Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

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Reggio Calabria. Tentata aggressione e scritta ingiuriosa contro Klaus Davi

Il massmediologo voleva intervistare il testimone di un omicidio di ‘ndrangheta. Accade a chi mette il dito su una piaga, commenta

OSSIGENO 28 ottobre 2022 – Domenica 2 ottobre 2022 a Reggio Calabria tre uomini e due donne hanno tentato di aggredire il massmediologo e giornalista Klaus Davi, che da anni con le sue inchieste denuncia gli affari della ‘ndrangheta e il suo predominio sul territorio calabrese. Per questa attività è stato già vittima di intimidazioni e minacce (vedi Ossigeno).

Quel giorno voleva intervistare un familiare di Vincenzo Barreca, ucciso dalla ‘ndrangheta nel 2002 nelle vicinanze del luogo in cui si trovava il giornalista, al quartiere Bocale. Vincenzo era il fratello del pentito di ‘ndrangheta Filippo Barreca. Per il suo omicidio è stato condannato Vincenzo Ficara. L’intervento della Polizia che era lì per un controllo di routine, ha impedito che la situazione degenerasse (leggi).

Alcuni giorni dopo è apparsa una frase ingiuriosa contro Klaus Davi su un muro del quartiere Archi di Reggio Calabria. “Klaus Davi cornuto” è stato scritto in un posto molto frequentato e visibile del rione.

IL GIORNALISTA – “Avevo intervistato il pentito di ‘ndrangheta Filippo Barreca sull’omicidio di suo fratello Vincenzo. Poi ero andato al quartiere Bocale per cercare riscontri – racconta Klaus Davi a Ossigeno -. Volevo fare qualche domanda a un uomo non coinvolto in alcun modo nel fatto di sangue, che però era presente quando fu ucciso Vincenzo Barreca. Il resto è cronaca. Questo fatto dimostra che quando un cronista mette il dito su una piaga ci sono reazioni. Perché sugli omicidi si misurano gli equilibri, si creano le nuove cosche, i nuovi sistemi di potere. Poi ci sono i processi. Il grande pubblico neanche li ricorda più, ma giocano un ruolo importante nel processo di evoluzione o involuzione dei meccanismi della criminalità organizzata.

LA SCRITTA – La frase apparsa sul muro di Archi, mi ha colpito e ferito -aggiunge Klaus Davi -. L’ho associata a una delegittimazione nei miei riguardi, in una zona dove ho vissuto quando andavo in Calabria e che definisco ‘tempio laico’ della ‘ndrangheta, che vi ha fatto mille morti. Istintivamente l’ho ricollegata alla vicenda Barreca, ma poi ho ripensato ad un’altra scritta apparsa l’anno scorso allo svincolo autostradale di Gallico, altro paese di faide, che diceva “Klaus Davi uomo di pace”. Potrebbe quindi essere stato un messaggio fra le diverse fazioni, ricollegato sempre alle mie inchieste. Mi ha stupito invece che nessuno le abbia cancellate, che stiano tutte e due ancora là. Non devo essere io a cancellarle, non è il mio ruolo, ci deve pensare lo Stato o la società civile”.

“Ringrazio molto Ossigeno – ha concluso il giornalista -, perché riporta ciò che avviene a danno della libertà di informazione e lo fa in difesa dei cronisti minacciati, che sono in prima linea nel disinteresse generale. Sono battaglie importanti anche quelle contro le querele infondate, che tagliano le gambe a chi vuole fare correttamente il proprio lavoro”.

SOLIDARIETA’ – A Klaus Davi va la solidarietà di Ossigeno, che rimarca l’importanza di rendere pubblici questi episodi. Il silenzio e l’isolamento indeboliscono la rete di protezione che la società e lo Stato devono costruire attorno ai giornalisti che fanno inchieste sulle mafie e perciò sono esposti al rischio di subire ritorsioni solo per avere fatto il loro dovere di cronisti. LT

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