Leggi e sentenze

Diffamazione. Cosa propongono emendamenti dei senatori PD SI e M5S  

Riduzione delle multe. Fondo solidarietà per le spese legali. Improcedibilità per le cause manifestamente infondate. Estensione del segreto professionale

OSSIGENO 17 novembre 2023 – Alcuni dei 93 emendamenti al testo unificato del progetto di legge in materia di diffamazione a mezzo stampa predisposto dal senatore Alberto Balboni (FdI) leggi il testo, presentati il 10 novembre 2023 da senatori di Pd, Sinistra Italiana e Movimento Cinque Stelle, se fossero approvati, migliorerebbero sensibilmente il provvedimento in discussione all’esame della Commissione Giustizia del Senato.

Risolverebbero alcuni seri problemi che attanagliano da tempo la vita dei giornalisti italiani. Solo alcuni essi, altri resterebbero irrisolti. Alcuni emendamenti sono sostanzialmente innovativi.

FONDO PER SPESE LEGALI – Il senatore Walter Verini (Pd) e la senatrice Ilaria Cucchi (SI) propongono l’improcedibilità per manifesta infondatezza. Il sen. Verini propone che le multe siano proporzionate alla capacità reddituale dei condannati. Propone un fondo di solidarietà pubblico (con uno stanziamento pari a 20 milioni di euro per l’anno 2024) per coprire le spese legali di quei giornalisti a basso reddito processati e prosciolti che non dispongono dell’assistenza legale dell’editore, quando chi li ha denunciati non sia stato condannato al pagamento delle spese legali.

RETTIFICHE – Fra gli emendamenti utili di Pd e Sinistra Italiana (primi firmatari Andrea Martella e Ilaria Cucchi) si segnalano quelli che propongono modifiche all’obbligo di pubblicare le rettifiche senza commento, per rimodulare la norma prevista del disegno di legge in discussione ripristinando la possibilità di commentare. Altrettanto utili quegli emendamenti che riducono sensibilmente le sanzioni esorbitanti previste per chi rifiuta di pubblicare la rettifica.

PIU’ GIORNI PER RETTIFICARE – Altri emendamenti di questi senatori propongono di ridurre le sanzioni previste per portarle a livelli più ragionevoli: da 5.165-51.646 euro a 2.000-5.000 euro. Si segnala anche l’emendamento della senatrice Ada Lopreiato (M5S) che propone di prolungare da due a quattro giorni il termine entro cui pubblicare le rettifiche.

MULTE MENO ESOSE – I senatori di Pd, Sinistra ltaliana e Movimento Cinque Stelle (primi firmatari Andrea Martella, Ilaria Cucchi e Ada Lopreiato) propongono di ridurre le multe spaventose per i colpevoli di diffamazione, aumentate enormemente in quanto devono sostituire le pene detentive dichiarate incostituzionali dalla Consulta a giugno 2021: invece di 10.000-50.000 euro sarebbero di 3.000-8.000 euro”.

IMPROCEDIBILITA’ – Di grande rilevanza è la proposta del senatore Walter Verini e della senatrice Ilaria Cucchi di porre freno alle cosiddette querele bavaglio aggiungendo al testo della Legge sulla Stampa (n. 47/1948) un articolo 13-bis rubricato “Rimedi e sanzioni per iniziative giudiziarie infondate”. Si tratta di misure in linea con l’attesa direttiva europea anti-SLAPP. Prevedono l’improcedibilità per le querele e cause risarcitorie manifestamente infondate, misure che conferiscono al giudice civile e penale la facoltà di dichiararle tali e di chiedere al querelante o all’attore della causa il deposito di una cauzione pari alla metà del risarcimento chiesto, con un minimo di 20 mila euro, e di imporre a chi ha presentato una querela o causa improcedibile il versamento di indennizzi al querelato/citato in giudizio.

Questa è la formulazione testuale dell’emendamento di Verini e Cucchi:

  1. La querela per il reato di cui all’articolo 595 del codice penale, pur se aggravato, è improcedibile se manifestamente infondata, per avere a oggetto fatti veri e di pubblico interesse. 
  2. La domanda di risarcimento del danno per fatto illecito da condotta diffamatoria è inammissibile se manifestamente infondata, per avere a oggetto fatti veri e di pubblico interesse. 
  3. Nel procedimento penale, l’improcedibilità della querela è pronunziata dal giudice delle indagini preliminari a richiesta del pubblico ministero o dell’indagato o dell’imputato. Non si applicano gli articoli da 408 a 413 del codice di procedura penale. Nel processo civile, l’inammissibilità della domanda è pronunciata all’esito dell’udienza di cui all’articolo 183 del codice di procedura civile. 
  4. Se non ritiene di accogliere la domanda d’improcedibilità, il giudice dispone la prosecuzione del procedimento secondo le norme ordinarie. Egli può tuttavia imporre al querelante o all’attore il deposito di una cauzione d’importo non inferiore alla metà dell’importo richiesto a titolo risarcitorio e, comunque, non inferiore a euro 20 mila. 
  5. L’improcedibilità è dichiarata anche nei procedimenti di riconoscimento di sentenze straniere emanate in esito a procedimenti che sarebbero stati dichiarati improcedibili in Italia, sulla base delle disposizioni del presente articolo. 
  6. Nei casi in cui il giudice dichiari l’improcedibilità della querela o l’inammissibilità della domanda di risarcimento del danno, ai sensi dei commi 1, 2 e 5, condanna il querelante o l’attore a versare al querelato o al convenuto, a titolo di ristoro del danno subìto e di rimborso delle spese sostenute, una somma non inferiore a euro 5.000 e non superiore a euro 50.000. Il querelante è altresì punito con l’ammenda di euro da 100 a 1.000 da versare alla cassa delle ammende». 

FORO DI COMPETENZA – Un altro emendamento che propone un correttivo importante è quello proposto sia dal Pd che da Sinistra Italiana e M5S sulla competenza territoriale della diffamazione a mezzo stampa o mezzo internet, che il disegno di legge assegna al luogo di residenza della persona offesa. L’emendamento propone che il foro competente sia quello del luogo di registrazione della testata. Ciò risolverebbe il grave problema dei giornalisti e dei giornali querelati di doversi difendere dalle accuse di diffamazione in ogni parte di Italia, con costi esorbitanti e insostenibili, soprattutto per le piccole testate.

RIPARAZIONE EQUITATIVA – Ancora, i senatori Pd, SI e M5S propongono di risolvere un punto che rende poco applicabile o inefficace una norma di deterrenza già prevista dall’art. 96 del codice di procedura civile, che prevede, senza determinarne la misura, una riparazione monetaria in via equitativa nei casi in cui risulta la mala fede o la colpa grave di chi agisce in sede di giudizio civile per il risarcimento del danno. Si propone che il giudice civile, che ha già la facoltà di condannare l’attore per lite temeraria, imponendogli il pagamento di un risarcimento in favore del convenuto determinato in via equitativa, possa fissare riparazione in un importo fra il 30 e il 25% della domanda risarcitoria.

ABOLIZIONE DEL CARCERE – Un emendamento dei senatori M5S Cucchi, De Cristofaro, Aurora Floridia, Magni propone di riscrivere l’art. 595 eliminando tutte le pene detentive sopravvissute alla sentenza della Corte Costituzionale del 2021. Una misura opportuna per completare l’eliminazione delle pene carcerarie per i colpevoli di diffamazione che la Consulta ha potuto fare solo in parte.

SEGRETO PROFESSIONALE – Un altro emendamento di PD e M5S riguarda una correzione da tempo attesa per rendere effettivo il segreto professionale riconosciuto ai giornalisti dal codice penale, estendendolo ai pubblicisti ed eliminando una volta per tutte la possibilità che il giudice lo forzi obbligando il giornalista a rivelare l’identità della sua fonte.

FORMULE ASSOLUTORIE – Il Pd e il M5S propongono di modificare l’art. 427 del codice di procedura penale inserendo fra le formula assolutorie che consentono il ristoro delle spese di difesa sostenute dal giornalista processato la formula “il fatto non costituisce reato”, che riguarda in sede penale anche il caso di chi vede riconosciuta la non punibilità (scriminante) per aver esercitato il diritto di cronaca e di critica.

Queste sono secondo noi le novità più rilevanti, non mancano altri emendamenti altrettanto innovativi.

UN PRECEDENTE IMPORTANTE –  Che probabilità hanno di essere approvati questi emendamenti? Non ne hanno molte, considerati i solidi numeri della maggioranza. Ma sono importanti perché creano un precedente: è la prima volta che misure così efficaci sono proposte formalmente in Parlamento. Non è mai accaduto da quando, da decenni, il Parlamento discute disegni di legge per correggere le norme punitive sulla diffamazione introdotte negli anni trenta e quelle aggiunte nel 1948 con la legge sulla stampa. Tutti i progetti di riforma legislativa discussi e mai approvati erano ispirati dall’intento di mantenere i giornalisti sotto scacco. E’ avvenuto anche nella scorsa legislatura quando molti aspetti essenziali sono stati trascurati e, in sostituzione delle pene detentive, sono state proposte pecuniarie ancor più condizionanti. In questo senso gli emendamenti presentati il 10 novembre segnano una svolta, il riconoscimento da parte di alcune forze politiche del problema effettivo sotto esame e la formulazione di correttivi commisurati.

COSA MANCA ANCORA – E’ un passo avanti nella direzione giusta. Ma non c’è ancora la risposta dovuta per risolvere il problema complessivo dell’uso intimidatorio delle querele e delle liti temerarie, uso consentito e poco contrastato dalle leggi vigenti. Questo uso scorretto del sistema giudiziario produce ogni anno migliaia di querele pretestuose che imbavagliano i giornalisti, che impediscono ai lettori di conoscere importanti notizie e opinioni di interesse pubblico che avrebbero diritto di apprendere, come Ossigeno per l’Informazione ha dimostrato con migliaia di esempi concreti e pubblicando i dati ufficiali sull’andamento effettivo dei processi per diffamazione a mezzo stampa, dati secondo i quali ogni cento giornalisti querelati per diffamazione a mezzo stampa soltanto otto risultano colpevoli, per altro in gran parte per errori involontari.

OSTACOLO ALL’INFORMAZIONE – Due delle cose che mancano e sono rivelatrici della visione limitata del problema che ha ancora il Parlamento, sono proprio la distinzione fra diffamazione colposa e dolosa e la previsione di un reato specifico di “ostacolo all’informazione”, per perseguire chi consapevolmente mette in atto azioni fisiche, psicologiche o anche giudiziarie per ostacolare il diritto di informazione: un reato per la protezione penale di questo diritto. Ossigeno propone da dieci anni di introdurre questo reato. La riforma complessiva delle norme sulla diffamazione, sarebbe l”occasione propizia per fare spazio a questa norma che risolverebbe il problema degli atti di violenza intimidatoria commessi contro i giornalisti per metterli a tacere e scoraggiare il loro lavoro di ricerca della verità. La norma elaborata da Ossigeno recita, infatti: “Chiunque, per limitare o impedire la ricerca, la raccolta, la ricezione, l’elaborazione, il controllo, la pubblicazione o la diffusione di informazioni, opinioni o idee di interesse pubblico, utilizza violenza, minaccia o frode in danno di soggetti esercenti l’attività giornalistica, è punito con la reclusione da due a sei anni”. Questa formulazione del reato di “ostacolo all’attività giornalistica” nasce dall’iniziativa di un gruppo di lavoro istituito da Stampa Romana e Ossigeno, con il supporto e il confronto di illustri magistrati e costituzionalisti. Gli obiettivi prefissati nel corso dei lavori erano essenzialmente: (1) inasprimento delle pene e certezza della pena, (2) arresto – almeno facoltativo – in flagranza di reato, (3) applicabilità di misure cautelari, (4) giudizio direttissimo a seguito della convalida dell’arresto.

INADEMPIENZE – Altre misure utili sarebbero necessarie per superare le varie inadempienze che rendono inapplicate una serie di incisive norme di deterrenza già previste nei nostri codici e nella giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

PROPOSTE – Ossigeno ha sottoposto le sue proposte in modo motivato alla Commissione Giustizia del Senato che esamina l’attuale proposta di legge. Leggi il parere di Ossigeno.

(a questo testo hanno contribuito Andrea Di Pietro, Giuseppe Federico Mennella, Alberto Spampinato)

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