Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

Violazioni verificate

Ossigeno ha accertato altre 14 minacce

Nel mirino i giornalisti Marco Benanti, Enzo Basso e Graziella Lombardo (Sicilia), Paolo Borrometi (Lazio), Gianni Galeotti e suo accompagnatore (Emilia Romagna) Giampiero De Luca (3 episodi) (Campania), Luca Pagni, Enrico Currò, Carlo Festa e Tobia de Stefano (Lombardia), Gabriele Cocchi (Liguria)

Dal 1 gennaio 2019 Ossigeno ha accertato e documentato 29 ingiustificabili attacchi dello stesso tipo.

“Ossigeno per l’Informazione” ritiene che gli episodi di seguito descritti rappresentino ingiustificabili violazioni della libertà di espressione e di stampa. I quindici giornalisti colpiti direttamente sono stati aggiunti alla Tabella dei nomi delle vittime di attacchi ingiustificabili.

LAZIO – Paolo Borrometi
Il 22 gennaio 2019, a Roma, il giornalista Paolo Borrometi ha ricevuto una lettera minatoria con minacce di morte e ha immediatamente denunciato il fatto ai Carabinieri. Il messaggio anonimo, scritto in dialetto siciliano, recita: “Picca nai”, letteralmente: “Poco ne hai”, cioè “ti è rimasto poco tempo”. E’ composto con lettere ritagliate da titoli di giornale. E’ stato recapitato alla redazione romana di Tv 2000 con la quale Borrometi collabora.
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SICILIA – Marco Benanti, Enzo Basso e Graziella Lombardo
L’editore del settimanale Centonove, Enzo Basso, la giornalista Graziella Lombardo, ex direttore responsabile della stessa testata, e il giornalista Marco Benanti, direttore del giornale online Iene Sicule, sono stati ammessi come parti civili nel processo in corso a Caltanissetta contro l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante.
Sui tre giornalisti sarebbe stata fatta un’attività di dossieraggio come nei confronti dei giornalisti Gianpiero Casagni (Centonove) e Attilio Bolzoni (La Repubblica).
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EMILIA ROMAGNA – Gianni Galeotti e suo accompagnatore
Il 4 gennaio 2019 a Modena, in viale Gramsci, il giornalista Gianni Galeotti, inviato dei notiziari web TvQui e La Pressa, è stato insultato e preso di mira da un gruppo di persone che gli hanno lanciato dei sassi mentre filmava la zona con una telecamera allo scopo di documentare le recinzioni installate dagli abitanti del quartiere per difendersi dall’invadente presenza degli spacciatori di droga.
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CAMPANIA – Giampiero De Luca
L’11 gennaio 2019, a Napoli, ignoti hanno imbrattato con escrementi la serratura della porta esterna della tabaccheria del padre del giornalista Giampiero De Luca, collaboratore de La Stampa.it e di Tv Luna. Non è la prima volta che subisce minacce per la sua attività giornalistica. Le prime minacce sono arrivate a luglio del 2018 quando ha trovato nella cassetta postale condominiale un bigliettino con scritto: “Tu campi poco” e già prima, a novembre 2018, ignoti avevano forato gli pneumatici della sua auto. Due mesi prima, a settembre 2018, mentre camminava a piedi, due uomini a bordo di scooter gli avevano urlato: “Stai dando fastidio”.
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LOMBARDIA – Luca Pagni, Enrico Currò, Carlo Festa e Tobia de Stefano
Dal 19 febbraio al 2 marzo 2018 i cronisti Enrico Currò e Luca Pagni di Repubblica, Carlo Festa de Il Sole 24 Ore e Tobia De Stefano di Libero sono stati fatti pedinare su incarico dell’ex amministratore delegato della società calcistica Milan, Marco Fassone. Il manager intendeva scoprire chi rivelava ai cronisti le notizie sulle difficoltà finanziarie, sugli assetti societari e sul futuro del club rossonero.
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LIGURIA – Gabriele Cocchi
Il 17 gennaio 2019 è stata archiviata dal Tribunale di La Spezia la querela per diffamazione nei confronti del giornalista de la Gazzettadellaspezia.it, Gabriele Cocchi. Il cronista era stato querelato l’11 ottobre 2016 da Renato Goretta, amministratore unico pro tempore dell’ATC (l’azienda municipalizzata dei trasporti della Spezia) per avere segnalato, in due articoli pubblicati sul quotidiano online nel luglio 2016, l’atteggiamento punitivo dell’azienda contro i suoi dipendenti, che denunciavano effetti patologici attribuibili all’esposizione all’amianto. All’epoca le analisi dell’Asl attestavano la presenza di amianto negli ambienti di lavoro, con documenti non resi noti dall’azienda.
L’iter processuale della vicenda Cocchi è stato seguito dal servizio di assistenza legale di Ossigeno. A gennaio del 2019 il nome del giornalista è stato inserito tra le vittime di intimidazione.
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