’articolo solo quando, qualche tempo dopo, diffusasi la notizia, la giornalista fu in grado di comprendere e “contestualizzare” quanto aveva ascoltato.

Il politico reagì violentemente alla pubblicazione, sulla stampa e in televisione,  definendo l’articolo della Amurri come il “delirio di una mitomane“, la “provocazione di una spia in servizio“,  una “menzogna organizzata“, frutto di “una fantasia eccitata“.

La giornalista, sentendosi ingiustamente diffamata, aveva citato in giudizio l’ex ministro, ma il Tribunale civile le aveva dato torto, qualificando gli insulti dell’uomo politico come un “legittimo esercizio del diritto di critica”, e come adeguata “reazione”, giustificata dall’avere la giornalista “abusivamente origliato” un colloquio privato. 

La Corte d’Appello però, ha ora ribaltalto quella sentenza, spiegando che “la conversazione non è stata né origliata, né abusivamente captata, poiché avvenuta in un luogo pubblico, aperto“, e la giornalista non era certo tenuta ad allontanarsi per non ascoltare la conversazione, come pretendeva Calogero Mannino. Circa l’esercizio del diritto di critica, la Corte d’Appello ha spiegato che “le espressioni offensive [usate da Mannino, ndr] non sono assistite dal presupposto della veridicità né putativa né limitatamente al suo nucleo più essenziale, poiché Mannino, pur non avendo negato che il colloquio sia effettivamente avvenuto, non ne ha mai fornito una ricostruzione alternativa a quella contenuta nell’articolo della Amurri, limitandosi ad accusarla di ‘mitomania’ e di ‘spionaggio’“. 

DB

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