Il caso Bolzoni. Una storia esemplare che riassume tutti i problemi

Non sono nuovi. Bisogna discuterne sapendo che alcune soluzioni spettano alle autorità ma altre risposte devono venire proprio ai giornalisti e agli editori

Vari indizi dicevano che in Sicilia, fra i grandi paladini dell’antimafia, c’erano profittatori e imbroglioni, persone e organizzazioni rispettate e riverite per il loro impegno pubblico a favore della legalità, che nascostamente facevano commercio della loro immagine e della loro influenza per ottenere finanziamenti e appalti, per fare carriera, per scambiare favori con esponenti della politica, dell’imprenditoria e della criminalità organizzata. Numerose persone avevano queste informazioni, avevano dubbi, nutrivano sospetti. Nessuno però aveva il coraggio di parlarne apertamente. Criticare quelle persone sarebbe stato come bestemmiare in chiesa. Anche i giornali tacevano. Era il 2014.

Poi qualcosa è cambiato. Un giornalista ha affrontato la questione con il più potente mezzo a disposizione del giornalismo: l’inchiesta. Ha raccolto informazioni, ha parlato con le persone informate, ha preso nota dei dati di fatto, ha analizzato queste informazioni e alla fine le ha riferite ai lettori, senza nascondere i margini di dubbio e di incertezza che pur restavano. A un certo punto ha rivelato che un imprenditore di successo, ricoperto di incenso quale campione di anti-mafiosità, colui che all’epoca eccelleva quale “paladino della legalità”, così lo definì il 9 febbraio del 2015 nell’articolo che illuminò la scena come un lampo nella notte, in realtà non appariva così puro e immacolato, anzi era sospettato di associazione mafiosa da due Procure della Repubblica della Sicilia, che tre anni dopo lo hanno fatto arrestatre insieme a decine di persone e ora si preparano a processarlo.

Quello scoop del 2015 ebbe scarsa eco negli altri giornali, non recò all’autore i pubblici elogi che avrebbe meritato ma soltanto guai.  Il giornalista subì intimidazioni, denigrazioni, ritorsioni, aggressioni, pedinamenti. Furono esercitate pressioni sul suo editore per distoglierlo dall’inchiesta. L’isolamento nei suoi confronti si manifestò anche con il silenzio degli altri giornali.

L’imprenditore si chiama Antonello Montante, il giornalista Attilio Bolzoni. Segnaliamo questa storia angosciosa e allo stesso tempo edificante, la raccontiamo in dettaglio perché – come altre storie – nel bene e nel male essa è rivelatrice delle effettive condizioni in cui si trovano i giornalisti quando si imbattono in una notizia sgradita al potere. Dice che viviamo ancora nel paese all’incontrario di Pinocchio, che per aver denunciato un furto finì in gattabuia. Dice che di fronte ai potenti ogni cronista si trova drammaticamente solo. Dice che in questo paese la pressione intimidatoria è forte, si può vincere ma solo con grande professionalità e a prezzo di sofferenza e coraggio. Dunque onore e solidarietà a Attilio Bolzoni.

Sono queste le storie che dobbiamo conoscere, studiare, analizzare, su cui dobbiamo riflettere, se vogliamo davvero occuparci dei problemi del giornalismo e dei giornalisti, del perché il giornalismo non riesce a dire molte cose importanti che pur accadono. Questi problemi sono strettamente intrecciati con il calo delle vendite dei giornali e la crisi occupazionale che affligge i giornalisti. Questi problemi non sono nuovi. Questa storia ne porta parecchi in piena luce: il ricorso di molti all’autocensura, l’isolamento di chi rompe il silenzio, la scarsa solidarietà professionale, il rischio di chi dice verità scomode e sgradite ai potenti… Molti di questi problemi sono già emersi, invano, in questi anni e con la prepotente evidenza dei fatti, da molte delle 3600 storie riferite da Ossigeno.

Per risolvere questi problemi, che non riguardano soltanto i giornalisti ma anche tutti i loro lettori , bisogna trovare i rimedi giusti. Perciò dovremmo discuterne di più, entrando nel merito, ammettendo che non tutte le risposte devono venire dal governo, dal parlamento, dalle autorità. Alcune risposte devono venire proprio dai giornalisti e dagli editori.

ASP

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