Editoriale

Giornalisti. Le minacce aumentano ma i giornali e la politica si occupano di altro

Un grande silenzio ha accolto l’allarme lanciato il 25 giugno dal Viminale con dati di fatto preoccupanti sul trend degli ultimi sei mesi

Sembra proprio che in Italia il coronavirus abbia rallentato tutto. Non è proprio così, anche se l’agenda politica e l’informazione ne parlano poco. Alcune attività illecite e criminali sono aumentate: quelle della mafia, come ha spiegato la Direzione Investigativa Antimafia, quelle intimidazioni e minacce ai giornalisti che Ossigeno osserva e studia da anni con continuità, per compito statutario, segnalando via via con dati di fatto che cosa c’è di nuovo e di antico.

Ebbene, ci tocca perciò sottolineare che fra gennaio e giugno del 2020 queste intimidazioni e minacce si sono verificate a ritmo raddoppiato rispetto ai due anni precedenti, durante i quali il trend era già preoccupante. Questa evoluzione del fenomeno  è stata certificata il 25 giugno 2020 dal Viminale.

Nessuno ha dato la dovuta visibilità a questa notizia, che ci sembra allarmante e dovrebbe far riflettere tutti. Pochi giornali e notiziari radiotelevisivi hanno riportato la notizia. Quasi nessuno ha messo in evidenza il raddoppio delle minacce. Nessuno ha commentato le preoccupate dichiarazione della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese (che sia pure in tono pacato, ha dato l’allarme, annunciando nuove iniziative delle prefetture) e del sottosegretario Matteo Mauri. Non lo hanno fatto neppure dopo che Ossigeno e l’Ordine dei Giornalisti, il 9 luglio 2020, hanno rilanciato la notizia sottolineandone la gravità e ricordando che ogni minaccia a un giornalista dice che qualcuno ha usato la violenza per nascondere informazioni importanti ai cittadini, ai lettori dei giornali e agli ascoltatori dei notiziari radiotelevisivi.

Di fronte a fatti gravi e a dati ufficiali che danno la misura di un allarmante peggioramento della situazione, la minimizzazione è ingiustificabile e incomprensibile. Dipende dall’argomento o da altro? Se il Viminale avesse detto che sono raddoppiati gli scippi o i furti negli appartamenti o gli sbarchi degli immigrati, i giornali avrebbero osservato lo stesso silenzio? Forse no.

Non c’è emergenza sanitaria né prudenza cautelare che possano giustificare il silenzio politico e mediatico che circonda queste informazioni sugli attacchi alla libertà di stampa, perché il silenzio indebolisce le vittime.

Ci auguriamo che i giornali riflettano su questa strana disparità di trattamento degli argomenti e cambino atteggiamento o almeno dicano, se è possibile, perché non informano i lettori con continuità sulle singole intimidazioni rivolte ai giornalisti (spesso ai loro stessi cronisti) e sull’intensificarsi del fenomeno.

Ci auguriamo che anche la politica inizi a prendere il problema in più seria considerazione.

ASP

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