Querelato e assolto dopo 6 anni. Sportello Ossigeno lo aiuta a sostenere le spese
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Il giornalista Carlo Ruocco racconta il suo lungo processo – Sono sbalordito, le mie garanzie sono diminuite con effetto retroattivo, dice riflettendo sui rischi di chi lavora senza la manleva di un editore
OSSIGENO 19 settembre 2025 – Lo Sportello di Assistenza Legale di Ossigeno vedi che opera in collaborazione con Media Defence ha concesso al giornalista Carlo Ruocco un contributo in denaro (bonus) per coprire le spese legali che ha dovuto sostenute per difendersi da una querela per diffamazione che appariva fin dall’inizio infondata e tale si è rivelata alla fine di un processo durato sei anni.
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Il giornalista ringrazia Ossigeno e in questo testo ricostruisce la vicenda.Racconta che cosa significa essere querelato pretestuosamente e che cosa comporta difendersi senza avere la manleva di un editore, senza una rete di protezione legale, come accade a molti giornalisti italiani colpiti da querele temerarie, SLAPP e altre ritorsioni per aver rivelato verità scomode, affari poco chiari, o per aver parlato di altri argomenti tabù, come raccontano anche le altre storie narrate da Ossigeno che si possono leggere a questo link E un grande problema. Leggi la proposta di Ossigeno per affrontarlo
di Carlo Ruocco – Anzitutto desidero ringraziare Ossigeno per l’Informazione, l’unica organizzazione che si è concretamente attivata per aiutarmi nella difficile situazione cui mi sono trovato con questo processo.
Sono giornalista professionista dal 1976. Nell’arco della mia vita professionale, nella redazione spezzina del Secolo XIX mi sono occupato prevalentemente di cronaca giudiziaria e di inchieste su problemi ambientali (ricordate le discariche di rifiuti tossici di Pitelli: le colline dei veleni?) e sanitari. Questi tre settori di cronaca espongono a un forte rischio di subire delle querele. E perciò mi è capitato molte volte di essere querelato e sottoposto a procedimento penale per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Non ho tenuto il conto preciso di quante volte sono stato chiamato a difendermi. Ma sicuramente sono un numero a “doppia cifra”.
La più clamorosa mi fu mossa alla fine degli Anni Novanta da Franco Tatò nella sua qualità di amministratore delegato di Enel durante la presidenza di Chicco Testa, ex leader di Legambiente, con richiesta di risarcimento danno di dieci miliardi di lire a me e dieci miliardi all’editore Perrone. L’articolo incriminato era nato da un invito della stessa Enel alla stampa locale di visitare la mega centrale, sospettata di essere fonte di notevole inquinamento. Enel aveva predisposto una rete di centraline, affidate ad Arpa Liguria, per monitorare la qualità dell’aria nel golfo e sulle colline e per dimostrare la propria “innocenza”. In centrale una sala monitor da Guerre Stellari teneva sotto controllo il cono d’ombra dei fumi delle ciminiere Enel e i valori degli inquinanti rilevati in tempo reale dalle centraline. Osservai che fuori del cono dei fumi, in alcune amene località di mare o di collina, dove non insistevano fonti inquinanti, le centraline registravano valori d’inquinamento più alti di quelli rilevati dalle stazioni presenti nel cono dei fumi . Mi feci fare una stampata e redassi un articolo sollevando dubbi sull’attendibilità delle centraline. Querela e richiesta siderale di risarcimento. Procura e gip dopo un anno furono concordi sull’archiviazione per aver svolto con diligenza il mio lavoro. In sede civile la pretesa dell’Enel si ridusse alla richiesta di un “articolo riparatore”, che mi rifiutai di redigere. Ma per un anno fui limitato dalla direzione del giornale nella mia attività di inchiesta. L’unica soddisfazione fu che il caso finì su Striscia la notizia con il Tapiro d’oro consegnato a Chicco Testa. Ma avevo un editore che mi forniva l’assistenza legale.
Invece stavolta, con la querela dell’imprenditore Miranda, per la prima volta sono finito sul banco degli imputati senza avere un editore alle spalle. Ed è stata molto più dura e stressante. Hanno pesato le lungaggini processuali, tre cambi di giudici, rinvii vari non richiesti da noi, decisi d’ufficio. Tutto questo ha finito per danneggiarmi. Alla faccia del garantismo! Ho iniziato il processo con maggiori garanzie per l’imputato. In corso di procedimento le mie garanzie sono diminuite con effetto retroattivo. Sono perlomeno sconcertato.
Nel merito, ho dovuto rispondere del contenuto di articoli che riflettevano le critiche, documentate, mosse dal Comitato Sarzana, che botta!, impegnato in battaglie per la tutela dell’ambiente e del paesaggio urbano di una città medievale. Meglio ancora: i contenuti degli articoli erano quelli di una petizione rivolta al Consiglio comunale di Sarzana, sottoscritta da oltre 500 cittadini, per un progetto edilizio non previsto dallo strumento regolatore urbanistico. La petizione era stata molto pubblicizzata dalla stampa locale e fu discussa, tardivamente, in consiglio comunale. Nessun amministratore, nessun politico, nessuna autorità ha mai contestato il contenuto delle osservazioni. La petizione era puntuale nel riferimento ai dati di progetto e alle normative. Il Comitato non è mai stato né contraddetto, né censurato per i contenuti tecnici della denuncia. La stessa Procura aveva chiesto l’archiviazione della querela in base al verbale di due agenti di polizia giudiziaria che non avevano rilevato contenuti diffamatori. Il GIP, al contrario, ha accolto le tesi del legale del querelante. ASP


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