Editoriale

Minacce ai giornalisti e alibi per non parlarne

Le proposte di Ossigeno al meeting HDIM dell’OSCE sui diritti umani riunito a Varsavia. L’intervento di Alberto Spampinato del 22 settembre


30 settembre 2014 – Varsavia – I paesi occidentali, i paesi più liberi non possono invocare alcun alibi a giustificazione dell’assenza di idonee iniziative per contrastare e punire le intimidazioni, le minacce e altre gravi  violazioni contro i giornalisti e il diritto all’informazione che si verificano sul loro territorio e che stanno aumentando incontrastate di anno in anno. Meno che mai possono giustificarsi dicendo che le cose vanno molto peggio in altri paesi e citando a questo proposito i paesi autoritari e i paesi in guerra

E’ ormai del tutto evidente che anche nei paesi democratici le leggi e i controlli vigenti non sono sufficienti per proteggere i giornalisti e il diritto dei cittadini di ricevere informazioni.

Un grave allarme si è appena avuto negli Stati Uniti, dove il Comitato per la Protezione dei giornalisti (CPJ) ha lanciato a Barack Obama un appello che è stato condiviso da numerose organizzazioni. Nella libera Europa si parla poco di queste cose, ma anche qui pubblicare notizie sgradite al potere è diventato sempre più difficile.

In Italia, ad esempio, il numero dei giornalisti minacciati, già alto, è aumentato del 50 per cento in un anno. Nell’ultimo anno altri tre giornalisti minacciati di morte sono finiti sotto scorta. Adesso questi giornalisti, come altri dieci già protetti dalle forze dell’ordine, per lo stesso motivo, temono per la loro vita. I giornalisti italiani che ogni anno subiscono intimidazioni gravi e violenze che, in massima parte restano impunite, sono centinaia.

Altre centinaia subiscono l’abuso di querele infondate e di cause per risarcimento pretestuose presentate a scopo puramente intimidatorio. Questi abusi sono noti ma sono incontrastati. Queste minacce e questi abusi spingono all’auto-censura, costringono piccoli giornali a sospendere le pubblicazione.Tutto ciò accade nella libera Italia. E cosa accade in altri paesi simili all’Italia?

È  necessario sapere ciò che accade effettivamente in ogni paese e proteggere meglio il lavoro dei giornalisti. Le istituzioni internazionali e le organizzazioni non governative devono avvertire questa responsabilità, perché i media non rappresentano i fatti se non in minima parte, e le statistiche ufficiali non offrono dati su questo fenomen

È evidente che occorrono strumenti di osservazione più penetranti. In Italia Ossigeno per l’Informazione ha creato un metodo di monitoraggio efficace. Questo metodo ha permesso di pubblicare l’elenco di duemila giornalisti minacciati. Questo stesso metodo può rivelare cosa accade in altri paesi nei quali apparentemente non si verificano intimidazioni. Ossigeno chiede l’aiuto delle istituzioni e delle ONG per estendere il campo di osservazione e ricavare le informazioni necessarie per inquadrare i problemi e adeguare il sistema giuridico di protezione della libertà di stampa. ASP

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