Memoria

8 marzo. Mario Cutuli ricorda la sorella Maria Grazia uccisa in Afghanistan

L’intervista su Ossigeno-Cercavano la verità dove è pubblicato un pensiero anche per le altre due giornaliste italiane uccisie, Ilaria Alpi e Graziella De Paolo

OSSIGENO 8 marzo 2022- In occasione della Giornata internazionale della donna, Ossigeno pubblica i dati relativi alle minacce rivolte alle operatrici dell’informazione nel corso dell’ultimo anno (approfondisci) e ricorda le giornaliste italiane uccise in zone di crisi: Ilaria Alpi, Graziella De Palo e Maria Grazia Cutuli. I loro volti compaiono sul Pannello della Memoria di Ossigeno, insieme a quelli di ventisette loro colleghi che, come loro, hanno perso la vita perché “cercavano la verità”, la cercavano per raccontarla a tutti noi.

Ilaria, Graziella e Maria Grazia non si sono tirate indietro nell’esercizio della loro professione, nemmeno quando hanno affrontato missioni rischiose sapendo che potevano pagare con la vita le loro inchieste scomode.

Oggi, il fratello di Maria Grazia, Mario Cutuli, racconta a Ossigeno:«Sapevamo che chi fa quel mestiere deve mettere in conto i rischi e che Maria Grazia era molto professionale, non faceva mosse avventate. La circostanza della sua morte era assolutamente imprevedibile. Le avevo parlato al telefono pochi giorni prima; mi aveva detto che c’erano disordini, le avevano consigliato di non uscire e lei era rimasta in albergo. Maria Grazia conosceva molto bene i rischi del suo mestiere, ma era prudente. Sicuramente, dopo la sua morte, come purtoppo è acccaduto anche per altri, qualcuno avrà pensato che Maria Grazia se l’era cercata; nell’immaginario comune di questa società, qualcuno avrà anche pensato che quel lavoro che faceva Maria Grazia non era una lavoro per donne. Per mia sorella non era soltanto un lavoro, era una missione: la ricerca della verità delle cose. Un compito che diventava sempre più gravoso, districandosi in un’informazione sempre più confusa».

Leggi l’intervista su Ossigeno-Cercavano la verità. 

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