Libertà di stampa

Come il mio querelante è stato condannato per calunnia

Il racconto del giornalista Carlo Ceraso, direttore di TuttOggi di Spoleto, al convegno di Ossigeno “Chi fermerà le querele pretestuose contro i giornalisti?”

OSSIGENO 16 novembre 2023 – Un giornalista querelato e prosciolto mentre il querelante, un banchiere, è stato condannato per calunnia dopo essere stato incriminato dal pm per ciò che aveva scritto nella querela.

Carlo  Ceraso, è il querelato-protagonista-vittima di questo caso che mostra come sia possibile in Italia perseguire penalmente e condannare chi abusa della facoltà di querelare qualcuno formulando accuse della cui falsità è consapevole, come accade non di rado senza che chi ha agito in malafede sia chiamato a risponderne.

Carlo Ceraso è un giornalista pubblicista, un cronista coraggioso e scrupoloso, il direttore della testata online di Spoleto Tuttoggi.info. E’ abituato a maneggiare notizie ‘scomode’, sgradite a persone potenti, in questo caso scomode per un banchiere. Ricostruendo la vicenda dà qualche consiglio ai suoi colleghi. Ha raccontato il suo ruolo in questa vicenda giudiziaria (leggi) prendendo la parola al convegno di Ossigeno per l’Informazione “Chi fermerà le querele pretestuose contro i giornalisti?”, il 27 ottobre a Roma, alla Casa del Jazz.

UNDICI QUERELE – Tutto, ha detto Carlo Ceraso, ha avuto inizio con una querela per diffamazione a suo danno che si è conclusa in istruttoria con il suo pieno proscioglimento e la condanna del querelante per il reato di calunnia.

“La storia ha inizio – ha raccontato il giornalista-, quando io e il mio giornale cominciamo a raccontare le vicende di una banca di Spoleto che era sotto osservazione della  Banca d’Italia e poi fu commissariata”.

Per quelle notizie Carlo Ceraso ha subito varie intimidazioni, fra cui undici querele pretestuose, dalle quali è stato prosciolto in istruttoria, ogni volta con la proposta del pm condivisa dal Gip. Ha subito anche una causa civile con la richiesta di due milioni di euro di risarcimento, per il solo fatto che tre articoli di TuttOggi sulla banca erano citati nel libro di Mario Giordano “Pescecani” . In quel libro il nome di Carlo Ceraso compare soltanto nella bibliografia. Quei tre articoli erano già stati oggetto di querela. Anche questa causa si è risolta a favore del giornalista.

IL PROCESSO PER CALUNNIA – “Solo l’undicesima querela ha scatenato il processo per calunnia nei confronti del querelante. Io avevo scritto articoli sulla vicenda del “serbo d’oro”. Così fu definito dal Sole 24Ore. Si tratta di un finanziere serbo che si presentò alla Banca di Spoleto, accompagnato da un amministratore della banca, con un bond di 100 milioni di euro. Voleva depositarlo. In pochi minuti fu stabilito che era una patacca. Successivamente, mentre l’istituto di credito di Spoleto era  commissariato dalla Banca d’Italia, si presentò un gruppo denominato Nit, che in Italia fa capo a un personaggio poco attendibile, per depositare un assegno di 300 milioni di dollari americani emesso da una banca di Mosca. I commissari verificarono che dietro l’assegno non c’era una lira, neanche un rublo. Io riportai queste due notizie, che non furono smentite”.

A querelare Carlo Ceraso fu l’accompagnatore del “serbo d’oro”, tornato a fare il consigliere di amministrazione della banca.

“Voglio precisare – ha aggiunto Carlo Ceraso – che prima di pubblicare le mie inchieste giornalistiche, ogni volta che esse hanno rivestito una forte rilevanza penale e potevano avere grande impatto sull’interesse pubblico e sociale, ho sempre informato la procura delle prove di cui disponevo. Pubblicavo le notizie una decina di giorni dopo”.

Ed è stata la stessa Procura a incriminare per calunnia il querelante e a chiederne il rinvio a giudizio.

“Per quella undicesima querela ero stato di nuovo indagato per diffamazione e prosciolto. Sulla base della documentazione che io avevo prodotto, il pubblico ministero aprì contestualmente un fascicolo per calunnia contro il querelante. Quindi questo si può fare, e io aggiungo che si deve fare, perché l’obbligo di esercitare l’azione penale non può valere solo verso una parte.  Il mio calunniatore è stato giudicato colpevole in primo grado e ha fatto ricorso in appello. Intanto è stato condannato a 1 anno e 4 mesi e a risarcire me, Odg e il sindacato dei giornalisti che si sono costituiti come parti civili.”.

“Secondo me – ha concluso Carlo Ceraso – dovrebbe esistere il reato di stalking giudiziario. Con ben 11 querele e molto accanimento io sono stato perseguitato. Durante un interrogatorio ho messo a verbale che mi sentivo veramente minacciato”. ASP

(hanno collaborato Corinne Tesei e Laura Turriziani)

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