Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

Realizzato nell'ambito del progetto OSSIGENO M.A.P. - MONITOR ASSIST AND PROTECT, co-finanziato da GMDF (Global Media Defense Fund), il Fondo creato nell'ambito della Campagna Globale per la Libertà dei Media nel quadro del Piano d'Azione dell'ONU per la Sicurezza dei Giornalisti e la tematica dell'Impunità. Il GMDF è stato sviluppato con l'obiettivo di facilitare la libertà dei media e migliorare l'accesso dei giornalisti ad una tutela legale specializzata e sensibile alla diversità di genere. Gli autori sono responsabili della scelta e della presentazione dei fatti contenuti in questa pubblicazione e delle opinioni ivi espresse, che non sono necessariamente quelle dell'UNESCO e non impegnano l'UNESCO.

Boss ‘ndrangheta spiavano le mosse di Klaus Davi a Roma

Lo rivela l’ordinanza per l’operazione “Propaggine” con la quale sono state arrestate 43 persone di una ‘Locale’ che agiva nella Capitale

OSSIGENO 21 giugno 2022 – Nuove minacce e ‘attenzioni’ non benevole della ‘ndrangheta contro il massmediologo Klaus Davi, che da tempo denuncia le infiltrazioni mafiose e il giro di “affari” delle potenti ‘ndrine calabresi (vedi Ossigeno). Lo ha reso noto la Procura di Roma, titolare dell’indagine denominata operazione ‘Propaggine’, che all’inizio di maggio 2022 ha portato all’arresto di 43 persone legate a storiche famiglie di ‘ndrangheta di Cosoleto (Reggio Calabria) che avevano messo le mani su varie attività nella capitale.

IL GIP – Un «elemento di riflessione riguarda le minacce di Carzo contro il giornalista-opinionista Klaus Davi – ha scritto il gip Gaspare Sturzo nell’ordinanza dell’operazione Propaggine – reo di aver attirato l’attenzione sulla ‘ndrangheta a Roma avendo progettato di voler affiggere alle fermate della metropolitana i nomi dei boss calabresi e tra questi proprio [Antonio] Carzo e [Vincenzo] Alvaro, mettendo in pericolo la loro copertura. In una conversazione intercettata, proprio il boss dice: “’sto sbirro di Klaus Davi voleva mettere i boss della ‘ndrangheta a Roma, chi sono…e voleva appiccicarli nelle fermate…della metropolitana…come ha fatto a Milano…e aveva messo me…a Vincenzo…ora ti mostro…». L’iniziativa del giornalista, «fu poi bloccata – continua l’ordinanza -, ma non sappiamo se ci possa essere stata qualche connessione tra il blocco di allora e le successive minacce». La campagna di Klaus Davi e del creativo Pasquale Diaferia non venne infatti mai realizzata, fermata a luglio 2017 dall’amministrazione capitolina.

KLAUS DAVI – “Dopo 5 anni avevo quasi dimenticato la campagna dei manifesti nella metropolitana di Roma. La campagna  – racconta Klaus Davi a Ossigeno -, fu bloccata. Leggendo le intercettazioni sono rimasto colpito di quanto fosse attenta la cosca a quello che facevo. Conoscevano tutti i miei movimenti, se andavo a Bovalino, a San Luca o altrove. Per la prima volta mi sono sentito veramente studiato, analizzato. Un’altra considerazione è che la ‘ndrangheta è più avanti dello Stato perché riconosce, anche se in negativo, l’importanza delle operazioni di marketing che interagiscono col consenso, coi meccanismi della loro struttura. La riprova di una convinzione che avevo già maturato”.

SOLIDARIETA’ – Ossigeno per l’informazione segue da anni l’attività anti ‘ndrangheta di Klaus Davi, che per le sue denunce ha ricevuto diverse minacce. Ritiene che rendere pubbliche queste vicende sia uno dei modi, il più immediato e diretto, per rompere l’isolamento dei giornalisti che si espongono al rischio di subire ritorsioni pur di esercitare il loro diritto-dovere di informare i cittadini su fatti di pubblico interesse. LT

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