Aggiornamenti

Rocchelli, parla ex ambasciatore Italia in Ucraina

Le autorità non hanno mai consegnato resoconti dettagliati sulle indagini, ha detto. L’esperto balistico: mancano molti elementi

Questa cronaca di Giacomo Bertoni è stata prodotta da Ossigeno per l’informazione in collaborazione con La Provincia Pavese, Unione Nazionale Cronisti Italiani, Ordine Giornalisti Lombardia per integrare le cronache dei media con un resoconto oggettivo, puntuale ed esauriente dello svolgimento del processo in corso al Tribunale di Pavia in cui è imputato il presunto responsabile dell’uccisione del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e del giornalista russo Andrey Mironov. Questo testo è stato pubblicato sul sito web ossigeno.info ed è stato inviato a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, che segue con attenzione la vicenda. Leggi qui i precedenti articoli

Venerdì 12 aprile 2019, nell’udienza del processo per l’omicidio del fotoreporter Andy Rocchelli, per cui è imputato Vitaly Markiv, la Corte d’Assise di Pavia ha ascoltato la testimonianza di Fabrizio Romano, ambasciatore d’Italia in Ucraina nel maggio 2014, quando fu ucciso Rocchelli.

Fabrizio Romano e i suoi collaboratori furono i primi ad apprendere, nel tardo pomeriggio del 24 maggio, che il fotoreporter Rocchelli e il giornalista russo Andrei Mironov che era insieme con lui, erano morti. L’ambasciatore ha detto che si attivò subito per recuperare la salma e per farla rientrare in Italia, il 28 maggio.

«La situazione era molto complessa, per questo io e i miei collaboratori seguivamo costantemente tutte le agenzie e i siti dei giornali – ha spiegato Romano –. La sera del 24 maggio un’agenzia di stampa aveva riferito che alcuni giornalisti erano rimasti feriti. Dopo alcune telefonate di verifica, apprendemmo che purtroppo Andrea Rocchelli era morto».

A quel punto fu attivata la complessa procedura per il recupero della salma. «Poche ore dopo arrivarono istruzioni dal ministro Mogherini in persona.  Fu necessario – ha ricordato l’ambasciatore – realizzare un corridoio di sicurezza. Fu possibile grazie alla collaborazione del governo ucraino».

Rispondendo alle domande dell’avvocato Raffaele Della Valle, difensore dell’imputato Vitaly Markiv, Fabrizio Romano ha confermato che, nelle settimane precedenti l’attacco costato la vita al fotoreporter italiano, l’ambasciata e l’unità di crisi della Farnesina avevano diramato appelli ai cittadini italiani affinché lasciassero quella zona, visto il precipitare della situazione.

L’uccisione di Rocchelli e Mironov, e il ferimento del giornalista francese William Roguelon, ebbero subito grande eco sui media locali. L’ambasciata si mosse subito per sollecitare le autorità statali ucraine a svolgere.

«Ci diedero molte rassicurazioni verbali e – ha detto Romano – ci furono interlocuzioni scritte da parte del ministro degli esteri ucraino e da parte del presidente Poroshenko in persona. Nonostante i numerosi aggiornamenti sulle indagini però, non ci consegnarono mai resoconti dettagliati sul contenuto delle indagini stesse».

Durante l’udienza è stato ascoltato anche Luca Soldati, studioso di balistica forense, consulente della difesa, che ha partecipato alle analisi che il RIS di Parma ha effettuato sullo zaino di Rocchelli: «Abbiamo a disposizione davvero poche informazioni – ha detto Soldati –, basti pensare che l’analisi del taxi la possiamo fare solo da un filmato realizzato da una tv locale. Avremmo bisogno di conoscere il modello esatto dell’automobile e le distanze. Avremmo dovuto fare dei rilievi nella zona dove è avvenuto l’attacco, e dovremmo essere messi in grado di riprodurre ciò che è avvenuto utilizzando le stesse armi e la stessa automobile».

Riguardo alle armi utilizzate nel conflitto Soldati ha aggiunto: «Sia l’esercito ucraino sia i filo-russi utilizzano armi tipiche dell’esercito sovietico- Anche l’Ak-74 che imbraccia Markiv in alcune foto è un fucile sovietico. Si tratta di un’arma grossolana, un fucile d’assalto pensato per il tiro a raffica e non per il tiro di precisione».

La prossima udienza del processo è stata fissata per venerdì 17 maggio. Giacomo Bertoni

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