Assistenza Legale

“Querelata senza motivo, 4 anni di angoscia. Ossigeno mi ha aiutato”

OSSIGENO 3 marzo 2021 – La giornalista Rossella Ricchiuti, nel 2014, rese pubblica, in modo circostanziato e per prima,  la drammatica vicenda delle minacce e della scorta assegnata da un anno a Federica Angeli. Sebbene fosse già chiaro che la visibilità mediatica aiuta i giornalisti minacciati di morte, li protegge, nessuno, neppure il suo giornale, aveva ancora dato la notizia. Quel silenzio rendeva ancora più difficile la condizione di Federica Angeli. L’articolo di Rossella Ricchiuti, frutto di un’inchiesta accurata condotta dall’intera squadra di Ossigeno, ruppe il silenzio e aiuto Federica Angeli a superare il momento di massimo isolamento. Per quell’articolo, pubblicato sul notiziario di Ossigeno, Rossela Ricchiuti è stata querelata, processata e alla fine prosciolta. Il giudice ha riconosciuto la sua totale estraneità ai fatti contestati.  Lei ha inviato al direttore di Ossigeno la lettera di seguito pubblicata, per condividere la sua amara esperienza e le sue riflessioni e per ringraziare l’Ufficio di Assistenza Legale di Ossigeno che , in collaborazione con Media Defence, l’ha assistita e ha coperto spese legali che avrebbe dovuto sostenere in proprio. Perché il suo caso mostra anche questo amaro risvolto: si può essere prosciolti, riconosciuti innocenti, proclamati tali dalla sentenza di un tribunale, ma si devono pagare le spese legali, che spesso restano a proprio carico, come una tassa sull’innocenza.  ASP 

Caro Alberto,

la sentenza del Gip di Roma che il 4 febbraio 2021 mi ha prosciolto dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa (leggi la notizia Cade dopo 5 anni la querela a Ossigeno, Federica Angeli e 12 giornalisti. Il Gip archivia ), per un articolo che avevo pubblicato quasi sette anni prima sul notiziario di Ossigeno per l’Informazione, mi ha liberato da un senso di angoscia. Penso sia la stessa angoscia che provano tutti i giornalisti italiani querelati pretestuosamente: sanno bene di non aver commesso alcun reato, ma per vederlo riconosciuto devono affrontare processi penali lunghi e costosi. L’archiviazione di questa querela ha suscitato in me ricordi e riflessioni che voglio condividere con voi di Ossigeno.

Era settembre del 2017 quando il mio telefono squillò. All’altro capo della cornetta un agente della Polizia postale di Roma mi chiese di recarmi presso il suo ufficio. “Di cosa si tratta?” chiesi. “Non posso rilasciare informazioni al telefono, mi spiace”, disse lui. Cominciai a immaginare che cosa fosse successo. Da giornalista sapevo che quella richiesta era certamente legata al mio lavoro. Ma non avevo elementi per capire però per quale ‘pezzo’, tra quelli che avevo scritto, o per quale servizio video andato in onda ero probabilmente stata querelata. “Lei è stata querelata per un articolo scritto nel 2014 sul sito di Ossigeno per l’Informazione”, mi dissero. Non riuscivo a crederci. Soltanto molto tempo dopo mi fu chiarito a quale articolo si riferiva la querela. L’avevo scritto scritto tre anni prima, quando lavoravo in quel piccolo tempio della libertà di stampa: qualcuno aveva trovato offensivo il mio racconto delle difficoltà vissute da una giornalista minacciata, Federica Angeli.

Quando l’ho saputo la curiosità di sapere quale fosse l’articolo che aveva indispettito qualcuno ha lasciato il posto all’incredulità: ero stata querelata per aver raccontato la storia di una giornalista a minacciata. C’era del paradossale in questa storia, una beffa nella beffa. Non potevo immaginare che quell’articolo, scritto nel 2014, potesse dare inizio a un iter così lungo e faticoso, che si è concluso soltanto adesso, a febbraio del 2021, con il riconoscimento della correttezza del mio operato, per fortuna, senza dover sostenere delle spese grazie all’intervento dell’Ufficio di Assistenza Legale Gratuita di Ossigeno.

Ricordavo bene e ricordo ancora adesso quando avevo scritto quell’articolo tre anni e mezzo prima e il giorno in cui nella nostra redazione avevo incontrato per la prima volta la Federica Angeli che ci aveva raccontato che cosa le era successo. “Lei è Federica Angeli, una giornalista di ‘Repubblica’ che da un anno vive sotto scorta per le minacce di morte ricevute”, la presentò Alberto Spampinato. “Rossella, dobbiamo raccontare la sua storia nel modo più preciso possibile”. Passai molte ore ad ascoltare Federica. Lei mi portò nella sede del quotidiano per cui lavorava e lavora tuttora. Lessi i documenti e gli articoli che aveva pubblicato, visionai i video della sua inchiesta. Raccolsi tutte le informazioni che mi diede, provando rabbia e dolore.

Certo, la sua è una di quelle storie che non lasciano indifferenti. Quando l’ho conosciuta Federica viveva sotto scorta da 10 mesi. 10 mesi in cui la sua storia era rimasta avvolta dal silenzio mediatico. Era stata minacciata di morte a Ostia, dove viveva, il 23 maggio del 2013 in seguito a un’inchiesta sui clan proprio della sua cittadina. Le minacce che si erano intensificate in seguito alla sua scelta di testimoniare su un grave fatto di sangue al quale aveva assistito per puro caso, la notte del 15 luglio 2013. I clan di Ostia che avevano minacciato Federica erano ai ferri corti e avevano deciso di regolare i conti, con pistole e coltelli, proprio nei pressi della sua abitazione.

Quella notte Federica, come ha raccontato nel suo bel libro “A mano disarmata”, raccolse le informazioni e scrisse, per il suo giornale, la cronaca dettagliata della sparatoria. Ma si sentì anche in dovere di riferire ciò che aveva visto agli investigatori, che la convocarono in caserma. Lei non ebbe alcun dubbio sul fatto che doveva testimoniare, dire ciò che aveva visto. Ma dopo quella testimonianza si rese conto che si era messa contro persone pericolose. In meno di 24 ore, il Prefetto di Roma le assegnò la scorta.

E’ questa la storia che scrissi, ciò che raccontai. Niente di quello che avevo riportato poteva farmi immaginare che a distanza di anni mi sarebbe stato contestato con una querela. In questo sconcertante percorso non sono stata l’unica querelata: i querelanti avevano denunciato per diffamazione altri 12 giornalisti, fra i quali la stessa Federica, accusandoli di aver pubblicato, nel 2014 e 2015, articoli di cronaca scorretti sulle vicende criminali di Ostia su Repubblica, Il Tempo, Il Corriere del Giorno, Ostia Today e altri. Anche loro sono stati prosciolti.

Io e i miei amici di Ossigeno abbiamo saputo soltanto qualche mese fa che all’origine della querela c’era un’ordinanza di custodia cautelare emessa il 28 ottobre 2014 nei confronti dei due querelanti in relazione alle indagini sulle irregolarità dell’assegnazione degli stabilimenti balneari sul litorale di Ostia. I due querelanti accusavano noi giornalisti di aver diffuso in modo diffamatorio le informazioni relative al blitz giudiziario e al loro arresto e di avere fatto ripetuti riferimenti alla loro appartenenza alla criminalità organizzata di Ostia e in particolare al Clan Spada. Assurdo. Il mio articolo non contiene alcuna delle informazioni contestate dai querelanti. Ma sono stati necessari tre anni e mezzo per dimostrarlo.

Grazie all’assistenza legale gratuita che lo sportello di Ossigeno mi ha offerto e alla tua determinazione  e all’assistenza dell’avvocato Andrea Di Pietro è stato riconosciuto che il mio articolo era corretto. Mi chiedo: quanti miei colleghi hanno smesso di scrivere o hanno cambiato lavoro perché non potevano permettersi di pagare cause per diffamazione per articoli che, come il mio, non avevano leso la reputazione di nessuno? Quanti giornalisti non fanno più inchieste per paura di essere querelati in modo arbitrario e trascinati nel lungo percorso della giustizia? Fino a quando domande come queste rimarranno senza risposta il lavoro di Ossigeno per l’Informazione non solo sarà necessario, sarà indispensabile. La mia vita professionale ha preso una strada diversa, fuori da Ossigeno, ma sono orgogliosa e grata di aver fatto parte per un lungo periodo della vostra splendida squadra. Rossella Ricchiuti

leggi la notizia Cade dopo 5 anni la querela a Ossigeno, Federica Angeli e 12 giornalisti. Il Gip archivia

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