Memoria

Ricordiamo Ilaria Alpi e Miran Hrovatin uccisi 27 anni fa in Somalia, attendiamo la verità

Una scuola di Fidenza intitolata alla giornalista del TG3 che indagava su un traffico di armi su cui ancora la magistratura indaga

OSSIGENO 19 MARZO 2021 – Fu una vera e propria esecuzione; un commando di sette uomini sparò a bruciapelo allo scopo di eliminarli: furono uccisi così, il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, in Somalia, la giornalista del TG3, Ilaria Alpi e l’operatore della RAI Miran Hrovatin. Domani si celebra con varie iniziative il 27esimo anniversario dalla loro morte e ancora il caso giudiziario non è chiuso né si è giunti alla verità. Nonostante i termini di presentazione siano scaduti da quasi cinque mesi non c’è traccia degli approfondimenti sul caso richiesti dal Gip di Roma, Andrea Fanelli che, nell’ottobre del 2019, respinse la richiesta di archiviazione.

La storia di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, la vicenda giudiziaria, i depistaggi che portarono all’arresto e poi all’assoluzione, dopo 17 anni di carcere di Omar Hashi Hassan, indicato quale componente del commando, sono documentati e ricostruiti sul sito “Ossigeno – Cercavano la verità” giornalistiuccisi.it, il portale di Ossigeno che racconta le storie di 30 giornalisti italiani uccisi, in Italia e all’estero, durante lo svolgimento del loro lavoro.

LA RICERCA DELLA VERITA’ – Per cercare la verità su questa vicenda ancora piena di zone d’ombra, si è battuta fino alla fine dei suoi giorni la mamma di Ilaria Alpi, la signora Luciana, scomparsa nel 2018 all’età di 85 anni. Ospite più volte dei convegni organizzati da Ossigeno, l’ultima volta, nel 2017, Luciana aveva espresso la sua stanchezza ma aveva ribadito: per mia figlia devo andare avanti (leggi). Con lei si sono mosse le associazioni di categoria dei giornalisti e la politica. Nel 2014 la Camera dei Deputati ha avviato l’iter di desecretazione degli atti raccolti dalla Commissione d’inchiesta. L’eredità di Luciana Alpi e quella della sua battaglia per fare luce sul duplice omicidio è stata raccolta dalla Fondazione Ilaria Alpi.

INIZIATIVE – La Fondazione, in occasione del ventisettesimo, ha organizzato un seminario online. Nel corso dell’incontro, che si terrà oggi, 19 marzo 2021, sono previste numerose testimonianze, tra le quali quelle di Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, e dell’avvocato Giulio Vasaturo, che segue la vicenda giudiziaria. Prenderanno parte all’iniziativa anche gli studenti di una scuola di Fidenza che – racconta a Ossigeno la presidente della Fondazione, Mariangela Gritta Grainer – proprio oggi sarà intitolata a Ilaria Alpi. “Gli alunni di questa scuola hanno ideato un logo per il loro plesso scolastico, La stella di Ilaria, come stella polare per trovare finalmente – spiega la presidente – chi ha ordinato di uccidere e chi ha ucciso Ilaria e Miran e chi ci ha impedito con ogni mezzo di arrivare alla verità. Confido che ci aiuti a fare in modo che chi sa e finora ha taciuto si decida a parlare. Perché questo è il tempo di non tacere: non tacere le ragioni che sono causa e spesso hanno a che fare con affari sporchi e traffici illeciti. Per questo Ilaria è stata assassinata “nel più crudele dei giorni”, insieme a Miran Hrovatin, con un’esecuzione preordinata e ben organizzata”.

CHIE ERANO – Ilaria Alpi stava indagando su un traffico internazionale d’armi e rifiuti tossici illegali tra Italia e Somalia. La giornalista del TG3 RAI aveva 33 ann. L’operatore triestino aveva 45 anni. Erano stati inviati in Somalia dalla redazione di Roma per seguire l’attività del contingente militare italiano, il più numeroso all’interno della missione Onu “Restore Hope”, guidata dagli Stati Uniti. Quella missione aveva il compito di stabilizzare il paese diviso dalla guerra civile e prostrato dalla carestia dopo la caduta del ventennale regime di Siad Barre.

“Di Miran possiamo dire tutti che era un uomo speciale, come pochi. Eccellente professionista ed una persona buona, altruista e generosa con tutti…” è il ricordo della moglie di Hrovatin, Patrizia, che ha sempre preferito rimanere in disparte nonostante sia in stretto contatto con la Fondazione Luchetta, Ota, D’Angelo, Hrovatin e con quella di Ilaria Alpi.

COA

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