Memoria

Ricordo di Walter Tobagi, ucciso 45 anni fa a Milano dalla ‘Brigata XXVIII Marzo’

Era un riformatore, perciò era inviso al fanatismo estremista, ricorda Mattarella – Iniziative a Milano e Spoleto – La sua storia su Ossigeno 

OSSIGENO 27 maggio 2025 – Sono passati 45 anni dall’omicidio di Walter Tobagi, indimenticabile giornalista del ‘Corriere della Sera’ ucciso il 28 maggio 1980 a Milano dai terroristi della “Brigata XXVIII Marzo”, un gruppo di estrema sinistra che con quell’azione voleva acquistare prestigio per accreditarsi presso le Brigate Rosse.

Quella mattina, il giornalista era appena uscito dalla sua casa di via Salaino per andare al lavoro nella redazione di Via Solferino, come faceva tutti i giorni. I sicari lo attendevano. Spararono cinque colpi di pistola in sequenza, con una P38. Uno colpì il giornalista dietro l’orecchio sinistro. Un altro, quello fatale, dritto al cuore. Walter Tobagi cadde sul marciapiede bagnato dalla pioggia fredda e sottile. Al rumore degli spari, sua moglie accorse in strada con la figlia Benedetta, che aveva 3 anni. Ma poté solo guardare con orrore quel corpo senza vita.

LE INIZIATIVE – A Milano, in occasione di questo anniversario, l’Associazione Lombarda Giornalisti, di cui l’inviato del ‘Corriere’ era presidente quando fu assassinato, ha reso disponibile gratuitamente, presso la sede di via Monte Santo 7 a Milano, copie del libro “Walter Tobagi Giornalista”. Il volume raccoglie parte degli scritti di Tobagi, dagli esordi alle opere storiografiche, ai servizi da inviato del Corsera. Per riceverlo a casa si potrà invece scrivere alla mail segreteriaalgmi@assogiornalisti.it pagando le spese di spedizione.

A Spoleto, l’Ordine dei giornalisti dell’Umbria ricorda Walter Tobagi  con una conferenza pubblica, domani 28 maggio, alle ore 9.30 nella sala Antonini della Rocca Albornoziana, a conclusione della 20esima edizione del Corso di giornalismo intitolato proprio a Walter Tobagi, che era nato a San Brizio, una frazione di Spoleto.

CERCAVANO LA VERITA’ – Chi vuole approfondire la storia e la vita di Walter Tobagi, e l’iter del processo che portò alla condanna dei suoi assassini, può consultare il sito “Ossigeno – Cercavano la verità” www.giornalisti uccisi.it , che offre una ricca documentazione su di lui e su altri 29 giornalisti italiani uccisi a causa del loro lavoro e del loro impegno. Questo archivio della memoria è stato costruito in collaborazione con i familiari delle vittime ed è consultabile gratuitamente.

PERCHE’ FU UCCISO  – Walter Tobagi aveva 33 anni. Aveva due figli piccoli, ma aveva fatto già una carriera importante che ha lasciato di lui il rimpianto per la perdita di una grande personalità. Perché, a 33 anni, “lui era già Walter Tobagi” , ha scritto il suo collega del Corsera Venanzio Postiglione. Era una delle voci più autorevoli del giornalismo italiano degli anni ’70, un professionista rigoroso e uno dei più attenti osservatori della drammatica realtà sociale e politica del Paese durante quelli che furono definiti gli “anni di piombo”. Era il simbolo del giornalismo che si opponeva a viso aperto al terrorismo, m allo stesso tempo cercava di capire e spiegare che cosa c’era dietro la scelta della violenza politica, cerando di dialogare anche con chi aveva fatto quella scelta. Con lo stesso atteggiamento aveva studiato e raccontato il movimento studentesco del ’68.

Proprio per questo suo atteggiamento fu eliminato. Come spiegò Marco Barbone, uno dei suoi killer, coloro che avevano scelto la lotta armata consideravano Walter Tobagi più pericoloso di altri giornalisti, perché non si limitava a condannare il terrorismo, lo studiava per capirne le cause e le conseguenze. Walter Tobagi era un inviato di punta del ‘Corriere della Sera’ ma era anche il presidente dell’Associazione Stampa Lombarda, il sindacato regionale dei giornalisti. Quindi era un possibile bersaglio dei gruppi armati, fra i quali -come si è saputo dopo – il suo nome sembra circolasse da tempo.

ERA UN RIFORMATORE INVISO AI FANATICI- “Walter Tobagi era un riformatore e per questo risultava insopportabile al fanatismo estremista”, ha detto di lui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione di questo 45° anniversario della morte.

LA SUA VITA – Walter Tobagi era nato il 18 marzo 1947 a San Brizio, una piccola frazione a sette chilometri da Spoleto, in Umbria. All’età di otto anni la famiglia si trasferì a Bresso, vicino a Milano. Già dal ginnasio cominciò a scrivere sulla ‘Zanzara’, lo storico giornale del liceo Parini di Milano. Di quel giornale divenne in breve il capo redattore. Poi, giovanissimo, entrò all’Avanti! di Milano, quindi passò al quotidiano cattolico ‘Avvenire’, che era allora in fase di ristrutturazione e rilancio. Il direttore di quel giornale, Leonardo Valente, ha detto: “Nel 1969, quando lo assunsi, mi accorsi di essere davanti a un ragazzo preparatissimo, acuto e leale. Affrontava qualsiasi argomento con la pacatezza del ragionatore, cercando sempre di analizzare i fenomeni senza passionalità. Della contestazione condivideva i presupposti, ma respingeva le intemperanze”.

LE SUE INCHIESTE – Nel tempo, il giovane Tobagi  affinò il suo modo di trattare la politica, l’economia,  i temi sociali, quelli dell’informazione, e del movimento sindacale, a cui dedicò attenzione anche come docente universitario e ricercatore. Studiò il fenomeno del terrorismo di destra e di sinistra, seguì le cronache legate alle bombe di piazza Fontana e alle “piste nere”, la morte di Pinelli all’interno della questura di Milano e l’assassinio del commissario Calabresi. Si interessò della morte di Giangiacomo Feltrinelli per l’esplosione di una bomba da lui stesso maldestramente preparata, delle prime iniziative militari delle Br, della guerriglia urbana per le strade di Milano, organizzata dai gruppuscoli estremisti di sinistra. Approdato al “Corriere della Sera”, poté esprimere appieno le sue attitudini professionali di conoscitore del fenomeno del terrorismo e di cronista politico e sindacale. A questi temi dedicò diversi libri.

LT

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