Libertà di stampa

8 marzo. 106 giornaliste minacciate nel 2017

Tra i casi più significativi, la scorta per Marilena Natale e minaccia di stupro a una cronista del Nuovo Quotidiano di Puglia

Sono 106 le giornaliste che nel 2017 hanno subito minacce, intimidazioni, violenze, abusi del diritto soltanto perché intendevano svolgere il loro lavoro per garantire ai cittadini il diritto all’informazione. Rappresentano il 25% dei 423 giornalisti che Ossigeno ha inserito nella Tabella dei nomi (leggi) dei minacciati nello scorso anno. Ancora una volta, nella giornata internazionale dedicata alle donne, i dati dell’Osservatorio impongono una riflessione critica sul ruolo della donna e sulle condizioni nelle quali esercita il suo diritto-dovere di informare.

La donna giornalista resta un bersaglio doppio: in quanto donna e in quanto professionista. L’insulto sessista è  il principale strumento di offesa nel tentativo di screditare il lavoro di una cronista. E la cronista stessa proprio perché donna. Nonostante la tendenziale femminilizzazione della professione, nel settore dell’editoria e dell’informazione le rappresentanti del sesso femminile restano una minoranza se si guarda alle donne che ricoprono posizioni dirigenziali.

Secondo i dati di Ossigeno per l’Informazione sono inoltre 41 le croniste minacciate nel Lazio, la regione dove si è registrato il maggior numero di attacchi. Un dato in coerenza con il fatto che la stessa regione sia quella dove Ossigeno ha censito il maggior numero di minacciati.

Tra i casi più significativi che nel 2017 hanno visto protagoniste, loro malgrado, le giornaliste, ricordiamo quello di Marilena Natale, la cronista casertana che dal febbraio dello scorso anno è stata messa sotto scorta per le minacce ricevute dal clan dei Casalesi (leggi); l’aggressione a Lidia De Angelis, giornalista di una testata online picchiata in piazza insieme al fratello, anch’egli cronista (leggi); o ancora la lettera di minaccia di stupro – arrivata proprio l’8 marzo dello scorso anno – ad Alessandra Macchitella, giovane cronista del Nuovo Quotidiano di Puglia (leggi), gli insulti sessisti dilagati sul web verso Antonella Napoli e Tea Sisto per le loro posizioni sui migranti (leggi), o quelli inviati via email e su Facebook – “galline”, “licenziatele” – alle giornaliste de l’Espresso dopo la pubblicazione di un’inchiesta sul ritorno del maschilismo (leggi).

Al 31 gennaio 2018, l’Osservatorio ha verificato e inserito in tabella i nomi di sei giornaliste che hanno subito intimidazioni a causa delle loro professione.

RDM

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