Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

Pm di Palermo chiede i danni a un giornalista. Ossigeno assiste legalmente il cronista

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Lorenzo Tondo, corrispondente del “Guardian, ha commentato su Facebook alcune dichiarazioni rese in aula dal magistrato, che nega la circostanza – Il clamoroso scambio di persona al processo contro gli organizzatori della tratta di migranti

L’Ufficio di Assistenza Legale Gratuita di Ossigeno (vedi),in collaborazione con MLDI, ha assunto la difesa del giornalista Lorenzo Tondo, corrispondente da Palermo del quotidiano inglese “The Guardian”, in una azione giudiziaria avviata contro di lui dal sostituto procuratore di Palermo Calogero Ferrara. La difesa è affidata all’avvocato Andrea Di Pietro. Il magistrato si ritiene diffamato da un post di Lorenzo Tondo pubblicato su Facebook e chiede un risarcimento danni. Il Pm Ferrara ha avviato un’analoga procedura di mediazione obbligatoria nei confronti dalla giornalista di Repubblica Romina Marceca, dell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia e dell’Associazione Siciliana della Stampa.

Ossigeno ha assunto la difesa di Lorenzo Tondo in quanto ritiene questo procedimento di importanza strategica per tutelare la libertà di espressione e di stampa di fronte a una iniziativa che stride con il diritto dei giornalisti di diffondere informazioni autonome e di esprimere opinioni e critiche motivate sullo svolgimento dei processi penali.

LA CONTROVERSIA riguarda lo svolgimento di un processo contro gli organizzatori dell’immigrazione irregolare diretta in Italia via mare attraverso il Canale di Sicilia. Il processo in Corte d’assise si è svolto a Palermo ed è terminato a luglio del 2019. Il magistrato, che rappresentava in aula la pubblica accusa, chiese la condanna a 14 anni di reclusione per il principale imputato di origine eritrea, che era stato individuato come il più “importante” e pericoloso trafficante di uomini operante attraverso il Canale di Sicilia, conosciuto con l’appellativo di “Generale”. Secondo la difesa e alcuni giornalisti (fra i quali Lorenzo Tondo), invece quell’imputato non era il Generale ma la vittima di un clamoroso scambio di persona. Questa circostanza era stata rappresentata in aula, fra l’altro, da una nota giornalista eritrea chiamata a deporre. Ciò era stato inoltre documentato da alcune inchieste giornalistiche, soprattutto a livello internazionale, come quelle pubblicate dal New Yorker, a firma dell’ultimo premio Pulitzer Ben Taub o dal Guardian, a firma dello stesso Lorenzo Tondo, autore anche del libro inchiesta “Il Generale”, edito da La Nave di Teseo e pubblicato prima della sentenza di primo grado che gli ha dato poi ragione. Infatti, il 12 luglio 2019 la sentenza della Corte di Assise ha riconosciuto che c’era effettivamente stato uno scambio di persona e  che ciò emergeva fin troppo chiaramente dalle carte processuali.

LA REQUISITORIA – Nella trascrizione della requisitoria pronunciata in aula il 17 giugno 2019 dal P.M. Calogero Ferrara nel corso del dibattimento, che vedeva, tra gli altri, imputato il cittadino straniero Medhamie Yedhego Mered, ovvero il trafficante di migranti più ricercato al mondo, si legge testualmente: “Un altro aspetto come avevo già anticipato all’inizio sono una serie di elementi addotti in sede dibattimentale da una serie di testi difensivi che a parere dell’ufficio del Pubblico Ministero sono proprio indicativi invece delle attività di inquinamento e favoreggiamento svolte a copertura dell’imputato con una serie di testi di assoluta se non scarsa credibilità. La prima è la teste sentita all’udienza del 22 gennaio 2018 Meron Estefanos (giornalista di fama internazionale, n.d.r.).  La Corte forse la ricorderà che si presenta come un’attivista dei diritti umani dei profughi eritrei, o presunta tale, e che invece sin dall’inizio è quella che avvia questa vera e propria campagna di stampa finalizzata a proteggere il trafficante spargendo invece una serie di fake news dal punto di vista dell’ufficio del Pubblico Ministero che venivano clamorosamente smentite durante la sua stessa deposizione testimoniale”.

Dato che tutti i giornali, italiani ed esteri, hanno ripreso  e sostenuto fortemente nel corso del processo le teorie sullo scambio di persona, formulate per primi dalla giornalista eritrea Meron Estefanos e dal Guardian con Lorenzo Tondo, le accuse del P.M. rivolte a lei ricadevano inevitabilmente su tutti gli organi di stampa, accusati non solo di aver prodotto disinformazione, ma addirittura di aver protetto l’imputato diffondendo fake news.

GLI ARTICOLI E I COMMENTI – Sulla base di queste affermazioni, quindi, lo stesso 17 giugno 2019 sull’edizione online dell’edizione di Palermo del quotidiano La Repubblica e il giorno dopo sulla edizione cartacea dello stesso giornale, Romina Marceca affermava che nel corso della requisitoria il dottor Ferrara aveva sferrato “un attacco pesante contro i giornalisti che hanno attuato una campagna di stampa per coprire il trafficante“. Il contenuto dell’articolo veniva ripreso da varie testate, anche online, e suscitava una nota di protesta dell’Ordine Regionale dei Giornalisti e dell’Associazione Siciliana della Stampa. Fu la stessa Romina Marceca a postare le stesse affermazioni sui social network. Lo stesso giorno della requisitoria il giornalista Lorenzo Tondo pubblicò sulla sua bacheca Facebook un post in cui asseriva testualmente: “il procuratore di Palermo Calogero Ferrara sostiene che la stampa impegnata sul caso Mered abbia messo in atto una campagna per coprire Il vero trafficante”,  “sferra un attacco inaccettabile contro la stampa” e riporta le critiche del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti al Dottor Ferrara.

IL PM – La difesa del Dottor Ferrara sostiene che le circostanze narrate dalla stampa siano false e che non trovino riscontro nell’intero iter processuale e in alcuna parte della requisitoria pronunciata dal Dottor Calogero Ferrara.

Lorenzo Tondo ha pubblicato per  primo, sul Guardian, articoli sullo scambio di persona, firmandoli insieme alla giornalista di origine eritrea Meron Estefanos che ha esposto in aula gli elementi a suffragio di quella tesi, confermata dalla stessa sentenza della Corte di Assise.

ASP

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