Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

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Enna. Prete a processo per pedofilia ottiene oscuramento pagina Fb di una cronista

Perché riferisce sue conversazioni a sfondo sessuale lette nel processo a porte chiuse – La Procura ha chiesto alla Cassazione di annullare la decisione del GIP

OSSIGENO 27 giugno 2022 – Il 5 maggio 2022, don Giuseppe Rugolo, un sacerdote imputato per violenza sessuale ai danni di un minorenne, ha ottenuto dal GIP di Enna l’oscuramento della pagina Facebook sulla quale Pierelisa Rizzo, una giornalista che segue le fasi del processo in cui egli è imputato, aveva pubblicato la trascrizione di una sua conversazione letta durante una udienza. Il sacerdote ha fatto leva sul fatto che il processo presso il Tribunale di Enna si svolge a porte chiuse allo scopo di tutelare le parti coinvolte (leggi). La decisione adottata  ha suscitato polemiche e proteste. La Procura ha chiesto alla Cassazione di annullarla. La giornalista ha commentato che il dovere le imponeva di pubblicare quelle chat. L’Ordine dei Giornalisti, l’Associazione Siciliana della Stampa e Ossigeno per l’Informazione hanno espresso solidarietà alla giornalista condividendo la sua tesi. A Enna, rispetto a questo processo, i giornali, la Chiesa, i cittadini sono schierati su due fronti contrapposti.

LA QUERELA – Il 2 maggio 2022 i legali del sacerdote hanno presentato una denuncia-querela per diffamazione a mezzo stampa contro la titolare della pagina Facebook. Oltre all’oscuramento della pagina Facebook pubblicata il 30 aprile 2022, hanno chiesto anche il sequestro a scopo probatorio dei dispositivi informatici della cronista. La Procura di Enna ha dato parere negativo su entrambe le richieste e, dopo la decisione del GIP di oscurare la pagina, ha chiesto alla Cassazione di annullarla perché, secondo prassi consolidata, il sequestro preventivo può essere disposto esclusivamente su richiesta del pubblico ministero, e non solo della parte offesa.

LA GIORNALISTA è difesa dagli avvocati Eleanna Parasiliti Molica, Giovanni Di Giovanni e Giuseppe Messina. “La querela che i legali di Don Giuseppe Rugolo hanno presentato contro di me – ha detto Pierelisa Rizzo a Ossigeno – è un maldestro tentativo di farmi tacere su una vicenda che, mano a mano che si dipana, diventa sempre più agghiacciante. D’altro canto sono rimasta sola a raccontare questa storia scomoda. Quello che non mi si perdona è proprio l’avere raccontato, l’avere reso noto quello che, secondo qualcuno, doveva rimanere in un’aula di tribunale” (leggi).

“Sono costretta a pubblicare le chat, lette ieri in aula, in tribunale, dall’allora capo della squadra mobile per smentire, ancora una volta, con i documenti e non a chiacchiere, fantomatiche testate che pubblicano falsità sulla vicenda Rugolo. Che dite? Queste conversazioni, sono o no a sfondo sessuale?”, aveva scritto il 30 aprile 2022 la cronista nel post con cui aveva resa pubblica la chat del sacerdote con un soggetto terzo (un maggiorenne estraneo al processo e non nominato).

“La pubblicazione di quella chat, è stata la mia risposta al clima pesante su questa triste vicenda, connotato da atteggiamenti sessisti e insultanti tenuti nei miei confronti – dice la cronista – perché ho cercato di rendere pubbliche anche le informazioni emerse dal processo che non sono favorevoli all’imputato. E’ difficile fare giornalismo in una terra di frontiera, senza garanzie, ed è rischioso parlare di certi argomenti”. Quando questo caso è diventato pubblico, la città e la stampa locale si sono divise in due fronti contrapposti: innocentisti e colpevolisti, come capita nelle piccole comunità. “Adesso, molti cittadini mi sostengono, come hanno fatto Assostampa e Odg Sicilia con un comunicato – conclude Pierelisa Rizzo -, ma all’inizio non è stato così”.

SOLIDARIETA’ – Ossigeno per l’informazione esprime solidarietà e sostegno a Pierelisa Rizzo, e si augura che il ricorso della Procura contro l’oscuramento del suo profilo sia accolto in Cassazione. Si associa inoltre alla denuncia dell’Odg e Assostampa Sicilia, che hanno stigmatizzato l’ostacolo all’informazione consumato ai danni della cronista. LT

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