Diffamazione. Condannato il boss della camorra querelato dal giornalista Tallino
Multa più risarcimento – Lo Sportello Legale di Ossigeno ha dato al cronista un bonus per le spese legali che ha sostenuto
OSSIGENO 25 maggio 2025 – Il boss di Mondragone (CE) Augusto La Torre, querelato dal giornalista Giuseppe Tallino del quotidiano “Cronache di Caserta e Napoli” è stato condannato per diffamazione dal tribunale di Ivrea che ha ospitato il processo in quanto il querelato è detenuto in quella città per scontare le condanne che ha avuto per reati di camorra. La giudice monocratica del tribunale di Ivrea Antonella Pelliccia gli ha inflitto mille euro di multa, 3.000 euro di provvisionale in favore della Libra Editrice, nonché lo ha condannato a risarcire il danno (da quantificarsi in separata sede) al giornalista e a pagare 1.800 euro per le spese di costituzione della parte civile.
IL FATTO – In un’intervista pubblicata nel 2018, Augusto La Torre ha parlato di Giuseppe Tallino definendolo “pseudogiornalista” e “portavoce della Procura”, autore di articoli che a suo parere non dicevano la verità. Il giornalista ha avuto un bonus di Ossigeno per sostenere le spese legali (leggi) del processo per diffamazione.
IL BOSS – Augusto La Torre, capo dell’omonimo clan di Mondragone affiliato ai Casalesi, è in carcere da 28 anni perché condannato per decine di omicidi. Quando il giornalista ha protestato per le sue parole, ha rifiutato di chiudere la faccenda chiedendo scusa. Anzi, durante un’udienza del processo rincarò la dose definendo il cronista “pennivendolo”, e accusandolo di darsi da fare per farsi assegnare la scorta. Un mese fa, dopo la requisitoria del pm, ha reso dichiarazioni spontanee, affermando che non intendeva minacciare il giornalista, ma solo esercitare un diritto di critica.
IL PROCESSO – La sua tesi difensiva è stata smontata dagli avvocati Alessandra Bazzaro e Francesco Parente, difensori di Tallino, e dall’avvocato Gennaro Razzino, legale della testata ‘Cronache di Caserta’, anch’essa costituitasi parte civile nel processo. Quegli articoli, hanno spiegato i legali, “generarono la rabbia del mafioso” che, dal carcere, rilasciò una lunga intervista a un giornale web casertano, in cui se la prese non solo con Tallino, ma anche con l’allora pm della Direzione Antimafia di Napoli, Alessandro D’Alessio, e con Maria Antonietta Troncone, in quel momento Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.
I DIFENSORI- I legali di Giuseppe Tallino si sono associati alla richiesta di condanna dell’accusa e hanno depositato la documentazione giudiziaria a sostegno della fondatezza degli articoli scritti dal giornalista e relativi all’indagine della DDA di Napoli che, negli anni scorsi, aveva portato alla condanna di Antonio e Francesco Tiberio La Torre, fratello e figlio del boss, nella quale c’erano riferimenti allo stesso Augusto La Torre. LT
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